RUCELLAI, Cosimo
– Figlio di Cosimo di Bernardo, nacque l’8 ottobre 1495 (Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 80, c. 125r) e fu battezzato con il nome di Bernardo, ma per volontà del nonno assunse quello del padre Cosimo (talvolta con il diminutivo Cosimino), morto circa un anno dopo la sua nascita (fu sepolto nella chiesa di S. Pancrazio il 15 febbraio 1497, Ufficiali, poi magistrato della grascia, 190, c. 258v). Scarsissime le notizie circa la sua formazione, ma – sia per l’ambiente raffinato e colto in cui visse, sia in considerazione della fama di letterato che più tardi si conquistò – ebbe certamente un’educazione di alto livello e fu discepolo di Francesco Cattani da Diacceto, stando alle due biografie di Francesco da Diacceto scritte da Benedetto Varchi e da Eufrosino Lapini.
Il 16 settembre 1512 – insieme, tra gli altri, agli zii Palla e Giovanni – Rucellai prese parte all’azione di forza che riportò i Medici al potere (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Mss., II/3, 433: Elenco di uomini armati che presero il palazzo, c. 59r). Nell’ottobre del 1515 seguì Gian Giorgio Trissino in Germania, dove questi si recava in qualità di nunzio di papa Leone X: la notizia si evince da una lettera che Giovanni Rucellai inviò a Trissino il 31 ottobre, dove si dice che Cosimo era affidato alla tutela del Vicentino, di cui sia Giovanni sia il padre Bernardo avevano grande stima (cfr. G. Rucellai, Le opere, a cura di G. Mazzoni, Bologna 1887, pp. 244 s.). Probabilmente durante quel viaggio Rucellai contrasse la malattia che, nel volgere di pochi anni, lo condusse prima all’immobilità – fu costretto a giacere in una sorta di lettiga – e poi alla morte (si veda il resoconto tratto dalle Istorie di Firenze di Jacopo Nardi, libro VII, par. VIII).
Da una lettera di Niccolò Machiavelli inviata a Lodovico Alamanni a Roma (17 dicembre 1517) risulta che Rucellai soggiornò in quella città insieme ad altri amici fiorentini di Machiavelli, tra cui Filippo de’ Nerli, Cristofano Carnesecchi e Anton Francesco degli Albizi. A partire dalla primavera del 1516 fu l’animatore delle riunioni negli Orti Oricellari, sostituendo in questo ruolo il nonno Bernardo, morto due anni prima. Al medesimo periodo è ascrivibile l’inizio della sua amicizia con Machiavelli, da cui, per ammissione dello stesso ex segretario, scaturì la composizione dei Discorsi, dedicati a Zanobi Buondelmonti e a Rucellai. Il rapporto di profonda stima e affetto che legò Machiavelli a Rucellai è testimoniato dal noto passo iniziale dell’Arte della guerra, opera in cui Cosimo figura anche tra gli interlocutori. Ulteriori notizie a proposito della sua amicizia con Machiavelli si ricavano dalla già citata lettera del quondam segretario ad Alamanni e dall’opera storica di Filippo de’ Nerli (Commentari dei fatti civili occorsi dentro la città di Firenze dall’anno 1215 al 1557, II, Trieste 1859, VII libro, p. 12).
Circa le riunioni agli Orti Oricellari e il ruolo in esse avuto da Cosimo, oltre al citato brano di Nardi, risultano varie testimonianze, la più nota delle quali è contenuta nell’Arte della guerra (I, 12-15) di Machiavelli. Accanto a questa, per l’analogia del contenuto, si annovera un passo tratto dal dialogo V, Del modo di istruire i figlioli, di Antonio Brucioli, in cui la conversazione si svolge proprio agli Orti Oricellari e i protagonisti del dialogo sono, oltre a Rucellai, Trissino, Zanobi Buondelmonti, Francesco Guidetti e Luigi Alamanni. Di maggiore interesse circa le conversazioni nei giardini dei Rucellai è la testimonianza di Giovan Battista Gelli, in quanto collega direttamente Cosimo ai gusti e agli interessi letterari coltivati nel celebre cenacolo fiorentino (Ragionamento sulla lingua, in G.B. Gelli, Opere, a cura di D. Maestri, Torino 1976, pp. 472 s.).
Che Rucellai avesse fama di cultore della letteratura in volgare, specie quella delle tre corone, trova ulteriore conferma nella lettera di dedica che Bernardo Giunti gli indirizzò quale prefazione all’edizione della Fiammetta di Giovanni Boccaccio uscita nel 1517. In essa Giunti, oltre all’espressione della propria stima e amicizia per Rucellai, afferma di averlo scelto quale destinatario di quella specifica opera sia per il contenuto amoroso – tema prediletto delle poesie composte da Rucellai – sia per il fatto di essere scritta in lingua volgare, idioma da questi prediletto ed esaltato.
Le poesie di Rucellai a oggi note sono in tutto 25, metricamente suddivise in 17 sonetti, 4 ballate, 3 canzoni e un madrigale. Quella che Henri Hauvette (1904) definisce sestina (Quanta forza abbia il lume de’ begli occhi, p. 88), in realtà è una canzone che riprende lo stesso schema metrico della petrosa dantesca Amor tu vedi ben che questa donna con identico numero di stanze.
