CORTISONE
Il c., o 17-idrossi-11-deidrocorticosterone, è uno dei principî attivi estraibili dalla corteccia surrenale. Presumibilmente elaborato dalla zona fascicolata della ghiandola, il c., di cui non si può ancora dire con sicurezza se si tratti di un vero e proprio ormone, o di un metabolita ormonale, o di un semplice componente di un ormone a struttura più complessa, è, come analoghì composti successivamente isolati o sintetizzati, di natura steroidea (v. steroidi) e presenta pertanto lo scheletro fondamentale del ciclopentanofenantrene (v. figura). Isolato e cristallizzato nel 1936 quasi contemporaneamente da E. C. Kendall negli S.U.A. e da T. Reichstein in Svizzera, fu sintetizzato, dopo laboriosissime indagini, solo nel 1947 e venne quindi studiato dal punto di vista farmacologico e introdotto in terapia (1948-1949: E. C. Kendall; P. S. Hench).
Il c. cristallizza nel sistema romboedrico; è solubile in alcole e in acetone; è insolubile in acqua; è otticamente attivo con [α]D22 = + 200° ± 80. Lo spettro presenta una banda di assorbimento di 240 mμ.
Le ricerche sperimentali sul c. hanno permesso di evidenziarne molteplici e sorprendenti proprietà farmacodinamiche (il cui meccanismo è peraltro ancora poco chiaro): 1) azione inibitoria sui processi infiammatori, ivi compresi quelli allergici e anafilattici (azione antinfiammatoria o antireazionale); 2) rallentamento dei processi di granulazione e, in generale, diminuzione della reattività dei tessuti mesenchimali e quindi anche della permeabilità dei capillari (azione antiessudativa) e del potere di diffusione della jaluronidasi (azione anti-jaluronidasica); 3) influenzamento dei processi metabolici: particolarmente degno di rilievo è l'azione sul metabolismo dei glicidi (azione glicoattiva), che si estrinseca con aumento della glicemia, e, talora, comparsa di glicosuria. Il c., inoltre, influenza, sia pure in modo meno evidente, il metabolismo dei protidi (di cui rallenta i processi anabolici e incrementa quelli catabolici) e dei lipidi (dei quali favorisce l'accumulo). Molto netta è l'azione di influenzamento del ricambio idro-salino (azione mineraloattiva): ritenzione di acqua e di cloruro di sodio, deplezione di potassio; 4) azioni diverse sulle varie parti del sistema emolinfopoietico e reticoloistiocitario: attività inibente sul tessuto linfopoietico e su quello reticolo-istiocitario, attività stimolante sul midollo osseo in condizioni normali e, viceversa, azione inibente sulla proliferazione di cellule patologiche; diminuzione degli eosinofili circolanti. il c. esplica inoltre altre azioni farmacodinamiche di minore interesse, almeno ai fini terapeutici. Alcune delle sue proprietà rivestono o possono rivestire aspetti negativi: ad esempio il rallentamento indotto sui processi formativi ed evolutivi del tessuto di granulazione a volte rappresenta un effetto sfavorevole (ostacolo ai processi riparativi), che altre volte può essere invece sfruttato utilmente per la prevenzione di aderenze, di cicatrici ipertrofiche, ecc.
Per tali proprietà farmacodinamiche il c. è stato largamente usato in terapia, suscitando all'inizio un estremo interesse e stimolando altresì una tendenza alla revisione di alcuni concetti di fisiopatologia: tra l'altro ne è scaturito un riesame del significato e dell'interpretazione dei processi infiammatori, i quali, anziché costituire sempre un vantaggioso fenomeno difensivo, possono, almeno quando risultano troppo vivaci, rappresentare una minaccia per l'organismo o un evento dannoso per la struttura, il ricambio e il trofismo dei tessuti, e recare talvolta conseguenze più dannose di quelle esercitate dallo stesso agente flogogeno.
Applicazioni terapeutiche. - Per le sue molteplici attività il c. e i suoi derivati - detti cortisonicî - sono stati impiegati in numerosissime forme morbose, ad etiologia nota e sconosciuta. È da notare, però, che, a parte alcune forme di insufficienza acuta della corteccia surrenale, la terapia con questi composti non è mai causale, ma soltanto sintomatica e coadiuvante, anche se, in molti casi, vantaggiosamente impiegata. Tra le indicazioni più note dei cortisonici sono quelle reumatologiche (soprattutto malattia reumatica e artrite reumatoide), peraltro criticamente discusse da alcuni autorevoli autori (T. Lucherini), e quelle che riguardano diverse altre condizioni patologiche: morbo di Addison, iposurrenalismi acuti, virilismo da iperplasia surrenale; lupus eritematoso disseminato, dermatomiosite, panarterite nodosa; emopatie iperplastiche e displastiche (morbo di Hodgkin, leucemie); sindromi emolitiche di natura immunologica, agranulocitosi con blocco midollare; radiodermiti, pemfigo vero, eczema del lattante; esofagiti corrosive da caustici in fase iniziale, colite ulcerosa, ileite regionale; sindrome nefrotica; malattia da siero, asma bronchiale, edema di Quincke; incidenti trasfusionali, ecc.
