COSTA
Famiglia di compositori napoletani attivi in Italia e in Inghilterra tra il XVIII e il XX secolo.
Capostipite della famiglia fu Pasquale, nato nella seconda metà del XVIII secolo probabilmente a Napoli, ove sicuramente compì gli studi musicali sotto la guida di L. Leo e si conquistò una buona reputazione artistica di cui restano scarse testimonianze dirette, così come lacunose e sommarie sono le notizie biografiche a noi pervenute. Sappiamo con sicurezza che sposò Rosa Tritto, figlia di Giacomo Tritto, altro illustre esponente della scuola napoletana, e dal matrimonio nacque Michele Andrea Agniello, destinato ad una luminosa carriera musicale, mentre da un secondo matrimonio nacquero gli altri due figli Angelo e Carlo, musicista anche quest'ultimo.
Autore prevalentemente di musica di genere sacro, si ricordano di lui varie composizioni conservate in manoscritto presso la biblioteca del conservatorio di S. Pietro a Majella: Dixit a quattro voci e più stromenti obbligati…, 5 apr. 1791 (partitura manoscritta autografa, Oc. 3.16); Dixit a quattro voci e più istromenti obligati in Do maggiore, 1793 (Oc. 3.13); Litanie a quattro voci con Violini..., 1804 (partitura autografa, Oc. 3.12); Litanie brevi a due Voci con Violini (22.1.7); Miserere a quattro voci, 1803 (partitura autografa, Oc. 3.12); Miserere a tre voci con accompagnamento di organo, 1839 (Oc. 3.12); Qui sedes e Litanie per voci e strumenti (X.850); Quodiam con Clarinetto obligato per voce di soprano con strumenti (Oc. 3.12); Salve Regina con tutti i strumenti obligati (partitura autografa, 32.1.3); Tantum Ergo (X.849);inoltre vari motetti a 4 voci (1787, 1795, 1796, 1799) e apiù voci nella raccolta Mottetti a 4 voci in Partitura con strumenti (Oc. 3-13 e ss. e X.840 e ss.)oltre a numerosi brani sempre religiosi in Pezzi di Musica religiosa per voci e strumenti (X.843 e 848).
Morì probabilmente a Napoli dopo il 1839.
Il figlio Michele Andrea Agniello (Michael Andrew Agnus), nato a Napoli il 4 febbr. 1808, fu allievo dapprima del padre che, intuite le sue precoci qualità musicali, lo avviò allo studio del clavicembalo; ammesso poi a frequentare il Real Collegio di musica, divenne allievo di G. Furno, quindi del nonno materno Giacomo Tritto per il contrappunto e di N. Zingarelli per la composizione: Dotato di una buona voce di tenore, gli vennero impartite lezioni di canto dal celebre evirato G. Crescentini. di cui divenne uno degli allievi prediletti. Il suo esordio come compositore ebbe inizio, secondo quanto affermato dal Florimo, nel 1824 con una messa a quattro voci con orchestra scritta in occasione della monacazione di Raffaella Amatucci. Nel 1826 esordi sulle scene con l'operina Il delitto punito, seguita l'anno seguente da. Il sospetto funesto, eseguita come la prima nel teatrino dei conservatorio, ove riscossero un buon successo. Nello stesso periodo compose la cantata L'immagine, un Dixit Dominus a quattro voci e vari pezzi strumentali. Fattosi ben presto apprezzare negli ambienti musicali della città, ancora studente venne invitato a comporre un'opera semiseria per il teatro Nuovo sopra Toledo: scrisse per l'occasione l'opera in tre atti Il carcere d'Ildegonda, su libretto di G. Gilardoni che, rappresentata con successo nel carnevale 1828, lo fece notare dall'impresario del teatro S. Carlo D. Barbaja, il quale gli commissionò l'opera seria in due atti Malvina (libretto di G. Schmidt), rappresentata nel gennaio 1829 al teatro S. Carlo con buon successo di pubblico.
