Vedi COSA dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
COSA (v. vol. Il, p. 869 e S 1970, p. 263)
In parallelo allo studio dei complessi e dei relativi materiali messi in luce negli scavi, sono proseguite le ricerche orientate verso un'ampia ricognizione del territorio e un esame più dettagliato degli impianti portuali.
Città. - Il completamento dello studio dei monumenti del foro consente una più precisa indicazione delle fasi edilizie del complesso. Alla piazza si accedeva attraverso uno slargo formato dal prolungamento dell'arteria principale e, al centro del lato SO, attraverso l'ampia strada che scendeva dall'ara. Sull'asse di quest'ultima sorsero i primi edifici pubblici della colonia, vale a dire l'anfiteatro e l'aula rettangolare del complesso comitium/curia (273-220 a.C.). Sul finire del secolo, a SE del comitium vennero eretti la graecostasis, un sacello con recinto e altare (rifatto in forma di tempio italico nel primo quarto del II sec. a.C.) e il carcere. Dall'arrivo dei coloni della seconda deduzione (197 a.C.) fino al 150 a.C. l'area fu interessata da un intenso sviluppo edilizio. Tra il 197 e il 180, su tre lati della piazza, fu costruito un complesso di otto edifici con facciate a tre porte, delle quali due servivano da ingresso a semplici botteghe, mentre quella di mezzo si apriva su un'aula centrale con alae e con vani comunicanti con la strada sul retro. Le aule erano scoperte, con compluvia/impluvia e verosimilmente rappresentavano una versione schematica degli atria commerciali attestati a Roma stessa da fonti contemporanee. Questa disposizione degli edifici determinò la sistemazione dell'area centrale con l'erezione, sui tre lati, di porticati antistanti agli atria e relativo sistema di drenaggio delle acque. Sui due lati lunghi fu scavata nella roccia una fila di pozzetti quadrati per piantarvi alberi con funzione di saepta. A SE, sul lato corto della piazza, venne invece praticata una doppia fila di pozzetti per travi che dovevano sorreggere impalcature teatrali. Sempre nel secondo quarto del II sec. a.C. due costruzioni in opera cementizia completarono lo sviluppo del foro conferendogli un aspetto monumentale: un arco a tre fornici situato all'entrata NO e la basilica a due piani con ambulatio e arioso interno a NO della curia, che ben si adattano al clima di sperimentalismo della contemporanea architettura urbana.
Il quartiere residenziale di C., sul versante NO, parzialmente esplorato ancora negli anni '70, si articolava in lunghi isolati disposti a terrazza in senso longitudinale seguendo il pendio della collina. In ogni isolato, su ciascun lato del muro di terrazzamento centrale, altri muri ad angolo retto vennero a formare aree quadrangolari, suddivise in lotti destinati a ospitare case e giardini. Le piante delle modeste case finora scavate e datate dalla fine del III alla fine del II sec. a.C., sono pressoché identiche: dal vestibolo sulla strada si accedeva a un cortile senza impluvio con alcuni ambienti; ogni casa era dotata di una cisterna e di un pozzo nero scavati nella roccia. Solo all'inizio del I sec. a.C. furono costruite case più ampie, ad atrio: una di queste, detta «dello scheletro», con elaborato giardino e decorazione parietale di primo stile pompeiano avanzato, è stata restaurata come elemento didattico dell'Antiquarium, nel 1981.
