CORRETTORE (lat. corrector)
Funzionario romano incaricato della vigilanza sulle finanze cittadine e del controllo dei conti relativi. In seguito alle tristi condizioni delle finanze locali, sia in Italia sia nelle provincie, gl'imperatori che come Nerva e Traiano avevano, per i municipî in Italia, introdotto l'istituto del carator crearono per le provincie, accanto al governatore, un funzionario che porta il titolo di corrector (a volte curator), tradotto in greco διορϑωτής, ἐπανορϑωτής, λογιστής, il cui compito è quello di vigilare l'amministrazione delle comunità autonome di un determinato distretto o a volte di tutta la provincia.
Questa istituzione fu poi sulla fine del principato estesa all'Italia. Prima del III secolo non incontriamo infatti nella penisola che dei commissarî straordinarî per determinati compiti e per singole regioni. Ottavio Appio Sabino console nel 214 è il primo che porti il titolo di electus ad corrigendum statum Italiae; dopo quella data il titolo di corrector Italiae compare frequentemente. L'istituto durò in questa forma sino a Diocleziano, sotto il quale si compì la parificazione dell'Italia alle provincie con la divisione della penisola in numerosi distretti, in ciascuno dei quali s'incontra un corrector designato col nome della regione affidatagli (corrector Lucaniae, Venetiae, ecc.). Ma non tutti questi funzionari hanno uguale dignità: alcuni hanno soltanto cinque fasces, altri invece sei (come nel 389 quello della Tuscia e dell'Umbria) e portano allora il titolo di consulares. Questi correctores delle regioni italiane (esclusa è la capitale che rimase al praefectus urbi) sono veri governatori, che, solo per un riguardo alla situazione precedente dell'Italia, non assumono il titolo di praesides: ad essi sono trasferite anche le facoltà giurisdizionali dei iuridici: solo rimangono, nelle città, i curatores.
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