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COSTA RICA

di Giandomenico Patrizi, Renato Piccinini, Ruggero Jacobbi - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)
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COSTA RICA (XI, p. 639; App. I, p. 482; II, 1, p. 707; III, 1, p. 447)

Giandomenico Patrizi
Renato Piccinini
Ruggero Jacobbi

Tra i censimenti 1963 e 1973 la popolazione è salita da 1.336.274 ab. a 1.871.780, denunciando un incremento medio annuo del 4%, uno dei maggiori dell'America latina e del mondo. Nel 1975, secondo una stima, gli abitanti erano 1.994.000 e la densità media risultava di 39 ab. per km2, ma tale valore è poco significativo ove si pensi che la provincia di San José ha densità 128 (e il bacino di San José oltre 400), mentre nelle altre circoscrizioni le cifre oscillano tra 81 e 10. La densità della provincia di San José si mantiene elevata perché, se da un lato si verifica un efflusso demografico dovuto alla colonizzazione agricola delle basse terre occidentali e orientali, dall'altro si assiste alla forte crescita della capitale, che nel 1971 raggiungeva 211.176 ab. nella città e 395.401 nell'area metropolitana, accentuando vieppiù il suo tradizionale predominio nella rete urbana dello stato.

La C. R. resta un paese essenzialmente rurale: la popolazione agricola è il 45% di quella attiva e l'economia rurale fornisce oltre un quinto del prodotto nazionale lordo e la quasi totalità delle esportazioni. Nel 1973 la produzione di caffè è stata di 900.000 q; le colture del banano e della canna, nell'ultimo quindicennio in costante aumento, nel 1973 hanno fornito 13 milioni di q di banane e 1,9 milioni di q di zucchero; invece, quella del cacao è in regresso e quelle dell'ananas e dell'abaca hanno perduto molta della loro importanza. Tra i prodotti destinati al consumo interno prevalgono sempre riso e mais, ma hanno assunto rilevanza anche cotone e tabacco.

Il patrimonio bovino si è raddoppiato nell'ultimo quindicennio (1,7 milioni di capi nel 1973) e concorre sempre più all'esportazione.

L'attività estrattiva permane modesta, nonostante la scoperta di ematite (Santa Cruz), di zolfo (San Carlos) e di bauxite (San Isidro); di quest'ultima, però, è prevista una prossima utilizzazione.

Nel 1973 la potenza installata era di 361.000 kW e l'energia prodotta di 1346 milioni di kWh.

L'attività manifatturiera dà circa un quinto del prodotto nazionale lordo ed è ancora in gran parte costituita da piccole fabbriche, per lo più alimentari, concentrate nell'area metropolitana di San José. Il primo grosso stabilimento è sorto nel 1963 a Puntarenas per la fabbricazione di fertilizzanti; a Limón opera una raffineria di petrolio.

La bilancia commerciale è passiva. Si esportano soprattutto banane (in partenza dai porti pacifici di Golfito e Queipos e da quello atlantico di Limón) e caffè (dal porto di Limón e da quello pacifico di Puntarenas). L'interscambio avviene soprattutto con gli Stati Uniti; seguono i vicini paesi centroamericani e la Rep. Fed. di Germania, sia come fornitori sia come clienti, e il Giappone, solo come fornitore.

Il numero dei turisti, in forte aumento, nel 1974 ha raggiunto le 280.000 unità.

I porti principali sono quelli citati per l'esportazione. L'aeroporto di Juan Santamaría-San José ha funzioni internazionali. Le ferrovie si estendono per 800 km; le strade per 4000 km, di cui 660 spettano alla "Panamericana".

Bibl.: G. Sandner, Agrarkolonisation in Costa Rica, Kiel 1961; F. D. Parker, The Central American Republics, Londra 1964; G. Lasserre, Les Amériques du Centre, Parigi 1974.

Storia. - Il mandato di M. Echandi (1958-1962) fece rimpiangere il brillante periodo di J. Figueres. Il parlamento disapprovò sistematicamente i suoi tentativi d'incrementare l'iniziativa privata e di ridurre l'intervento dello stato negli affari e nelle opere pubbliche; l'economia subì una battuta d'arresto aggravata dal crollo dei prezzi del caffè e delle banane nel mercato internazionale. Non fu pertanto difficile al partito di Figueres ritornare alla vittoria nelle elezioni del febbraio 1962 con la candidatura di F. Orlich, che sconfisse l'ex presidente R. A. Calderón, appoggiato da una coalizione di sinistra. Orlich (1962-1966) riprese in pieno il programma di Figueres dedicando attenzione ancor maggiore ai problemi sociali. Si verificarono in quegli anni le catastrofiche eruzioni del vulcano Irazú, che nel 1963, 1964 e 1965, causarono un elevato numero di morti, oltre a ingenti danni all'agricoltura e all'allevamento. Il problema della distribuzione delle terre incolte, meno acuto nella C. R. che in altri paesi latino-americani, fu affrontato nel 1962 dall'Instituto de Tierras y Colonización (ITCO), che fino al 1968 espropriò circa 70 mila ettari di terre beneficiando 3784 famiglie.

