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COSTA RICA

di Giandomenico Patrizi, Carlo Amadei, Luisa Pranzetti, Angela Prudenzi - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)
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COSTA RICA

Giandomenico Patrizi
Carlo Amadei
Luisa Pranzetti
Angela Prudenzi

(XI, p. 639; App. I, p. 482; II, I, p. 707; III, I, p. 447; IV, I, p. 540)

L'accrescimento demografico prosegue, sia pure con ritmo meno veloce. Tra i due ultimi censimenti (1973 e 1984) la popolazione è passata da 1.871.780 unità a 2.416.809, con un aumento medio annuo del 2,6%; aumento che non tende a rallentare perché, a fronte di un tasso di natalità ancora molto elevato (28,9ı nel 1987), quello di mortalità è sceso al 3,8ı, uno dei valori più bassi del mondo.

A una stima del 1988 la popolazione è risultata pari a 2.816.400 ab. con una densità media di 55 ab. per km2; la ripartizione della popolazione è irregolare a causa della forte attrazione esercitata dalla capitale e dalla sua provincia. La città di San José nel 1988 contava 278.561 ab., ma il complesso dell'agglomerazione ha superato i 600.000, ospitando perciò oltre un quarto della popolazione totale del paese e poco meno della metà della popolazione urbana complessiva.

L'attrazione di San José e anche quella, peraltro assai minore, di altri centri urbani stanno trasformando la C.R. in un paese diverso, meno rurale. Sebbene l'agricoltura continui a fornire una discreta aliquota del prodotto nazionale lordo e a essere la sola produttrice di merci da esportare, essa occupa sempre meno manodopera (il 26% della popolazione attiva nel 1986) e vede ridursi la superficie utilizzata, che ormai copre poco più del 10% di quella territoriale. La coltura del caffè − di cui nel 1987 sono stati prodotti 1.450.000 q − mantiene il suo primato, sia per superficie coltivata, sia per contributo all'esportazione; una lieve flessione si avverte nell'altra coltura principale, quella del banano (1.050.000 q di banane nel 1988); in più netto regresso risultano quelle del cacao e della canna da zucchero. Un ulteriore discreto aumento si è verificato nel patrimonio bovino, salito, nel 1988, a 2,2 milioni di capi.

L'attività mineraria è sempre irrilevante, non essendo stati attuati i progetti di sfruttamento della bauxite. Notevolissimo, invece, è stato il progresso nel settore energetico: la potenza installata (quintuplicata nell'ultimo trentennio) si è più che raddoppiata tra il 1973 e il 1987, anno in cui ammontava a 914.000 kW, per oltre tre quarti di origine idrica. Piuttosto modesto è stato l'incremento dell'industria di trasformazione, fondata su numerose piccole imprese (alimentari, chimiche, tabacco) e su pochi stabilimenti metalmeccanici di maggiori dimensioni.

Le importazioni (petrolio, manufatti) sono costantemente superiori alle esportazioni (prodotti agricoli, tra i quali nettamente prevalenti caffè e banane); ma il saldo passivo della bilancia commerciale è modesto e tende a essere compensato dagli introiti del turismo (261.000 arrivi nel 1986). Gli Stati Uniti sono di gran lunga il partner più importante, assorbendo quasi il 40% sia delle importazioni sia delle esportazioni; l'interscambio è attivo anche con altri paesi latino-americani (soprattutto Messico e Venezuela come esportatori, Guatemala come importatore), con la Germania (soprattutto ex federale) e, limitatamente alle importazioni, con il Giappone.

Storia. - Le elezioni del febbraio 1978 furono vinte dai conservatori che, per la prima volta dal 1953, ottennero, oltre alla presidenza della Repubblica, anche la maggioranza parlamentare. La nuova amministrazione, guidata da R. Carazo Odio, dovette far fronte a un netto peggioramento della situazione economica, in seguito allo shock petrolifero del 1980 e alla successiva recessione internazionale, accompagnato da una crescita delle agitazioni sociali. Contemporaneamente, l'acutizzazione della crisi centro-americana e in particolare le vicende del Nicaragua non mancavano di avere ripercussioni sulla C.R., che si trovò coinvolta sia nell'ultima fase (1978-79) della lotta contro A. Somoza, alla quale San José diede il proprio appoggio politico, sia, dal 1982, nelle operazioni condotte dalla guerriglia antisandinista a partire dal territorio costaricano. Tali problemi erano destinati a perdurare anche dopo la sconfitta dei conservatori nelle elezioni del febbraio 1982 e il ritorno del Partido de Liberación Nacional (PLN) al governo con il presidente L.A. Monge Alvarez.