Nell'autunno dello stesso anno lo Zingarelli, che aveva composto per il festival di Birmingham il salmo Super flumina Babylonis, una poderosa composizione per duecento coristi e grande orchestra, stabilì come condizione che a dirigerla fosse il suo allievo, il quale avrebbe potuto dar prova della sua abilità direttoriale in campo internazionale. Tuttavia il C., giunto in Inghilterra., poté esibirsi soltanto come cantante; è probabile comunque che questa circostanza non gli avesse impedito di mettersi in evidenza, poiché iniziò subito una brillante carriera che lo portò a stabilirsi a Londra. Le sue qualità direttoriali furono subito riconosciute ed egli venne ben presto disputato dalle più celebri istituzioni musicali londinesi. In questo periodo pubblicò vari pezzi da camera per lo più vocali (legati probabilmente anche alla sua iniziale attività di maestro di canto), tra cui il quartetto "Ecco quel fiero istante", composto per la corte inglese ed eseguito da G. Pasta, M. Malibran, G. B. Rubini e A. Tamburini - giustamente considerati i più grandi cantanti dell'epoca - non soltanto in Inghilterra, ma nei maggiori centri musicali d'Europa, tanto che rapidamente il suo nome cominciò a diffondersi negli ambienti musicali d'Oltremanica. Nel 1830 divenne "maestro al piano" al King's Theatre e si recò in tournée in varie città inglesi. Grande successo riscosse il suo balletto Kenilworth (Londra, King's Theatre, 1831) tanto che nel 1832 gli venne affidato dall'impresario Monck Mason la carica di "director of the music", alla quale nel 1833 si aggiunse quella di direttore d'orchestra; la chiarezza del suo gesto, l'intelligenza interpretativa e la disciplina introdotta nel famoso teatro londinese gli valsero presto unanimi consensi da parte della critica che vide in lui il modello ideale di direttore capace ed autoritario (nel 1840 H. F. Chorley cosi commentò la sua nomina a direttore stabile: "Since the day when. Signor Costa took up the baton its orchestra steadily improved under his discipline, intelligence, and resolution to be content with nothing short of the best"). Per il King's Theatre il C. compose i balletti: Une heure à Naples (1832), Sir Huon (1833, per Maria Taglioni), Alma ou La fille de feu (libretto di M. Deshayes, coreografie di F. Cerrito e J. Perrot, 23 giugno 1842) e l'opera Don Carlos (libretto di L. Tarantini, 20 giugno 1844) che ebbe esito mediocre.
Nel frattempo, desideroso di farsi conoscere sul continente, si era recato a Parigi e il 14 genn. 1837 aveva fatto rappresentare al Théâtre-Italien l'opera seria in tre atti Malek Adel su libretto di O. Pepoli.
L'opera, che ebbe interpreti d'eccezione quali Giulia Grisi, G. B. Rubini, N. Ivanov, A. Tamburini e L. Lablache, riscosse grandi consensi di pubblico come testimonia una lettera inviata da M. E. Carafa a C. Conti poco dopo la prima rappresentazione dell'opera: "... Mi brilla il cuore nel doverti annunziare il fortunatissimo esito della musica di Michelino... I requisiti che hanno accompagnato il felice esito sono stati: la bella e dotta musica (punto essenziale), la perfetta esecuzione dei cantanti (fortuna pei maestri), ed il pubblico giusto e conoscitore..." (Florimo, III, pp. 330 s.).
Il lavoro, ricco di belle pagine corali e di splendide arie che entusiasmarono il pubblico fino al delirio, contribuì a diffondere la fama del compositore italiano, il quale, tornato a Londra ed essendo morto nel frattempo l'impresario Laporte, cui subentrò M. Lumley, entrò in conflitto con questo per divergenze di carattere organizzativo. G. Persiani approfittò della situazione per creare un nuovo teatro italiano al Covent Garden e invitò il C. ad assumerne la direzione. Dimessosi dal Her Majesty's Theatre (come in quel periodo si chiamava il King's Theatre) nel 1846, il C. passò alla nuova istituzione, che assunse il nome di Royal Italian Opera e che, grazie al suo prestigio, raggiunse una posizione preminente tra le istituzioni musicali inglesi. Nello stesso anno 1846 accettò la direzione della Philharmonic Society, la cui orchestra, costituita da elementi accuratamente scelti dal C., ottenne risultati particolarmente significativi che rivelarono le qualità artistiche e organizzative del Costa.
Alle lodi del pubblico si unirono quelle della critica e in particolare il Davison così giudicò l'orchestra diretta dal C.: "In speaking of the orchestra of the Royal Italian Opera, we take off our critical hat, and make low obeisance... it is almost unnecessary to add that it will be the finest orchestra in the world, without making any exception whatever" (The New Grove Dictionary).
