CONTI, Cosimo
Figlio di Benedetto e di Giulia Cecchi, nacque a Firenze il 28 ag. 1825. Studiò prima all'istituto degli scolopi, poi alle scuole commerciali, mentre la sua formazione artistica iniziò presso lo studio di T. Gazzarrini. Nel 1843 entrò all'Accademia di belle arti di Firenze, dove fu allievo di G. Bezzuoli, di E. Pollastrini e di E. De Fabris. Dal 1846 ottenne un sussidio di studio di 8 zecchini all'anno, richiesto a causa delle cattive condizioni economiche del padre. Il sussidio, ottenuto sia per merito sia per buona condotta, venne rinnovato ogni anno fino al 1851, Nel 1848, ancora allievo dell'Accademia, il C. venne premiato per l'accademia del nudo in disegno; eseguì anche un "pensiero storico in acquerello" (Firenze, Archivio dell'Accademia, filza 37B [1848], n. 96).
Dal 1855 al 1875 esercitò solamente l'attività di pittore di storia e di genere, esponendo quasi ogni anno qualche sua opera alla Società promotrice di belle arti di Firenze (vedi i cataloghi delle Promotrici fiorentine raccolti nell'Arch. dei Macchiaioli a Roma).
Nel 1855 presentò Il primo incontro del Petrarca con Laura nella chiesa di S. Chiara in Avignone (esposto anche alla Promotrice del 1866); nel 1857, Michelangiolo giovinetto che ha scolpito la testa del Satiro negli Orti Medicei, nel momento che viene osservato per la prima volta da Lorenzo il Magnifico;nel 1859, Una trecciajola delle campagne di Firenze e La vocazione alle armi di Francesco Ferruccio (esposta anche negli anni 1860 e 1865); nel 1861, Medea sdegnata contro Giasorto medita Puccisione dei figli; nel 1862, Un riposo nella fuga in Egitto euna replica in dimensioni minori dell'Eccidiodella famiglia Cignoli fatto dagli Austriaci nel 1859;nel 1863, Un piatto con diverse frutto, disposte sopra una tevola;nel 1864, Il soccorsoreciproco. Episodio della campagna del 1859 e Terrazzo con veduta in lontananza di San Miniato al Monte;nel 1866, Piatto con frutto ed altri accessori;nel 1871, Saccheggiatore in una sacrestia;nel 1874, Una tazza di caffè e Un brindisi alla bella fantesca, che troviamo nuovamente alla Promotrice dell'anno successivo. Con questultimo, dipinto e con Urta presa di tabacco per far parlare il C. fu presente anche all'Esposizione universale di Vienna del 1873 (Catal. delle belle arti ital., Esposiz. univ. di Vienna, Vienna 1873, nn. 70 s.).
Di questo catalogo di dipinti abbastanza nutrito non rimane nulla. Ci restano invece solo due opere, di diversa provenienza. La prima è l'Autoritratto del C., conservato nei depositi della Galleria degli Uffizi (olio su tela, cm 415 x 32,5; inv. 3446), proveniente dagli eredi dell'artista e databile intorno al decennio 1855-1865. La seconda è L'eccidio della famiglia Cignoli fatto dagli Austriaci nel 1859, conservato nella Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti (sala 18) e proveniente dalla Galleria dell'Accademia (olio su tela; cm 174 x 231; inv. Acc. 380; datato 1861). È senza dubbio il dipinto più importante del C. e gli valse grande popolarità. L'artista era risultato infatti terzo al concorso Ricasoli, bandito dal governo provvisorio della Toscana il 23 sett. 1859, per il settore "Episodi militari dell'ultima guerra". Presente all'Esposizione italiana del 1861 a Firenze, l'Eccidiodella foniglia Cignoli ebbe molto successo e venne premiato con una medaglia per il "soggetto interessante, trattato in modo da commuovere profondamente" (LaEsposizione..., 1862, p. 375). Sul soggetto del dipinto, che era stato scelto dal pittore, documento di particolare interesse dell'aspetto più trionfalistico e celebrativo del Risorgimento, forniscono notizie esaurienti le fonti giornalistiche contemporanee; ma sulla veridicità dell'episodio avanza dubbi il Durbé, per il quale si tratterebbe di un'avventura brigantesca di un gruppo di malviventi travestiti da soldati austriaci (1976, pp. 79 s.).
