CORSI DI BOSNASCO, Giacinto
Figlio del conte Carlo, primo presidente di Corte d'appello e senatore del Regno di Sardegna, e di Gabriella Perrone di San Martino, nacque a Torino il 22 apr. 1829.
Destinato alla carriera della magistratura, il C. seguì gli studi di legge, mentre apprendeva la pittura privatamente nell'atelier di un pittore piemontese, E. Balbiano di Colcavagno (1816-1872). Dopo la laurea (1849) entrò nella carriera amministrativa superiore, ma la abbandonò nel 1854 per potersi dedicare in modo più continuativo alla pittura. Non rifiutò tuttavia vari incarichi politico-amministrativi che costituirono un impegno costante di tutta la sua vita.
Eletto consigliere municipale di Torino nel 1861, tenne, a cominciare dal novembre di quello stesso anno, quasi ininterrottamente fino al 1882, l'assessorato che presiedeva alla Polizia urbana, all'Annona, alle Tasse, all'Igiene ecc. Nel 1863 fu chiamato a far parte del Consiglio direttivo per l'ordinamento e il governo del Museo civico, di recente istituzione, e dal 1864 fu membro della commissione per l'Istruzione pubblica e di quelle per i teatri Regio e Carignano e per il liceo musicale. Nella XV legislatura (1885-86) fu deputato alla Camera per il II collegio di Alessandria. Il suo impegno nelle istituzioni artistiche torinesi è attestato, oltre che dalla ininterrotta presenza nel Comitato direttivo del Museo civico fino all'anno precedente la morte, dalla partecipazione al Comitato esecutivo della IV Esposizione nazionale di belle arti tenuta a Torino nel 1880 e alla commissione ordinatrice (classe di architettura) dell'Esposizione generale italiana di Torino del 1884, dall'ufficio di facente funzione di vice presidente della Società promotrice di belle arti (1897), dall'incarico di presidenza del Circolo degli artisti (1903-04) e dalla nomina a professore onorario dell'Accademia Albertina.
Questa costante attività pubblica non gli impedì di dedicarsi con assiduità alla pittura e al dibattito culturale, come dimostrano l'imponente massa di opere presentate, sin dal 1847, alla Società promotrice di belle arti e, dal 1863, al Circolo degli artisti, la partecipazione sia pur saltuaria a mostre di Genova e di Milano ed alcuni interventi critici sull'Album annuale della Promotrice torinese. Nei primi paesaggi di grande impegno, legati al paesismo piemontese classico di A. Beccaria e di C. Piacenza, di taglio già vasto, si vede il pittore acquistare robustezza nell'uso dei volumi e delle luci (Tramonto sulla Jungfrau, 1855; Campagna romana, 1856, entrambi al Museo civico di Alessandria).
Secondo A. Stella (1893) l'artista aveva fatto intanto (1855) l'esperienza determinante di un viaggio a Parigi, esperienza più volte ripetuta, che allo stato presente delle conoscenze non è comprovata da documenti. Lo stabilizzarsi della sua tematica dal 1860 su paesaggi di foreste e paludi sembra comunque confermare la riflessione sulla pittura dei maestri di Barbizon. Alcuni dipinti di questo momento sono pubblicati sull'Album della Promotrice torinese: La solitudine (1860, pp. 30-35 [O. Savio Rossi], Ultimi sorrisi d'autunno (1861, con riproduzione litografica, pp 17 s. [G. M. Colombini], Un'ora tranquilla (1863, con acquaforte di F. di Breme, pp. 65 s. [F. Mogliotti]). Il Paesaggio (1863) e Le prime nebbie (1864, pp. 25-27 [L. Rocca]) della Galleria civica d'arte moderna di Torino e un Paesaggio lacustre (1862) in collezione privata torinese mostrano la rinuncia alle gamme coloristiche per modulazioni tonali ed evanescenze con effetti di forte accentuazione sentimentale molto apprezzati dal pubblico torinese di quel momento. Sulla scorta di quanto riferisce lo Stella (1893) e dei temi paesistici presentati dal C. nelle mostre della Promotrice, si può ricostruire negli anni seguenti una serie di soggiorni in Normandia, in Liguria, in Sardegna, in Olanda, cui corrisponde un successivo sviluppo stilistico. Dai tardi anni '60, abbandonato il tonalismo quasi monocromo, il C. tornò infatti al colore intenso, di pasta densa e lavorata, e produsse senza quasi più mutare registro fino alla morte quadri di imponenti dimensioni per lo più sul tema dei grandi spettacoli naturali con predilezione per il mare.