Sul piano economico, il peggioramento delle ragioni di scambio con l'estero e l'ascesa dei tassi d'interesse internazionali rendevano assai gravoso il servizio del debito estero (tra i più alti in America Latina, in termini pro capite), mentre le restrizioni dei consumi interni e della spesa pubblica richieste dai creditori stranieri acuivano le tensioni sociali. Per quanto riguarda la crisi regionale, il mantenimento della posizione di ''neutralità'' assunta ufficialmente dalla C.R. era reso difficile dalle sue condizioni di dipendenza economica dagli Stati Uniti, aggravate dalla crisi finanziaria, e dalle pressioni di questi ultimi per un deciso schieramento di San José nel campo antisandinista. Di fatto, la presenza di basi della guerriglia presso la frontiera col Nicaragua e gli inevitabili incidenti che ne seguivano provocarono un serio deterioramento dei rapporti tra i due stati.

Solo dopo le elezioni del febbraio 1986, ancora vinte dal PLN, e l'avvento alla presidenza di O. Arias Sánchez, si ponevano le premesse per l'avvio di una graduale distensione. Il tentativo di rilanciare il processo di pace nella regione, sulla base di un progetto formulato dallo stesso Arias nel febbraio 1987, otteneva un primo risultato con gli accordi di Esquipulas (Città del Guatemala) dell'agosto 1987, fra i presidenti dei cinque stati centroamericani coinvolti nella crisi (Guatemala, Honduras, Salvador, Nicaragua, C.R.); in seguito a tali accordi Arias riceveva il Nobel per la pace per il 1987. Nel 1987-88 la C.R. espelleva le forze antisandiniste e nel 1990, con l'avvento della presidenza di V. Chamorro e la fine della guerra civile in Nicaragua, si giungeva a una piena normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.

Sul piano economico, nonostante alcuni segnali di ripresa alla fine degli anni Ottanta (ma il prodotto nazionale lordo pro capite nel 1989 era ancora inferiore a quello del 1979), la situazione rimaneva difficile, soprattutto a causa dell'ingente debito estero, il cui servizio continuava ad assorbire una quota rilevante del valore delle esportazioni (ulteriori problemi erano creati dopo il luglio 1989 dal crollo del prezzo internazionale del caffè, la principale esportazione del paese). Nel 1988-89 la politica di aggiustamento strutturale condotta dal governo su richiesta del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale provocava un'ondata di agitazioni sociali, mentre il coinvolgimento di esponenti del PLN, tra i quali l'ex presidente D. Oduber Quirós, in episodi corruzione connessi con il traffico di droga logorava ulteriormente i consensi per questo partito.

Le elezioni del febbraio 1990 hanno visto la vittoria dell'opposizione conservatrice, riunitasi dal 1983 nel Partido Unidad Social Cristiana (PUSC), che ha ottenuto la maggioranza parlamentare e la presidenza della repubblica. Il nuovo presidente, R. A. Calderón Fournier, insediatosi nel maggio 1990, ha proseguito la politica di austerità e rafforzato i legami con gli Stati Uniti.

Bibl.: C. D. Ameringer, Democracy in Costa Rica, New York 1982; L. Bird, Costa Rica: the unarmed democracy, Londra 1984; J. A. Peeler, Latin American democracies: Colombia, Costa Rica, Venezuela, Chapel Hill 1985. Per ulteriori indicazioni, v. America, bibl.: America centrale e Caribi, in questa Appendice.