Le elezioni del febbraio 1966 registrarono la sconfitta del partito di Figueres (PLN); la vittoria, con un numero esiguo di voti, andò al conservatore J. J. Trejos, i cui sostenitori accusarono gli avversari, durante la campagna elettorale, di filo-comunismo e castrismo. Trejos, non potendo contare su una maggioranza parlamentare detenuta dal PLN, governò fra molte difficoltà. Tuttavia il nuovo governo non si allontanò molto dalla linea politica del governo precedente. Nel febbraio 1970 tornò alla presidenza J. Figueres (vittorioso contro M. Echandi del partito "Unificazione nazionale"), a dimostrare ancora una volta la prassi democratica della C. R., affidata a una serie di elezioni pacifiche nel pieno rispetto della legalità costituzionale. Il suo mandato risultò meno brillante rispetto a quello del 1953 e il suo partito, di chiaro orientamento progressista, parve questa volta privo di slancio. Fece scalpore lo stabilimento di rapporti diplomatici con l'URSS e con i paesi dell'Europa orientale. Tuttavia Figueres è rimasto sostanzialmente legato a Washington e, sebbene accusato di filocomunismo, ha potuto dimostrare che la sua apertura verso i paesi del blocco sovietico è servita a creare nuovi sbocchi e nuovi mercati per i prodotti nazionali.

Le elezioni del 3 febbraio 1974 hanno registrato la vittoria di D. Oduber, secondo leader del partito di Figueres. La conferma al potere del PNL ha rappresentato una rottura nelle consuetudini elettorali della C. R., avviata a perdere quelle caratteristiche di avvicendamento democratico che la distinguevano dalle altre repubbliche dell'America centrale. Alle predette elezioni hanno partecipato per la prima volta i giovani di diciotto anni. Una violenta dimostrazione studentesca contro gli SUA si è svolta nel mese di aprile in seguito alla concessione di un contratto a una società statunitense per lo sfruttamento della bauxite.

Bibl.: F. D. Parker, The Central American Republics, Londra 1964; C. M. Castillo, Growth and integration in Central America, New York 1966; J. F. Mc Camant, Development assistence in Central America, ivi 1972; D. H. Mc Clelland, The Central American common market, Londra 1972.

Letteratura. - L'ultimo venticinquennio ha segnato in C. R. l'apparizione di una lirica decisamente nuova, lontana dalle suggestioni simbolistiche del modernismo: la lezione dei surrealisti francesi, degl'imagisti inglesi, degli ermetici italiani e soprattutto della poesia spagnola contemporanea, ha agito da deterrente nei riguardi delle vecchie regole accademiche e del formalismo estetizzante. Naturalmente i poeti più importanti sono quelli che non si limitano a riecheggiare motivi cosmopoliti, ma che innestano queste esperienze su un fondo nativo, su un'esperienza personale e nazionale dai contorni ben definiti. Va citato in primo luogo S. J. Canossa, nato nel 1922, con le sue delicate e appassionate poesie d'amore (Balada del amor que nasce, 1959; Poemas del amor y del recuerdo, 1964) e con i più adulti e meditati canti sul tempo e sulla morte (Poemas del desencanto, 1960). Un senso magico dei rapporti fra l'uomo e le cose di natura, con metafore sorprendenti ma in un contesto nitido e limpido, ha espresso un poeta molto caro a Neruda, il "solare" A. Cardona Peña, nato nel 1917, le cui cose migliori sono ancora quelle raccolte nell'ampia antologia Cosecha major (1964), particolarmente la sequenza Los jardines amantes, del 1952, di finissima musicalità, tutta intessuta su leggeri e misteriosi trapassi di stati d'animo.

Il romanzo regionale, di ascendenza naturalista, è ben rappresentato da C. L. Fallas, nato nel 1911, con opere come Marcos Ramírez (1955), romanzo sull'inferno della "bananera", dove vive e patisce un proletariato agricolo fra i più infelici della terra. Toni di protesta si ritrovano anche in F. Dobles, nato nel 1918 e, particolarmente, in uno scrittore di più sottile e personale qualità stilistica, J. Gutiérrez, nato nel 1918, il cui Puerto Limón (1950) rimane ancora oggi un esempio d'inchiesta sociale inserita in un paesaggio che diventa vera atmosfera poetica.

Il teatro costaricano, dopo le opere del fecondo J. F. Garnier, nato nel 1884, applaudite a suo tempo in tutta l'America latina, non ha fornito nulla di esemplare, tranne qualche testo di A. C. Fernández, d'intonazione più inquieta e moderna.

Bibl.: A. Ulloa Zamora, Panorama de la literatura costarricense, in Autori vari, Panorama das literaturas das Américas, III, Lisbona 1959; G. Bellini, La letteratura ispanoamericana, Milano-Firenze 1970.

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