Vedi CORTONA dell'anno: 1959 - 1994
CORTONA (etr. probabilmente Curtun; lat. Cortüna)
Città della Toscana, posta sopra una altura, a m 500, nella Valdichiana, in provincia di Arezzo. Benché la tradizione antica accenni ad una sua origine "pelasgica", fu sicuramente un centro etrusco, tra i più importanti dell'Etruria interna, e successivamente centro romano.
Alla fase etrusca appartiene la grandiosa cinta muraria, di cui si conservano vasti tratti, per un perimetro originario complessivo di più di 2 Km. La cortina continua, senza torri, con andamento che segue i contorni del colle fino alla fortezza del Girifalco dove era probabilmente l'acropoli, è costituita da grandi blocchi rozzamente squadrati e talvolta con riempitivi di pietrame minore; risale probabilmente al V sec. a. C. Una porta con doppio fornice, di cui si vedono tracce nel tratto di mura sulla piazza del Mercato, è forse più recente. L'architettura funeraria è rappresentata, nei dintorni della città, dai tumuli arcaici, detti "meloni", della Camucia e del Sodo, con ambienti sepolcrali costruiti di blocchi e coperti da false vòlte, e dal mausoleo di età ellenistica, anch' esso circolare ed in forma di tumulo, detto Tanella di Pitagora.
Nel "melone" di Camucia si rinvennero oggetti della suppellettile funeraria (ori, bronzi, vasi di impasto, di bucchero, di argilla dipinta e ceramiche importate dalla Grecia) databili nel VII e nel VI sec. a. C., che sono fra le più antiche testimonianze della vita della città; inoltre un letto funebre di pietra scolpito con figure di donne piangenti in bassorilievo (Firenze, Museo Archeologico).
Una produzione figurata caratteristica di C. etrusca è quella dei bronzi. Il pezzo più notevole e famoso è il grande lampadario conservato nel Museo dell'Accademia Etrusca della città, in forma di piatto rotondo con sedici becchi di lucerne: nella superficie inferiore presenta in rilievo fuso un gorgonèion nel disco centrale e diversi elementi di decorazione concentrica, nonché figure alternate di sileni e di arpie rappresentate a guisa di mensole in corrispondenza delle singole lucerne, tra le quali appaiono protomi di Achebo; nonostante il carattere arcaizzante di molti di questi motivi, la datazione del lampadario non può essere anteriore alla fine del V sec. a. C. (v. arredamento). Al IV sec. a. C. e all'età ellenistica appartengono diverse statuette di bronzo votive rappresentanti divinità, devoti e figure di animali. Di epoca romana restano soltanto alcuni pavimenti a mosaico.
È opportuno ricordare che il noto dipinto su lavagna raffigurante la musa Polimnia, conservato nel Museo dell'Accademia Etrusca, già considerato di età romana, è opera moderna, probabilmente della fine del sec. XVIII.
Bibl.: A. Neppi Modona, C. etrusca e romana nella storia e nell'arte, Firenze 1925, con la bibl. precedente; R. Bianchi Bandinelli, Il putto cortonese del museo di Leida, in Critica d'Arte, I, 1935; E. Franchini, Il Melone di Camucia, in St. Etr., XX, 1948-49, p. 17; M. Demus-Quatenber, in Palladio, VII, 1957, pp. 49 ss.; 193 s.