Fu proprio la scelta di questo tema a determinare l'enorme successo del dipinto del C., che adopera tutte le scaltrezze dei linguaggio accademico nello studio dell'espressione dei volti e della posizione dei corpi per accentuare l'effetto emotivo suscitato dall'avvenimento. Del quadro esiste un'incisione pubblicata nel n. 9 del Giornale della Esposizione italiana del 1861 (26 ott. 1861) e la citata replica in dimensioni più piccole, probabilmente venduta all'Esposizione di Torino intorno al 1863-64.
Dal 1875 in poi il C. abbandonò l'attività di pittore per dedicarsi al restauro di dipinti e sculture, oltre a seguire e a partecipare alla vita culturale ed artistica di Firenze con interventi su riviste specializzate e quotidiani. Nel 1875 si occupò infatti del restauro degli arazzi nella sala dei Dugento in Palazzo Vecchio, durante il quale chiese al Pollastrini di poter abitare la soffitta soprastante il Salone delle statue. Al lavoro seguì la pubblicazione Ricerche storiche sull'arte degli arazzi in Firenze (Firenze 1875) e, cinque anni dopo, la partecipazione all'organizzazione della mostra sull'arazzeria medicea dal 1546 al 1737 nel refettorio dell'ex convento di S. Croce e nel cappellone dei Pazzi (Esposizione di arte antica, Firenze 1880). Altri importanti lavori di restauro sono la pulitura dell'Annunciazione diDonatello nella basilica di S. Croce, affidata al pittore da Luigi Del Moro, che era architetto della deputazione dell'Opera, nel 1884. In quell'occasione vennero asportati due strati di tinta, uno, recente, a tempera ed uno a olio e vernice: il restauro permise così di riportare alla luce le lumeggiature originali (Arte e storia, 12 ott. 1884, pp. 325 s.).
Sul problema del restauro delle sculture e del loro ordinamento museale il C. intervenne in varie riprese: nel corso del 1879 con un breve saggio, Pensieri sull'ordinamento del Museo Nazionale nel Palazzo del Potestà, studio interessante sulle diverse fasi della formazione del museo, con critiche all'allestimento privo, secondo il C., di documentazione per il pubblico, e con segnalazioni di altre opere meritevoli di esservi conservate. Il C. ritorna sull'argomento nel 1884, segnalando a Guido Carocci, direttore della rivista Arte e storia (12 ottobre, pp. 325 S.), un'edicola nella chiesa trecentesca di S. Maria della Tromba, destinata ad essere distrutta con la demolizione del Mercato vecchio; un finestrone dell'antico coro della chiesa di S. Pancrazio e vari stemmi: tutte opere per le quali propose la conservazione parte nel refettorio di S. Croce, parte al Bargello. Nel 1885 intervenne (in Arte e storta, 9 ag. 1885, pp. 251-253) nel dibattito sul restauro delle porte del Ghiberti nel Battistero; due anni prima aveva proposto di trasferire il monumento funebre del vescovo Benozzo Federighi di Luca Della Robbia dalla chiesa di S. Trinita al Bargello (E. Marcucci, Sul monumento..., in Arte e storia, 7 ott. 1883, p. 315).
Il più importante restauro diretto ed eseguito dal C., in collaborazione con i pittori P. Pezzati e D. Chini, sono gli affreschi della chiesa di S. Trinita, affidati all'artista dal ministero della Pubblica Istruzione nel 1885 (Arte e storia, 15 febbr. 1885, p. 56) e terminati nel 1890. Più precisamente l'équipe del C. ha restaurato gli affreschi della cappella Gianfigliazzi (prima a destra), della cappella Sercialli (terza a destra) e della cappella Compagni (E. Marcucci, in Arte e storia, 22 febbr. 1885, pp. 57 s.; 15 apr. e 15 giugno 1888, pp. 88, 127; 28 febbr. 1889, p. 47; G. Carocci, ibid., 20 ott. 1890, pp. 201-206).