Nello stesso periodo il C., che aveva affiancato alla sua attività di direttore quella di compositore, assunse la direzione della Sacred Harmonic Society (1848-1882), per la quale curò l'esecuzione di numerosi oratori; diresse inoltre gli Haendel Festivals al Crystal Palace dal 1847 al 1880. La sua attività presso la Philharmonic Society durò fino al 1854: abbandonò il Covent Garden nel 1868 per divergenze sorte con l'impresario F. Gye; fece quindi ritorno al Her Majesty's Theatre nel 1871 e fino alla fusione di questo con il Covent Garden, avvenuta nel 1881, ne fu direttore musicale in collaborazione con l'impresario H. Mapleson. Contemporaneamente diresse vari festivals e istituzioni corali inglesi anche minori, tra cui quelle di Bradford (1853), Leeds (1874) e soprattutto Birmingham (1849-1882), per cui diresse anche la maggior parte delle sue produzioni sinfonico-corali, tra cui gli oratori Eli (testo di W. Bartholomew, 1855) e Naaman (testo di W. Bartholomew, 1864), che riscossero grandi consensi di pubblico e di critica. La Gazzetta musicale di Napoli del 22 sett. 1855 sottolineò il successo riportato dal primo oratorio che. eseguito nello stesso luogo ove nove anni prima era stato presentato l'Eliah di F. Mendelssohn, alla presenza di circa 1.800 persone e con la partecipazione del mondo artistico e rappresentanti dell'aristocrazia londinese, fu sicuramente il trionfo più clamoroso del C. sul suolo inglese e decretò la sua supremazia anche in un genere come l'oratorio, particolarmente caro al pubblico britannico e in cui fino ad allora erano riconosciuti unici e insuperabili esponenti Haendel, Haydn e Mendelssohn.
Nel 1858 compose poi la cantata The Dream per le nozze della principessa reale d'Inghilterra Vittoria con il principe reale Federico di Prussia (il futuro Federico III di Germania) e nel 1863 per il matrimonio del principe di Galles Edoardo con la princivessa Alessandra di Danimarca scrisse la cantata Ethelberga.
Maestro di canto della regina Vittoria e del principe consorte Alberto e di altri membri della famiglia reale, il C. fu ottimo accompagnatore al pianoforte e dopo aver assunto la cittadinanza inglese, per i numerosi servigi resi alla corte, fu creato cavaliere del Regno Unito (1869) e poté fregiarsi del titolo di sir. Numerose altre onorificenze gli vennero conferite nel corso della sua attività artistica anche da monarchi stranieri; tra l'altro nel 1867 in occasione d'una serata di gala al Covent Garden in onore del sultano Abd-el-Aziz compose un inno in sua lode per il quale gli venne conferito l'ordine del Medjidié e l'anno seguente, recatosi a Stoccarda per eseguirvi il suo oratorio Eli alla presenza della corte, fu insignito da Carlo re di Würtemberg dell'Ordine reale di Federico; nel 1869 fu a Berlino su invito della corte prussiana e un altro suo inno composto per l'occasione gli valse il conferimento dell'Ordine dell'Aquila rossa di terzo grado da parte di Guglielmo I.
Personaggio singolare sotto vari aspetti, il C. rivelò particolari doti organizzative ed emerse soprattutto per il suo talento direttoriale più che per quello di compositore, in cui tuttavia, limitatamente al genere a lui più congeniale quale l'oratoria, diede prova di una certa originalità di scrittura e di un innegabile vigore espressivo.
Variamente giudicato dai contemporanei, la sua opera più fortunata, Malei Adel, fu considerata dal Chorley non più che "un lavoro perfettamente coscienzioso" (Enc. dello Spett., col. 1557);anche Rossini, generalmente ben disposto verso i compositori contemporanei, non poté esimersi dal fare delle riserve sulle sue qualità creative: "Ce bon Costa m'a envoyé une partition d'oratorio et un bon fromage de Stilton. Le fromage était très bon" (lettera del 1856 citata dal Davison).
Emerse tra i direttori d'orchestra del suo tempo per le sue qualità interpretative in cui si rifletteva il rigore della sua severa preparazione musicale e fu sempre riconosciuto il suo senso della disciplina che contribuì a diffondere la fama delle orchestre da lui dirette, sempre ammirate per l'indiscussa professionalità. Indimenticabili rimasero i concerti da lui diretti in vari festivals al Crystal Palace, in cui eseguì numerosi oratori di Haendel a capo di poderosi complessi sinfonico-corali, così come significativa fu l'opera da lui svolta alla direzione dell'orchestra del Her Majesty's Theatre da lui assunta con mansioni di compositore e d'impresario a partire dal 1871. Ammirato da Bellini, di cui diresse IPuritani a Londra, Mendelssohn, Meyerbeer e Verdi, fu il primo direttore italiano a portare in Inghilterra una concezione direttoriale più rigorosa che, ridimensionando la disciplina e la professionalità degli orchestrali e dei cantanti, influì positivamente sull'andamento dell'intero spettacolo. La sua forte personalità si manifestò in varie prese di posizione assunte nel corso della sua lunga attività direttoriale: vietate le assenze degli orchestrali alle prove, pretese sempre gli elementi migliori e sia alla Philharmonic Society sia in teatro eccelse per l'equilibrio, la nitidezza e la sicurezza con cui seppe affrontare autori classici e romantici anche in presenza di poderose masse orchestrali.
