FANZAGO, Cosimo
Architetto e scultore, nato nel 1593 a Clusone (Bergamo), morto a Napoli il 13 febbraio 1678. A Napoli apprese l'arte della scultura in marmo e nel 1612 divenne socio dello scultore fiorentino Angelo Landi, di cui sposò la figlia Felicia. Nel 1615 scolpiva gli stemmi per la facciata del Palazzo degli studî. Ma ben presto si dedicò all'architettura, nella quale arte dominò in Napoli per tre quarti del Seicento. Una delle sue prime opere, che si deve ritenere ancora una delle più eleganti costruzioni del Seicento napoletano, fu il chiostro della Certosa di S. Martino (1623-31).
Disegnò quindi la chiesa di S. Francesco Saverio, poi di S. Ferdinando (1628), quella dell'Ascensione a Chiaia, quella della Sapienza (1638-41), che è una delle sue più leggiadre e corrette architetture; e poi la grande cappella del Palazzo reale (1640-46), il grandioso palazzo di Donn'Anna Carafa principessa di Stigliano, a Posillipo (1642-44), rimasto incompiuto, la chiesa di S. Teresa a Chiaia (1650-1662) e quella originalissima di S. M. Egiziaca a Pizzofalcone (circa 1661). Gli elementi classici, toscanamente ingentiliti, cercò di piegare alla calda vivacita del secolo, ravvivandoli di una decorazione sobria, per i tempi, e originale. Nell'icnografia delle chiese amò la croce greca, che trasformò in svariate guise. Amò anche lo slancio verticale delle arcate e delle vòlte e negl'interni gli effetti prospettici, la dovizia architettonica delle pilastrate, delle cornici e delle nicchie e un caldo fasto policromo d'intarsî marmorei. A volte la fantasia troppo vivace lo rese bizzarro, come nella illogica quanto fastosa guglia di S. Gennaro.
Bibl.: C. Celano, Notizie del bello... della città di Napoli, Napoli 1856-1860, voll. 5, passim; F. M. Tassi, Le vite de' pittori, scultori ed architetti bergamaschi, II, Bergamo 1769, p. 2; F. Milizia, Mem. degli architetti antichi e moderni, II, Bassano 1785, p. 153; A. Caravita, I codici e le arti a Montecassino, Montecassino 1869-71, II, p. 281; B. Capasso, L'epitaffio del Mercato e la fontana della Sellaria, in Napoli nobilissima, VI (1897), p. 113 segg.; V. Spinazzola, La Certosa di S. Martino, ibid., XI (1912), p. 97 segg.; G. Ceci, Docum. per l'arte napolet. del sec. XVII, ibid., XIV (1915), p. 185-90; Willich, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915.