Fra gli scritti del C. sono importanti Il Palazzo Pitti. La sua primitiva costruzione e successivi ingrandimenti (Firenze 1887), ridotto anche a conferenza letta alla Società Colombaria nel 1890, e La prima reggia di Cosimo I de' Medici nel palazzo già della Signoria di Firenze, coll'appoggio di un inventario inedito del 1553 (Firenze 1893). In occasione della mostra Palazzo Vecchio: committenza e collezionismo medicei (Firenze, Palazzo Vecchio, 1980) gli studi del C. sull'arazzeria e su Palazzo Vecchio sono stati ampiamente utilizzati anche se, spesso, rettificati alla luce dei mutati criteri metodologici nella ricerca d'archivio sugli inventari del Guardaroba mediceo.
Nel 1885 il C. fu ammesso fra gli accademici-onorari dell'Accademia di belle arti di Firenze.
Morì a Firenze il 18 ott. 1896.
Fra i suoi scritti principali vanno ancora citati: Sulla cappella Gondi in S. Maria Novella, in Arte e storia, 6 luglio 1884, pp. 211 s.; Restauri di palazzi in Firenze, ibid., 31 ott. 1896, p. 252; Necrologio del pittore A. Mazzanti, ibid., 15 sett. 1893, p. 152.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. dell'Accademia di Belle arti, filza 35A (1846), n. 97; filza 36A (1847), n. 8; filza 37A/37B (1848), nn. 4, 96; filza 38A (1849), n. 4; filza 39A (1850), n. 17; filza 40A (1851), n. 42; filza 62 (1873), n. 23; Ibid., Sovrint. delle Gallerie, Archivio, Affari Trovati (1859-1864), f. 1, pos. 1-7; Ibid., Direz. RR. Gallerie 1866, 1/4: Invent. delle opere d'arte e del mobiliare appartenente alla Galleria dei quadri moderni (1867), n. 71; L'Esposizione solenne della Soc. Prom. d. B. A. in Firenze, II, in Riv. di Firenze e Bull. delle arti del disegno, I (1857), pp. 383, 464 (descrizione particolareggiata del Michelangiolo giovinetto...); Il Monitore toscano, 24 sett., n. 239; 18 ott. 1859, n. 263; D. Besana, La guerra d'Italia 1859-1860..., Milano 1861, pp. 158-163; Catal. illustrativo delle opere di pittura... ammesse alla prima Esposizione ital. del 1861 in Firenze, Firenze 1861, pp. 41 s., n. 599; Esposizione ital. agraria, industriale e artistica tenuta in Firenze nel 1861. Catalogo officiate, Firenze 1861, p. 211, n. 4964; Guidaper l'Esposizione ital. del 1861, Firenze 1861, p. 38; La Esposizione ital. del 1861. Giornale con 190 incisioni..., Firenze 1862, pp. 68 s. (articolo siglato "A. C."), 98 s. (articolo firmato da F. Manfredini), 375; T. Dandolo, Panorama di Firenze. La Esposizione naz. del 1861 e la Villa Demidoff a San Donato, Milano 1863, p. 159; P. Selvatico, Arte ed artisti, Padova 1863, p. 65; Descrizione degli oggetti d'arte delle R. Accademie di B. A. di Firenze..., Firenze 1869, n. 31; Documenti, in Atti del Collegio dei professori della R. Accademia di B. A. di Firenze. Anno 1894, Firenze 1895, p. 55. Sul C. si vedano poi anche i necrologi in La Nazione, 18 ott. 1896, e in Arte e storia, 25 ott. 1896, p. 160 (G. Carocci); L. Celentano, Esiste un'arte moderna in Italia?, Milano 1912, p. 158, n. 17; G. Gatti, Pittori ital. dall'800 a oggi, Roma s. d., p. 47; B. Paolozzi Strozzi, Percorso della pittura risorgimentale, tesi di laurea, Univers. di Firenze, anno accademico 1975-76, pp. 15, 111-112, n. 22; Cultura toscana dell'Unitá (1859-70) e primi cenacoli dei Macchiaioli. Le coll. Martelli e Banti, a cura di C. Bon, Firenze 1976, n. 70; D. Durbé, I Macchiaioli (catal.), Firenze 1976, pp. 28, 79-80; S. Pinto, in Gli Uffizi. Catal. generale, Firenze 1979, p. 845, n. A 245 (Autoritratto);A. M. Comanducci. Diz. ill. dei pittori, dis., e inc., Milano 1971, II, p. 804; Diz. enc. Bolaffi, III, Torino1972, p. 423; L. e F. Luciani, Diz. della pitt. ital., Firenze 1974, p. 142; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 333 s.