Abbastanza versatile, sebbene non sempre sensibile agli slanci appassionati del repertorio romantico. di cui offrì comunque esecuzioni ammirevoli per brillante sonorità, nitida concertazione e senso della misura, nonostante la tendenza a stringere i tempi nel repertorio sinfonico, discutibile caratteristica del suo stile più volte stigmatizzata anche dai suoi ammiratori, tra cui J. Moscheles, fu dotato di una tecnica superiore a quella di molti suoi contemporanei ma non ne abusò mai e rifuggì sempre da effetti esteriormente grandiosi e plateali. Gli fu rimproverata tuttavia da vari compositori, tra cui Berlioz, la tendenza - peraltro allora assai diffusa - ad apportare modifiche nell'orchestrazione delle musiche da lui dirette poiché gli mancò il rigore filologico che guidò gran parte dei direttori delle generazioni successive alla sua.
Morì a Hove (Sussex) il 29 apr. 1884.
Tra le composizioni del C., oltre a quelle citate, il Florimo ricorda (tutte conservate presso la Biblioteca dei conservatorio di Napoli, non schedate): Messa a 4 voci e grande orchestra in la minore; Antifona battesimale per soprano, contralto e coro con organo;Offertorio Date sonitum per basso e coro con organo; notturno a 4 voci con pianoforte "Notte che attristi e piaci"; terzetto a canone con pianoforte "Vanne a colei che adoro"; terzetto a canone con pianoforte "Non è la vaga rosa"; notturno a due voci "Pur nel sonno"; "Dall'asilo della pace", aria composta per G. Grisi per l'Assedio di Corinto di Rossini; "Dolce calma, oh Dio", aria composta per A. Tamburini per l'Agnese di F. Päer; infine tre sinfonie a grande orchestra e altri pezzi vocali con accompagnamente di pianoforte.
Buon musicista, dedito soprattutto all'attività didattica, fu il fratello Carlo, nato a Napoli nel 1826. Allievo di S. Mercadante, fu per vari anni insegnante di armonia e contrappunto nel conservatorio di S. Pietro a Majélla ed ebbe numerosi allievi, divenuti poi famosi, come Giuseppe Martucci, Francesco Paolo Tosti, Luigi Caracciolo e il nipote Pasquale Mario, che contribuirono in maniera considerevole alla diffusione della musica vocale comeristica italiana negli ambienti musicali europei. Morì a Napoli nel 1898.
Fonti e Bibl.: Notizie in Allgem. musikal. Zeitung, XXXI(1829), p. 566; XLI (1839), p. 314; XLVI (1844), p. 510; XLIX (1847), pp. 166, 359, 613; L (1848), pp. 239, 256, 552 (per Michele); Gazz. musicale di Napoli, 22 sett. 1855 (per Michele); J. E. Cox, Musical Recollections of the last Half-Century, London 1872, I, pp. 175 ss.; II, pp. 61 ss., 160 s., 173, 364 ss. (per Michele); F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, II, Napoli 1882, p. 148 (per Carlo), 14, 67, 70, 243, 414, 43 (per Michele); III, ibid. 1882, pp. 329 (per Pasquale), 121, 148, 299, 329-333, 358, 368, 414, 477, 503; IV, ibid. 1881, p. 526 (per Michele); H. Davison, From Mendelssohn to Wagner, London 1912, p. 109; Assoc. dei musicologi italiani, Catal. delle opere musicali. Città di Napoli - Bibl. del conservatorio di S. Pietro a Majella, Parma 1934, pp. 82 s. (per Pasquale); N. T. Portacci, Michele C., Taranto 1934; [G.B. Shaw], London Music in 1888-89 as heard by Corno di Bassetto (Later known as Bernard Shaw) with some further autobiographical Particulars, London 1937, pp. 39 s., 51, 184, 207, 281, 311, 341, 400 (per Michele); A. Della Corte, L'interpretazione musicale e gli interpreti, Torino 1951, pp. 137 ss. (per Michele); E. Walker, A History of Music in England, Oxford 1952, pp. 294 s. (per Michele); U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, pp. 278 s. (per Michele); F. Walker, Rossiniana in the Piancastelli Collection, II, Correspondence with Costa, in The Monthly Musical Record, XC(1960), p. 203 (per Michele); H. Berlioz, Mémoires, II, Paris 1969, pp. 313 ss. (per Michele); F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, pp. 370 s. e Suppl., I, pp. 205 s. (per Michele); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 379 s. (per Carlo e Michele) e Suppl., p. 220 (per Michele); Die Musik in Gesch. und Gegenwart, II, coll. 1701 s. (per Carlo e Michele); Encicl. dello Spett., III, coll. 1556 s. (per Michele con bibl.); J. S. Sainsbury, A Dict. of Musicians from theearliest times, I, New York 1966, pp. 177 ss. (per Michele); Encicl. della Musica Rizzoli Ricordi, II, p. 203 (per la famiglia); The NewGrove Dict. of Music and Musicians, V, pp. 819 ss. (per Michele).