Territorio. - In seguito alla deduzione della colonia di C., l'assetto del territorio vulcente entrato in usufrutto dei coloni subì sensibili cambiamenti. Già dalla metà del III sec. a.C. sono notevoli l'importazione dei prodotti romani e la presenza di gentes che determinarono una forte contrazione economica della città etrusca. Nell'ager cosanus, tuttavia, non sono stati finora individuati insediamenti colonici riferibili al III sec., mentre sono noti i limites del territorio (complessivamente di 550 km2) e la sua centuriazione in due fasi, quella iniziale del III sec. e quella tracciata dopo la seconda deduzione del 197 a.C. I decumani ricalcano l'orientamento del fiume Albegna, che segnava il limite dell'aver verso Ν (completato a NE dall'Elsa), mentre il fosso Tafone ne costituiva il limite a S. Il sistema divisorio sembra fosse un misto di limitatio e strigatio e la divisione dei campi fu basata su un modulo di 16 x 32 actus, secondo l'uso caratteristico delle più antiche colonie. A eccezione del decumanus maximus, che rappresentò il primo tratto della strada che congiungeva la Via Aurelia con la prefettura di Saturnia ricollegandosi alla Via Clodia, i decumani erano costituiti da muri a secco. Le quantità di terra assegnate ai primi coloni si può calcolare oscillassero tra i 6-8 e i 16 iugera. Tale calcolo è confortato dai risultati ottenuti nelle ricognizioni di superficie condotte in anni recenti da missioni americane e inglesi e da gruppi di ricerca italiani. Le case coloniche individuate, posteriori alla deduzione del 197 a.C., si trovano, nelle zone di più alta densità, a una distanza che sembrerebbe confermare le assegnazioni di 16 iugera. Da tali ricerche risulta che rilevanti modifiche a questo schema di distribuzione furono apportate nel corso del I sec. a.C., con la costituzione dei fondi e la creazione di fattorie grandi e ben organizzate come quelle della Valle d'Oro e di Settefinestre. Il fenomeno è molto discusso nel contesto della politica agraria romana in epoca tardo-repubblicana, anche se si rivela transitorio rispetto alle modalità di occupazione dell'ager cosanus. Sta di fatto, comunque, che le ville signorili furono disposte in conformità con i limiti della vecchia centuriazione. Più difficile, invece, è una valutazione dei rapporti tra queste ville e la città, che andò saccheggiata e venne abbandonata nello stesso periodo, o con la vicina zona portuale. La riorganizzazione del territorio avvenuta in epoca augustea non sembra avere avuto una lunga durata in rapporto alla densità di occupazione del terreno. Pur essendo i dati limitati, il numero di siti occupati nell’ager mostra un calo progressivo nel corso dei primi due secoli dell'impero e ancor più esigue sono le testimonianze sopravvissute alla crisi del III sec. d.C., che cambiò di nuovo l'assetto del territorio. Namaziano (De reditu, I, 285) presenta l’ager cosanus in decadenza; una decadenza alla quale contribuirono fattori socio-politici, demografici e ambientali ancora da precisare nei dettagli.
Porto. - Nell'antico porto di C. è possibile distinguere due fasi di sviluppo di età repubblicana: la prima sembra porsi nel secondo quarto del II sec. a.C., la seconda all'inizio del I; restano incerte le vicende di epoca precedente alla seconda deduzione di coloni nel 197 a.C.
Nella prima fase furono intraprese opere destinate a creare sotto il promontorio un ricovero sicuro per le imbarcazioni (realizzato con moli e frangiflutti in grossi blocchi di calcare) e a provvedere al drenaggio del bacino portuale e della retrostante laguna. A tale scopo vennero sfruttate le correnti della grande fenditura naturale (lo «spacco della regina» che attraversa la base del promontorio all'estremità SE) e di un emissario della laguna. Questi canali potevano chiudersi e aprirsi, a seconda delle stagioni, mediante paratie in legno che scorrevano entro apposite scanalature, in modo che una corrente forzata spazzasse via i detriti dal porto e impedisse il suo insabbiamento, dietro il molo e i frangiflutti, per un'area di circa 3 ha. Tale operazione consentiva anche una certa regolazione della risalita e della discesa dei pesci migranti tra mare e laguna. Nella seconda fase lo «spacco» naturale fu sostituito dalla «tagliata» artificiale, scavata nella roccia con un percorso di oltre 800 m dal mare alla laguna, dove contemporaneamente fu costruita una lunga peschiera rettangolare in opera cementizia, divisa in due scomparti. Isolata dalla laguna a E mediante una diga, essa dipendeva, per la circolazione delle acque e per il controllo della sua salinità, dalla «tagliata» e da una sorgente d'acqua dolce situata ai piedi del promontorio.
La sorgente approvvigionò anche l'area dell'emporio e del porto mediante un acquedotto che fu alimentato da una ruota a catena con secchi in legno, sistemata sopra la fontana e azionata a mano. Nel porto, con l'estendersi del molo quasi ai piedi del promontorio, gli ormeggi vennero aumentati con robusti pilastri in opera cementizia. L'insieme di questi apprestamenti e abbondanti cocci d'anfora bollati testimoniano, per il porto, un periodo di intensa attività, che non a caso coincide con gli interessi, nonché con la presenza organizzatrice nella zona, della famosa famiglia imprenditoriale dei Sesti. Nel primo periodo imperiale alcune ville sorsero all'interno e nella zona soprastante l'area portuale, ma i rapporti tra queste e le installazioni suddette sono ancora da studiare, come lo sono quelli tra l'area portuale e Succosa in epoca imperiale più avanzata.
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