Gli entusiasmi iniziali suscitati dall'impiego terapeutico del c. e dell'idrocortisone si sono successivamente mitigati a causa del riscontro di spiacevoli e, talora, fatali effetti collaterali. Si è visto, tra l'altro, che per la sua azione inibente sulle manifestazioni infiammatorie e sui processi di granulazione il c. e i suoi derivati possono esercitare un'azione deprimente sui poteri di difesa organismica, e, in definitiva, un'azione pro-infettiva, nonostante che la loro somministrazione provochi, in corso di malattie infettive, diminuzione della febbre, attenuazione dei sintomi tossici e dei segni locali e generali di infiammazione, miglioramento del tono generale: ma questi esteriori miglioramenti del quadro clinico non ostacolano né rallentano lo sviluppo del processo morboso. La qual cosa, tuttavia, non rappresenterebbe controindicazione all'uso di tali farmachi nelle malattie infettive, purché la loro somministrazione venga associata a un'efficiente terapia causale (antibiotici, chemioterapici) e al trattamento preventivo dei possibili incidenti (cortisonoterapia protetta). Tali accorgimenti e una più oculata posologia hanno fortemente ridotto gli inconvenienti prima registrati: aggravamento di forme morbose già manifeste e riaccensione di malattie silenti (diabete, ulcera peptica, tubercolosi), comparsa di sindrome di Cushing (ritenzione idrica, ingrassamento, ipertensione arteriosa, osteoporosi, iperglicemia), sviluppo di processi infettivi (broncopolmoniti, ascessi, moniliasi, ecc.), sviluppo, in soggetti predisposti, di disturbi psichici (dall'euforia a stati maniaco-depressivi), ecc. Ciononostante rimane inderogabile e perentorio il precetto di una rigorosa sorveglianza medica sui malati in trattamento con derivati del cortisone.
I cortisonici. - Le ricerche rivolte a ottenere nuovi prodotti di sintesi a struttura steroidea, dotati delle proprietà terapeutiche del c., ma privi, o meno provvisti, di azioni collaterali, sono state in gran parte coronate da successo. A tali risultati si è giunti apportando alla molecola steroidea particolari modifiche strutturali. Si è visto che l'istituzione di un doppio legame fra C1 e C2 esalta la proprietà antinfiammatoria del c. e dell'idrocortisone, senza modificare in modo sensibile l'azione sul ricambio idro-salino (prednisone, prednisolone) e che analoghi risultati si ottengono anche con l'introduzione di un atomo di fluoro in posizione 9 e contemporaneamente di un gruppo ossidrilico o metilico in posizione 16 (triamcinolone, desametazone). Si sono ottenuti così nuovi composti steroidei che, in confronto al c. presentano, a parità di dose, un'attività antinfiammatoria nettamente superiore e all'incirca gli stessi inconvenienti, così da risultare efficaci a dosi che comportano scarsi effetti collaterali. Attualmente il c. e l'idrocortisone (che, pur essendo più attivo del precedente, presenta azioni e inconvenienti praticamente sovrapponibili a quelle del c.) hanno ormai rare applicazioni terapeutiche (morbo di Addison). Nella grande maggioranza dei casi ad essi si preferiscono altri steroidi più maneggevoli, tra cui il prednisone e il prednisolone (quest'ultimo idrosolubile e somministrabile anche per via endovenosa, endoarticolare, ecc., oltre che per via orale, come tutti gli altri derivati del c.), il triamcinolone, che sarebbe dotato di una più spiccata attività antiallergica e non darebbe ritenzione sodica, né ipopotassiemia, pur potendo talora provocare alcuni peculiari inconvenienti (depressione, sonnolenza), il desametazone, che consentirebbe di realizzare, con una posologia molto ridotta, un minimo di inconvenienti, oltre a risultare, come pure il triamcinolone, molto efficace in preparazioni topiche a indicazione dermatologica.
Questi composti, e altri analoghi, per le loro caratteristiche strutturali e farmacologiche simili a quelle del c. sono denominati cortisonici. In questa categoria viene da alcuni autori incluso anche l'ACTH, od ormone corticotropo, o corticotropina, non già per la sua costituzione chimica, alquanto diversa (trattandosi di un protide), ma per la sua azione, che è quella di stimolare il corticosurrene alla produzione di sostanze steroidee ad azione cortisonosimile. L'ACTH, oltre ad avere molte indicazioni in comune con i cortisonici steroidei, ha anche quella, piuttosto perentoria, di venire associato, almeno saltuariamente, a questi ultimi, quando, in corso di terapia protratta, si teme che essi possano provocare atrofia ex non usu della corteccia surrenale.
Bibl.: E. C. Kendall, The development of cortisone as a therapeutic agent, in Collected papers of the Mayo Clinic, XLII (1950), pp. 1-8; P. S. Hench, The reversibility of certain rheumatic conditions by the use of cortisone or of the pituitary adrenocorticotropic hormone, in Collected papers of the Mayo Clinic, XLII (1950), pp. 8-25; D. M. Dunlop, Posizione attuale della terapia con cortisone e corticotropina, in Recenti progressi in medicina, XVIII (1955), n. 1, pp. 23-44; H. W. Fladee, G. R. Newns, W.D. Smith, H.F. West, Analogues in the treatment of rheumathoid arthritis, in Annals of the Rheumatic Diseases, XVIII (1959), n. 2, pp. 120-128; D. H. Neustadt, Corticosteroid therapy in rheumathoid arthritis, in JAMA (Journ. Amer. Med. Assoc.), CLXX (1959), n. 11, pp. 1253-1260; T. Lucherini, Revisione critica della corticosteroidoterapia in campo reumatologico, in Rassegna clinico-scientifica, luglio-agosto 1960, pp. 193-204.