COSTANTINI
. Famiglia di comici italiani. Il capostipite, Costantino, fu accolto, nel 1668, nella compagnia al servizio del duca di Mantova, nella quale tornò poi nel 1675, e vi recitò insieme alla Fiala (Flaminia) e all'Areliari (Vittoria). Girò i teatri italiani, provandosi nelle parti a viso scoperto e nelle mascherate, e la sua fama si consolidò in modo da farlo chiamare a Parigi alla Comedie-Italienne, dove esordì nel 1670 come primo Zanni sotto il nome di Gradellino. Un secondo soggiorno a Parigi, qualche anno più tardi, fu troncato da una intimazione di espulsione, per alcune ariette e canzonette satiriche contro la Francia. Ma nel 1696 lo troviamo nuovamente in Francia. - La moglie di lui, Domenica, riuscì pure attrice discreta come serva, sotto il nome di Corallina. Ridusse per le scene comiche il dramma per musica Il natale dei fiori di Andrea Salvadori e lo fece stampare nel 1669.
Angelo, nato a Verona verso il 1665, seguì il padre Costantino nelle peregrinazioni in Italia, facendosi conoscere come Arlecchino e acquistandosi tal nome da essere chiamato alla Comédie - Italienne a Parigi per recitare la maschera "a vicenda" con Domenico Biancolelli. Vi esordì verso il 1682. Ma poiché il Biancolelli gli lasciava ben poche parti, immaginò un nuovo tipo, Mezzettino (mezza misura), tra l'avventuriero e l'intrigante. Mezzettino comparve, recitando in francese, per la prima volta nell'Arlequin Prothéé nel 1683. Naturalmente il C. non abbandonò la recitazione italiana e ritrovò dopo pochi giorni le più festose accoglienze nel Conte Costantin, nel quale cantò una canzonetta diventata poi celebre, L'usignolo. Dopo la morte del Biancolelli, gli succedette; ma appena giunse dall'Italia ad assumere il ruolo il Gherardi, preferì tornare Mezzettino; e come tale continuò a recitare, festeggiatissimo dal pubblico, ritrattato dal Watteau, celebrato dal Lafontaine, finché le allusioni alla Maintenon, contenute nella Fausse prude, provocarono, d'ordine del re, la chiusura del teatro e il rimpatrio dei comici. Il C. raggiunse allora una compagnia italiana a Brunswick, e dopo poco tempo, guadagnatasi la fiducia del re di Polonia, Augusto I, elettore di Sassonia, ne ricevette l'incarico di formare una compagnia a servizio della corte per commedie e opere di musica italiane. Assurto anche a un titolo nobiliare e al grado di cameriere segreto e tesoriere, osò porre lo sguardo sulla favorita del re; ma scontò l'audacia con 20 anni di prigione nel castello di Königstein. Liberato, ritornò, dopo un breve soggiorno in Italia, a Parigi, alla Comédie-Italienne, dove riprese a recitare il 5 febbraio 1729. Le accoglienze furono festosissime. L'ultima recita fu Arlequin empereur dans la lune. Poi, in quello stesso anno, il C. lasciò le scene, e, rientrato a Verona, vi morì dopo pochi mesi (1730). Il figlio Gabriele, nato a Verona, fu uomo assai colto: riunì una compagnia di comici che il re di Napoli volle al proprio servizio. Dopo la morte del re Carlo, si recò a Palermo. Morì a Venezia nel 1757. Il Goldoni lo dice inventore delle "trasformazioni istantanee", che il padre Angelo aveva in realtà già iniziate.
Giovanni Battista, secondo figlio di Angelo, si fece notare sotto il nome di Cintio nella compagnia al servizio del duca di Modena. Alla Comédie-Italienne a Parigi esordì come Ottavio nella Follia di Ottavio. Bello, elegante, ballerino perfetto e ottimo musicista, riuniva tutte le qualità per trionfare al teatro. Ma il carattere violento e litigioso gli procurò molti nemici e molte noie. Rimpatriato dopo la chiusura della Comédie-Italienne, rese grandi servigi ai generali francesi nella campagna del 1701; e ne ebbe ricompensa, tornato a Parigi nel 1712, con la nomina a ispettore delle barriere. Morì a la Rochelle, nel 1720. La moglie, Teresa Corona Sabolini, nota col nome di Diana, recitò, fra l'altro, a Modena e Mantova. La figlia, Anna Elisabetta, sposò nel 1708 Virgilio Romagnosi detto Leandro. A Parigi comparve nel 1729, con successo, alla Comédie-Italienne, nella Femme Jalouse di Joly. Due mesi dopo si presentò sotto gli abiti di Mezzettino. Nel 1737 fu ammessa al godimento della parte intera. Nel 1746 abbandonò il teatro e nel 1754 morì, lasciando suo erede universale Carlino, il celebre Bertinazzi.
Antonio, figlio naturale di Giovanni Battista, nacque a Padova. In Italia recitò la parte di Arlecchino, con Imer e in altre compagnie. Nel 1739 esordì a Parigi nelle Furberies de Scapin, accanto al Bertinazzi, e la commedia a trasformazioni, le parti a salti e sgambetti gli procurarono trionfi. Il Goldoni dice che era "gran ballatore e giocava mirabilmente sopra la corda". Il C. si vuole abbia ispirato al Boursault Le Médecin volant. Morì a Dresda nel 1764.