CORSINI, Corsino
Figlio di Iacopo di Ugolino e di Lisabetta di Giovanni Bartoli, nacque a Firenze nel 1369 da famiglia di rango equestre.
Suo padre, appartenente all'arte dei medici e degli speziali, era stato una personalità di rilievo nella vita politica cittadina, ed era considerato assai ricco: all'epoca della compera di Lucca era stato in grado di anticipare al Comune 4.000 fiorini.
Ascritto dal 1386 all'arte dei medici e degli speziali, il C. nel 1394 succedette al padre nella carica di vicario di Anghiari; nel 1399 divenne console della sua arte. Dopo questa data appare intensamente impegnato nella vita pubblica cittadina: priore nel 1401, due anni dopo fu tra i Gonfalonieri di compagnia e nel 1406 tra i Dodici buonomini. Della sua vita privata e delle attività da lui svolte al di fuori della politica non sappiamo molto, dato il silenzio delle fonti a noi note. Certo le sue condizioni economiche non dovevano essere floride. La fortuna della sua famiglia, in altri tempi assai consistente data la fama di ricco cittadino goduta da suo padre, venne infatti allora compromessa da dissesti finanziari che travolsero dapprima alcuni dei suoi consorti - come Giovanni di Matteo, fallito nel 1425, e Stefano di Corsino - e poi il suo stesso fratello Luigi. Questi, nel terzo decennio del secolo, rovinato da debiti contratti con alti dignitari pontifici, incorse addirittura nella scomunica, che il papa Martino V estese ai di lui figli e consorti fino al quarto grado. Il C., che aveva sposato - ignoriamo quando - una Cilia di Piero Fastelli, si rivolse pertanto "alle magistrature forestiere", ultima risorsa remunerativa dei membri della classe equestre non più agiata. Podestà di Prato nel 1410, di Montepulciano nel 1420, nel 1421 ricopriva la ambita carica di capitano di Pisa, ufficio che assunse nuovamente nel 1425, alla vigilia della sua elezione al priorato. Nel 1427 fu podestà di Modigliana e nel 1428 podestà di San Gimignano.
Al catasto del 1427 il C., ormai cinquantottenne, denunziò una situazione economica precaria e il possesso di alcune proprietà site in territorio di San Casciano, tra le quali un "chasamento" in comune con il fratello Pierozzo. Dalla dichiarazione risulta che egli abitava allora in via Maggio, nel "popolo" di S. Felice in Piazza, insieme con la seconda moglie, Caterina di Piero Venturi, e con i suoi nove figli. Pare che lavorasse "a sua mano" una vigna, a proposito della quale annota: "spendo più che non ricolio". Poiché allega a questa sua denuncia una lista di ventidue creditori, tra i quali figurano due Strozzi, Salamone di Carlo e Lorenzo di Palla, siamo indotti a supporre che l'attività mercantile, cui evidentemente si dedicava il C., fosse allora in fase di ristagno.
Morì a Firenze nel 1429. Il suo corpo venne tumulato in S. Spirito, nella cappella di famiglia, con gli onori funebri riservati ai confratelli della Compagnia maggiore della Vergine Maria, l'antica istituzione fiorentina di beneficenza più nota come Compagnia del Bigallo. Di essa il C. era stato membro attivo almeno dal 1407, quando risulta che ne era stato eletto tra i capitani.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Archivio del Bigallo, Ruolo dei capitani, 1407; Ibid., Carte Sebregondi, 1830; Catasto, 66, c. 214rv; Ibid., ms. 171: Cittadini descritti per quartiere nel 1381 e 1391, cc. non num. (quartiere S. Spirito, gonfalone Ferza); Firenze, Bibl. nazionale, Mss. Magliabech., XXVI, 133, c. 171; 136, c. 4; 142, c. 336; 211, c. 109; Ibid., Poligrafo Gargani, 673; Firenze, Bibl. Marucelliana, cod. A 161, cc. 70, 175; cod. A 229, c. 115; Firenze, Bibl. Riccardiana, ms. 2030, cc. 200-201; I. Salviati, Cronica dall'anno 1398 al 1411, in Delizie degli eruditi toscani, XVIII,Firenze 1784, p. 204; Giovanni di Iacopo Morelli, Ricordi fatti in Firenze, ibid., XIX,ibid. 1785, p. 76; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane e umbre, II,Firenze 1673, p. 146; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Corsini, Firenze 1858, pp. 26 s.; C. M. de La Roncière, Florence centre économique régional au XIVe siècle, Aix en Provence 1976, p. 1114.