I principali collettori che tramandano l’opera poetica di Rucellai sono i manoscritti: Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 564; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Magliabechiano, VII 371 e XXI 75; Milano, Biblioteca Ambrosiana, A 8 sup. Contrariamente a quanto pubblicato (Rime, a cura di D. Chiodo, 2009, pp. 75-78, 119), la canzone Nella queta stagion del dolce oblio oltre che dal testimone a stampa già noto (Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente raccolte. Libro primo, in Vinetia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1545, pp. 238-241) è tramandata anche dal ms. Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vaticano latino 5187, c. 47r.
Sebbene la raccolta sia prevalentemente improntata all’argomento amoroso – la donna oggetto d’amore è chiamata Elisa nel sonetto XV (Rime, cit., p. 11), al suo interno spiccano alcuni componimenti di diverso tema, fra cui il sonetto dedicato a Machiavelli (Spirto infra gli eletti al mondo eletto), il sonetto agli amici Francesco Guidetti e Luigi Alamanni (Cara coppia d’amici, il cui valore), quello per il barone siciliano Giacomo Antonio Nobile e, infine, il più noto di tutti, dedicato a una statua di Bruto collocata all’interno degli Orti Oricellari (Poi che serpendo per l’imagin viva): essa, così come l’elogio per il tirannicida contenuto nel sonetto, starebbe a testimoniare le tendenze politiche di Rucellai e dei suoi amici frequentatori degli Orti, improntate alla libertà repubblicana e al disprezzo per qualsiasi forma di tirannide.
Rucellai morì il 2 novembre 1519 e fu sepolto in S. Maria Novella (Tommasini, 1911, p. 209).
Oltre a Machiavelli, molti furono i letterati che piansero la sua prematura scomparsa, a cominciare dall’amico e sodale Luigi Alamanni, che all’elogio funebre dedicò i primi tre componimenti della raccolta delle Egloghe (I. Dolce l’acuto suon da gli alti pini; II. Lasciate, o nymphe, i freschi herbosi fondi; III. Che ci potrà più far l’aspra Fortuna?) e un sonetto (Lassi, piangiamo oimè, ché l’empia morte); ma si ricordi anche la canzone di Ludovico Martelli, Quando l’alma gentile / dal mortal nodo sciolta, cui si dovrà aggiungere forse anche l’altra Deh, perché n’hai lasciati, o gentil alma. Infine, Giangiorgio Trissino nel suo Castellano fa pronunciare a Giovanni Rucellai, zio di Cosimo, un elogio del nipote, morto troppo giovane per poter acquistare la fama poetica che avrebbe meritato.
In tutte queste testimonianze, unanime è il rammarico per la perdita dell’amico, ma anche del letterato e dell’intellettuale di alto profilo. Tale opinione, spesso riferita al talento poetico di Rucellai, potrebbe apparire ingiustificata stando al numero relativamente esiguo di componimenti che di lui sono rimasti, a meno che non si ipotizzi una perdita di parte della sua opera, come lascerebbe supporre la distinzione fatta da Machiavelli (Arte della guerra, I, 6) tra «scritti» e «amorosi versi».
Fonti e Bibl.: Le Rime sono pubblicate in C. Rucellai - L. Alamanni - F. Guidetti, Rime, a cura di D. Chiodo, Torino 2009, pp. 1-20. B. Varchi, Vita di Francesco da Diacceto, in F. Cattani da Diacceto, I tre libri d’amore, Venezia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1561; E. Lapini, Vita di Francesco da Diacceto, in F. Cattani da Diacceto, Opera omnia, Basilea, Henricus Petri e Pietro Perna, 1563; J. Nardi, Istorie di Firenze, pubblicate per cura di A. Gelli, Firenze 1858.
L. Passerini, Storia e genealogia della famiglia Rucellai, Firenze 1861, pp. 144-146; H. Hauvette, Les poésies de C. R. et de Francesco Guidetti, in Bulletin italien, IV (1904), pp. 85-102; O. Tommasini, La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli nella loro relazione col machiavellismo, II, Torino-Roma 1911; F. Gilbert, Bernardo Rucellai e gli Orti Oricellari. Studio sull’origine del pensiero politico moderno, in Id., Machiavelli e il suo tempo, Bologna 1977, pp. 15-66, 223-252; C. Dionisotti, Machiavellerie. Storia e fortuna di Machiavelli, Torino 1980, ad ind.; R.M. Comanducci, Gli Orti Oricellari, in Interpres, XV (1995-1996), pp. 302-358; A.M. Cummings, The maecenas and the madrigalist. Patrons, patronage and the origin of the italian madrigal, Philadelphia 2004, pp. XV, 19 s., 23, 27, 35 s., 46 s., 55, 153, 169, 185, 208; F. Bausi, Machiavelli, Roma 2005, pp. 81 s., 146, 166, 168 s., 199, 226, 239; D. Chiodo - R. Sodano, Le muse sediziose: un volto ignorato del petrarchismo, Milano 2012; N. Marcelli, R. C., in Enciclopedia machiavelliana, II, Roma 2014, pp. 461 s.