La Normandia, l'Olanda ma soprattutto la Riviera ligure, talvolta le Alpi si alternano in queste visioni ampie e profonde, di grandi ambizioni spettacolari, che fecero del C. il maggior marinista piemontese del secolo. La pittura più d'effetto dei Salons parigini, ma anche il marinismo olandese furono i suoi modelli ispiratori in questo periodo assai fortunato, come attestano le vendite e le riproduzioni incise, anche se i contemporanei avvertirono una certa monotonia nella sua tarda produzione. Della tela La brezza marina (1867) un pittore non certo tradizionalista né incolto come F. Pastoris scrisse (in Album della Società Promotrice, Torino 1867, pp. 14 s.): "Ogni cosa è riprodotta con bella vigoria di pennello, con impasto largo e sicuro, con corretto disegno, sicché la scena riesce evidente per giustezza di prospettiva lineare ed aerea, simpatica per verità di colorito, brillante per tinte luminose. La maestria dell'artista sovrattutto fu grande nell'aver saputo, attenendosi alla semplicità del vero, improntarne sulla tela la calma solenne". Di successo furono anche Ricordo del golfo di Genova (acquaforte di A. Balduino, in L'Arte in Italia, V[1873], p. 16), Dopo la tempesta - Scogliere presso Portovenere (acquaforte di A. Boccalaria sull'Album della Promotrice del 1876), Dopo il naufragio (1879) e i Primi raggi - Monte Rosa presentato all'Esposiz. naz. di Torino del 1880, dei quali i tre ultimi si trovano presso la Galleria civica d'arte moderna di Torino. La produzione continuò anche negli anni successivi, come appare dai titoli delle tele inviate all'Esposizione generale del 1884 e all'Esposizione nazionale del 1898 e dalla Grande marina, datata 1906, ancora presso gli eredi.
La pittura del C. può essere a sufficienza conosciuta nella Galleria civica torinese, dove, oltre a cinque opere di grandi dimensioni, sono conservati parecchi bozzetti provenienti dalla collezione di Vittorio Avondo. Le proporzioni ridotte, i tagli paesistici casuali e la pennellata frantumata e luminosa rivelano in questi ultimi, come in quelli numerosi conservati dagli eredi, un piano diverso della riflessione pittorica del C., intimamente legato al naturalismo francese, più moderno e disinvolto nel linguaggio rispetto alla grande pittura inviata alle esposizioni.
In seno al Comitato direttivo del Museo civico di Torino, in cui dal 1878 si occupò in particolare di arte moderna, il C. trattò questioni di carattere pratico (ingrandimento dei locali, spostamento della sede) e propriamente culturali, esprimendosi sempre a favore della formazione di una galleria rappresentativa della produzione pittorica non soltanto locale e assai selettiva nella qualità. La difesa della pittura di storia come genere di valore formativo contenuta nella perorazione (sedute del 30 aprile e 6 maggio 1875) per l'acquisto di Un episodio della persecuzione dei Valdesi di Silvio Allason è in sintonia con le opinioni sostanzialmente antirealistiche espresse sull'Album della Promotrice (1861, pp. 29 ss.; 1862, pp. 30 s.; 1864, pp. 15 s.; 1865, pp. 20-23; 18673 pp. 16 ss.; 1868, pp. 19 s.) dove egli commentò opere di F. Pastoris, A. Pasini, A. Beccaria, E. Perotti, V. Avondo e A. Scifoni. Dai suoi brani si desume una posizione moderata legata all'idealismo romantico nell'accezione lirico-sentimentale caratteristica del paesismo piemontese di metà secolo, ma comprensiva degli apporti del nuovo naturalismo.
Il C. morì a Torino il 21 marzo 1909.
Fonti e Bibl.: necrol. in Gazzetta del popolo, 23 marzo 1909, p. 5 [E. Ferrettini]; La Stampa, 24 marzo 1909, p. 5. Atti munic. del Comune diTorino, 1861-1882; Verbali del Comitato direttivodel Museo civico di Torino, 1863-1908; Cataloghi delle Espos. della Società promotrice di belle arti di Torino dal 1847 al 1908; Cataloghi delle Esposizioni del Circolo degli artisti di Torino dal 1863 al 1906. Ma vedi anche: G. B. Biscarra, Paesisti, in Album della Soc. Promotrice di belle arti, Torino 1860, pp. 66-76; G. Garberoglio, L'ora del pensiero. Quadro a olio del conte G. C., ibid., Torino 1868, pp. 51 s.; Esposiz. di belle arti - Società Promotrice di Torino, in L'Arte in Italia, IV (1872), pp. 107-12; IV Esposiz. naz. di bellearti - Catal. ufficiale gen., Torino 1880, nn. 233, 234; U. de Filarte [Francesco Brambilla], G. C., in Gazz. del popolo d. domen. (Torino), 20 maggio 1883, p. 70; Esposiz. gen. ital., Torino 1884-Artecontemp., nn. 562-66; A. Stella, Pittura e scult. inPiemonte 1842-1891, Torino 1893, pp. 281-85; Esposiz. naz. del 1898-Catal. delle Belle Arti, Torino 1898, nn. 1029, 1077 (con ill.); M. Bernardi, Arte piemontese, Torino 1937, p. 224; Id., Ottoc. Piemontese, Torino 1946, pp. 54, 71, 118, 299; A. Dragone-J. Dragone Conti, I paesisti piemontesidell'Ottocento, Milano 1947, pp. 42, 252 (con regesto di tutte le opere esposte a Torino); L. Mallé, Catal. d. dipinti della Galleria d'arte moderna diTorino, Torino 1968, p. 113; Id., La pittura dell'Ottocento piemontese, Torino 1976, p. 51; G. Giubbini, L'acquaforte originale in Piemonte e inLiguria, Genova 1976, passim;R. Maggio Serra, in Cultura figurativa e archit. negli Stati del re diSardegna (catal.), Torino 1980, p. 1425 (ill. p. 731); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 472; A. De Gubernatis, Diz. d. artisti ital. viventi, Firenze 1906, p. 143; Diz. encicl. Bolaffi,III, p. 447.