Vedi CORTONA dell'anno: 1959 - 1994
CORTONA (v. vol. II, p. 868)
Il recente riesame dei bronzi di Brolio ha contribuito a chiarire il periodo più antico di vita della zona cortonese (fine VII-fine VI sec. a.C.), caratterizzato dalle tombe monumentali della pianura, la cui ricchezza è giustificata dalla posizione lungo la via commerciale che dal Tevere confluisce lungo il corso del Chiana.
Sul fianco Ν del tumulo di Camucia, di cui oggi si è messo in luce il tamburo di sostegno, è stata scoperta una nuova tomba che - per la pianta a tre celle disimpegnate da un corridoio centrale e formante a sua volta una cella finale dove si è conservato un letto funebre - è molto vicina al II «Melone del Sodo», mentre le volte a gradini, chiuse da lastre messe per piano, si riallacciano a una delle tombe del Tumulo François. Nella terra sopra la tomba sono stati trovati frammenti di sculture, forse appartenenti a figure femminili in pietra fetida, elemento che immediatamente richiama la scultura chiusina, anche se la delicatezza plastica del volto parzialmente conservato mostra una più sensibile influenza ionica. Il resto del materiale recuperato appartiene allo stesso periodo degli altri tumuli e del deposito di Brolio, cioè dall'Orientalizzante Recente agli inizi del V sec. a.C.: vi sono compresi frammenti di balsaman in alabastro e in osso, che attestano l'esistenza di commerci con centri ionici, ben evidenti nel deposito di Brolio, nel quale, oltre a imitazioni, si trova anche una protome bronzea samia a testa di grifo; nel «Melone del Sodo» è una testa d'aquila ascritta a Rodi e nel Tumulo François altri balsaman ionici, quasi materializzazione della leggenda di Pythagoras samio a Cortona.
Nelle tombe cortonesi, eccetto le due nel Tumulo François di Camucia, sono stati trovati frammenti attici, i più antichi dei quali si ascrivono al Pittore di Lydos, segno dell'antichità della penetrazione dei prodotti attici lungo la Val di Chiana. Al contrario di quanto è stato affermato, va sottolineata, nelle deposizioni tombali, una cesura tra la fine del VI e l'inizio, del V sec. a.C., proprio in concomitanza con il termine cronologico più basso del tesoro di Brolio. È evidente, inoltre, che le tombe furono riutilizzate nel IV sec., come testimoniano i frammenti di diademi aurei, di kỳlikes chiusine e di kelèbai volterrane, quasi che la nuova nobiltà agraria avesse voluto identificarsi con quella del periodo orientalizzante per legittimarsi.
L'ipotesi del Lanzi su una produzione di bronzetti nell'ambito cortonese trova oggi conferma nella peculiarità del candelabro etrusco conservato nel Museo dell'Accademia e nell'iscrizione della Chimera del Museo Archeologico di Firenze, in cui è usata una delle sibilanti diffuse nell'Etruria settentrionale.
Poco sappiamo della città in età ellenistica; la pianura mostra invece sporadici gruppi di tombe, indizio di insediamenti agricoli tipici di proprietari del ceto medio. La «Tanella di Pitagora» solo di recente, insieme con la «Tanella Angori» ha trovato un'accettabile datazione nel II sec. a.C., in collegamento con le coeve tombe monumentali del territorio perugino. Di questo e di altri monumenti cortonesi sono stati editi disegni del sec. XVIII conservati nella locale biblioteca civica.
In una recente ripresa di ricerche sulla storia dell'archeologia, l'Accademia Etrusca di C., fondata dai fratelli Ridolfino e Marcello Venuti nel 1726, non ha mancato di focalizzare l'interesse degli studiosi.
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