Letteratura. - Il rinnovamento poetico iniziato da A. Cardona Peña (n. 1917) e I. F. Azofeifa (n. 1912), che pubblicano le loro prime opere rispettivamente tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta, e che aveva acquistato ulteriori toni nuovi con i poeti M. Picado (n. 1928), C. R. Duverrán (n. 1935) e J. Charpentier (n. 1933), su una linea di esperienza avanguardista, si condensa e supera la vecchia tradizione poetica attraverso la soluzione di un conflitto che separava la poesia intesa come artificio verbale e conquista del linguaggio da quella considerata come espressione della realtà storica contingente. Nella seconda metà degli anni Sessanta, l'attività letteraria dei poeti del C.R. è dominata dalla preoccupazione di conservare il valore analogico della poesia nonché la sua carica simbolica, senza per questo venir meno alla fedeltà della rappresentazione realistica. La poetica di questa generazione si caratterizza inoltre per l'ansia costante verso il raggiungimento di un'espressione efficace e chiara, indispensabile per far uscire la poesia dalla cerchia ristretta di una élite privilegiata.

In questo senso può essere intesa la scrittura di J. Debravo (n. 1938, morto tragicamente nel 1967), autore dei poemi Canciones cotidianas pubblicati nell'anno della sua morte. La sua feconda opera è raccolta in nove libri pubblicati in vita e tredici inediti, tra i quali sono stati finora dati alle stampe postumi Los despiertos (1972), Antología Mayor (1974) e Vórtices (1975). Altri esponenti della stessa generazione sono A. Chase (n. 1945) e L. Albán (n. 1942), che cercano di promuovere nel lettore una nuova idea di poesia. Albán, insieme a Debravo e ad altri poeti, fonda il Círculo de Escritores Costarricenses, promotore del Movimiento Trascendentalista con la pubblicazione di un manifesto poetico (1974) che può essere considerato il punto di partenza per autori quali R. Bonilla (n. 1951) e C. F. Monge (n. 1951).

Al fermento poetico non corrisponde, con eguale intensità, la produzione narrativa che aveva visto la sua massima fioritura negli anni Cinquanta. Tuttavia non si può prescindere da alcune figure isolate di scrittori − appartenenti alla generazione di quegli anni − come C. Naranjo (n. 1931), che dopo una prima esperienza che include sia la denuncia sia la delusione di fronte a una realtà storico-politica segnata dalla corruzione (Los perros no ladraron, 1966), raggiunge la piena maturità con il romanzo Diario de una multitud (1976), in cui gli aspetti formali e tematici si staccano completamente dalla precedente tradizione testimoniale.

Altri nomi di un certo rilievo sono: S. Rowinski (n. 1932), il cui ultimo romanzo, Ceremonia de castas (1976), riproduce efficacemente la noia e le contraddizioni del mondo provinciale; Q. Duncan (n. 1940), con i racconti Bronce, una canción en la madrugada (1970), La rebelión pocomia y otros relatos (1976) e i romanzi Los cuatro espejos (1973) e La paz del pueblo (1978); G.C. Hurtado (n. 1949), autore fra l'altro di Irazú (1972), Los parques (1976) e Así en la vida como en la muerte (1976).

Come in gran parte dei paesi latinoamericani, il carattere spesso nazionale del teatro costaricano non ha consentito ad autori come A. Cañas (n. 1920) di guadagnarsi la fama che avrebbe meritato. Insieme a Cañas possono annoverarsi i nomi dei drammaturghi D. Gallegos, S. Rowinski e A. Iglesias.

Bibl.: C. Morales, El teatro en Costa Rica, in Escena. Informativo teatral, 5 (1981); C. F. Monge, La imagen separada. Modelos ideológicos de la poesía costarricense 1950-1980, San José 1984; Id., La escritura: pasión de la historia, in Revista iberoamericana, 138-139 (1987).

Cinema. - L'industria cinematografica ha avuto in C. R. uno sviluppo tardivo: basti pensare che soltanto nel 1973 è stato istituito il primo organismo per la promozione del cinema nel paese. Al ministero della Cultura e al Dipartimento cinema si devono la maggior parte dei documentari girati nei primi anni Settanta, che hanno per oggetto la realtà sociale del C. R. e le tradizioni delle minoranze etniche. Dal 1978 opera un'altra importante istituzione voluta dal governo, il Centro Costarricense de producción cinematográfica, comprendente anche la Cinemateca National. Il Centro gode completa autonomia decisionale e non è quindi soggetto ad alcuna censura o interferenza politica. Lo scopo di tale apertura è duplice: incentivare al massimo la produzione di lungometraggi e documentari e attirare quei capitali privati che potrebbero essere scoraggiati dalla censura. Già in molte università del paese è apparsa come materia di insegnamento la storia del cinema.

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