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COSSICH, Matteo, detto il Cremonese

di Donatella Biagi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)
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COSSICH, Matteo, detto il Cremonese

Donatella Biagi

Di origine tedesca (Masini, 1666; Oretti, sec. XVIII; Calindri, 1782) 0 più probabilmente istriana (Supino, 1938; Raule, 1961), fu scultore e intagliatore attivo nella prima metà del XVII secolo. A da identificare con lo scultore chiamato Matteo (o Marco) Tedesco (o Tedeschi) in alcune guide e biografie (per es. Guida, 1782; De Brosses, 1739-40; Thieme-Becker); l'equivoco deriva dall'opera del Masini, nella quale l'aggettivo "tedesco", che è riferito (p. 235) alla nazionalità del C., è poi riportato (p. 633) come cognome, e dalla Guida del 1782, dove lo scultore e nel testo chiamato Matteo e nell'indice Marco.

Le scarsissime notizie relative alla sua vita e le pochissime opere note non permettono di ricostruirne, neppure ipoteticamente, la formazione e il percorso artistico. Nella città di Cremona, dove fissò la dimora e dalla quale gli derivò il soprannome di Cremonese (Calindri, 1782) non si conoscono sue opere; la notizia ricordata di una attività di "Tedeschi Matteo" - con ogni probabilità da identificare con il C. - nella chiesa di S. Elena della città lombarda non trova conferma (Grasselli, 1827).

Le uniche opere conosciute e documentate del C. sono a Bologna dove si recò nel 1624 (Oretti), allorché gli fu commissionato dai padri eremitani di S. Agostino della congregazione di Lombardia il tabernacolo per l'altare maggiore della chiesa di S. Maria della Misericordia: in legno di cipresso, alto cm 460, fu dal C. eseguito in due anni (come attestato dal priore del convento in data 9 sett. 1626).

Mentre ancora attendeva a quest'opera, il C. intagliò una nuova c.assa per l'organo posto dietro l'altare maggiore, e ideò ed eseguì anche, a colmare gli spazi dei due lunettoni del presbiterio, due cantorie, per le quali fornì due diversi disegni, conservati, con i documenti, nell'Arch. di Stato di Bologna (cart. I, 7076). Tutte e tre le opere furono eseguite in legni di pioppo e noce e terminate nel 1626, come risulta dalla stima del lavoro compiuto fatta il 25 maggio dal massaro della Compagnia dei falegnami (ibid.). La cassa dell'organo è riccamente intagliata e caratterizzata da due cariatidi in forma di angeli, e, con le cantorie, rimase nella originaria collocazione sino al sec. XVIII, allorché - unite le cantorie in una sola - le opere furono definitivamente poste nella parete interna della facciata (Raule, 1961). Il tabernacolo rimase all'altare maggiore sino al 1821, anno in cui fu spostato nella ottava cappella dei transetto a sinistra; nel 1941 fu collocato nella quarta cappella di destra del battistero (Gottarelli, 1981).

L'opera del C. si inserisce nel contesto culturale barocco del primo Seicento; in particolare il tabernacolo risponde agli ideali di giorificazione e persuasione della Controriforma. Rappresenta infatti il trionfo della Chiesa; con simbolismo fin troppo declamatorio è figurato come tempio a vari ordini architettonici, sorretto da figure di pontefici e di dottori della Chiesa tra i quali sono riconoscibili Urbano VIII e s. Agostino. Nel tempio figurano angeli, cherubini, apostoli e santi; al centro era la figura di Cristo Redentore, oggi scomparsa. L'opera, definita già dal Calindri (1782) "faticosissima", denuncia una certa corsività di modi ed una scarsa accuratezza di esecuzione, sia pure nel rimando alla cultura barocca romana.

Le notizie riguardanti altre opere del C. (De Brosses, 1739-40,ricorda alcune statue in S. Maria di Galliera in Bologna) sembrano prive di fondamento.

Fonti e Bibl.: A. P. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, pp. 235, 633; Bologna, Bibl. com. dell'Archiginnasio, ms. B.123: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno... [sec. XVIII], I, ad vocem; Guida alle pitture, sculture e architetture..., Bologna 1782, pp. 353, 570; C.De Brosses, Viaggio in Italia... [1739-40], Bari 1973, p. 173; S. Calindri, Diz. corografico, georgico... della Italia, III, Bologna 1782, p. 191; G.Grasselli, Abecedario biogr. dei pitt. ... cremonesi, Milano 1827, p. 162; I. B. Supino, L'arte nelle chiese di Bologna, Bologna 1938, p. 431; G.Zucchini, Il tabernacolo della Misericordia, in La Mercanzia [Bologna], VII (1957), 2, p. 947; A. Raulle, La chiesa di S. Maria della Misericordia in Bologna, Bologna 1961, pp. 29 s., 40 s.; E. Gottarelli, La chiesa di S. Maria della Misericordia attraverso i secoli, Bologna 1981, pp. 39-42, 51; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., XXXII, s. v. Tedesco, Marco.

Vedi anche
cantoria L’insieme dei cantori e il luogo a essi destinato in una chiesa o in una corte.  ● Sorta in sostituzione della schola cantorum, la cantoria ebbe forma di pergamo, ma più spesso, a partire dal 15° sec., di balconata inserita nell’architettura dell’edificio e adorna di sculture e decorazioni (cantoria ... transetto Nella chiesa cristiana a pianta longitudinale, corpo trasversale (detto anche navata trasversale o traversa) inserito tra le navate e la zona presbiteriale; mediante il transetto la pianta assume forma a croce, formando nel punto di incrocio uno spazio detto crociera, spesso coperto da cupola. Il transetto ... organo Strumento musicale ad aria, costituito da una serie di canne in cui viene immessa, per mezzo di un mantice o altro meccanismo, aria che le fa vibrare, con un’emissione di suoni regolata da tastiere e pedaliera; attraverso il somiere (una cassa di legno) l’aria trova un regolato adito alle canne (v. fig.). ... barocco Termine usato per designare, criticamente e cronologicamente, una produzione artistica e architettonica sviluppatasi in Italia e nel resto d’Europa nel corso del sec. 17°. arte e architettura Dalla fine del Seicento, l’aggettivo francese baroque, tratto dal portoghese barroco (irregolare, riferito alla ...
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cremonése
cremonese cremonése agg. e s. m. e f. – 1. Di Cremona, città e provincia della Lombardia; abitante, originario o nativo di Cremona. Razza c., antica razza di robusti cavalli, considerata adatta ai lavori pesanti. 2. s. m. a. Dialetto parlato...
mattèo
matteo mattèo s. m. [dal nome proprio Matteo, per incrocio fam. con matto1]. – Formazione scherz., usata in locuzioni region., come aver del m., essere un po’ pazzo.
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