correzione
Attestato solo nel Convivio, è riferibile ad alcune accezioni di ‛ correggere ' (v.). E la correptio che anima i Proverbi di Salomone (" Convertimini ad correptionem meam ", 1, 23) e significa l'atto di far presente a qualcuno il suo errore incitandolo al ravvedimento (tale è infatti il senso prevalente della correptio = ἒλεγχος biblica) e implica l'idea della disciplina e del monito (come in IV XXIV 14 e 15 come alcuno lume d'animo... appare, si dee volgere a la correzione del padre, e lo padre lui ammaestrare. E guardisi che non li dea di sé essemplo ne l'opera, che sia contrario a le parole de la correzione), quanto l'effetto di esso, come in XV 13 di lui stoltezza, più che correzione, è da [sperare] (che è traduzione da Prov. 29, 20 " stultitia magis speranda est quam illius correptio "), dove l'accezione si chiarisce nella correlazione con stoltezza, e XXII 12, dove corr[e]zione è emendamento del Witte a corruzione. Da ‛ correggere ' in senso forte, in cui è rimarcato il momento del rimprovero dell'errore, deriva il significato di I II 11 salva qui la via de la debita correzione; D. stesso spiega che essere non può sanza improperio del fallo che correggere s'intende, cioè condizione essenziale della c. è la riprovazione dell'errore che deve essere eliminato. Gli editori del '21 leggevano il lemma anche in IV XXIV 16 sostiene dal correttore le sue corre[zioni] e riprensioni, ma Busnelli-Vandelli leggono corrett[iv]e riprensioni (corrette nell'ediz. Simonelli), non distinguendo, il testo di Salomone, correzioni da riprensioni.