CORRENTE
. Oceanografia (XI, p. 489). - Le recenti pubblicazioni sui risultati delle campagne atlantiche della nave tedesca Meteor recano nuove basi per una più chiara conoscenza delle correnti oceaniche.
Adottando una partizione proposta da A. Defant, la massa oceanica. come quella atmosferica, viene distinta in due grandi corpi d'acqua: la troposfera e la stratosfera. La troposfera oceanica comprende l'acqua relativamente calda e salsa di origine subtropicale; in superficie si estende dall'equatore sino a latitudini di circa 55° a N., 45° a S., ove corrono le isoterme di 8°; in profondità forma uno strato spesso un migliaio di metri ai tropici, 500 m. nella fascia equatoriale, e decrescente verso zero fra i tropici e le alte latitudini; è sede dei più attivi moti del mare.
La stratosfera comprende tutta la rimanente massa; affiora quindi in superficie ad alte latitudini, e si estende tra la base della troposfera e il fondo a latitudini minori.
Il Defant suddivide la troposfera in tre strati: 1. Strato superiore, ín cui la temperatura e la salinità variano poco lungo la verticale; in esso hanno sede le correnti regolate dalle influenze atmosferiche, fra cui quelle di deriva sotto l'azione degli alisei, note coi nomi di correnti nord e sud-equatoriale. 2. Strato di salto, dove la temperatura decresce con gradienti di almeno 2° per cento metri; è uno strato con alta densità, che funziona quale barriera ai moti convettivi e alle turbolenze; è sede di correnti quasi laminari; si inarca verso la fascia equatoriale, con disposizione asimmetrica rispetto all'equatore termico, ed è connesso con la corrente equatoriale, la quale assume cosi carattere diverso da quello, finora ammesso, di semplice corrente di compensazione. 3. Substratosfera, in cui salinità e temperatura decrescono lentamente in profondità, la densità cresce, l'ossigeno ha debole diffusione, i moti sono lenti; fra 300 e 600 m., dal 15° di lat. N. all'8° S. si estende una fascia d'acqua quasi stagnante, vera zona morta nella circolazione fra troposfera e stratosfera.
Lo studio del Defant sulla troposfera oceanica inquadra anche i rapporti tra atmosfera e oceano, problemi che hanno un interesse essenziale. I risultati chiariscono anche le particolari forme che le correnti assumono negli oceani Indiano e Pacifico dove il diverso regime dei venti e le configurazioni dei bacini determinano condizioni notevolmente diverse rispetto a quelle tipiche dell'Atlantico.
La circolazione stratosferica, studiata principalmente da G. Wüst, appare sotto nuova luce. Nella fredda acqua dell'oceano la temperatura ha limitate variazioni; massima influenza hanno le variazioni di salinità. La zona superficiale di confine fra troposfera e stratosfera, chiamata fronte polare, ha limiti bene distinti. Tra la fronte polare e il polo si incontra prima una fascia di acqua fredda e poco salsa (per fusione dei ghiacci e forti precipitazioni), cui fa seguito la zona dei ghiacci, fredda e con salinità normale. L'acqua della prima zona si affonda e scende sotto la troposfera, verso latitudini minori, in forma di corrente interna, rimescolandosi con le acque sovrastanti ed estinguendo gradualmente la propria energia. L'acqua che proviene dalla calotta ghiacciata è più densa, specialmente nei mesi freddi, e si affonda sino a riempire gli spazî abissali, come corrente fredda di fondo. Se il cammino non è ostacolato da barriere, la corrente raggiunge e oltrepassa le zone equatoriali; se è sbarrato da soglie, si formano zone di acque stagnanti e fredde. Le controcorrenti di compensazione sono deboli e poco perturbanti.
Le carte isoaline indicano che la corrente antartica, nell'Atlantico, si sviluppa verso 50° di lat. S., scorre a livelli fra 800 e 1000 m., con potenza di 600 m., e si spinge fino a 20° di lat. N. L'analoga corrente artica è meno sviluppata; appare distintamente sul lato occidentale dell'Atlantico, meno su quello orientale. Fra 25° e 40° di lat. N. la stratosfera ha temperature e salinità abbastanza elevate. Tali condizioni contrastano con quelle della simmetrica zona meridionale; nasce così una corrente nord-atlantica, che scorre a livello medio di 2000 m., con enorme potenza, da nord a sud, incuneandosi sotto la corrente antartica. Sotto 2500 m. gli spazî abissali sono colmi di acque portate dalle correnti polari; quella antartica, più fredda, invade tutte le zone oceaniche libere da sbarramenti. Condizioni meno asimmetriche presenta l'oceano Pacifico. Nell'Indiano, da sola, la corrente antartica domina il regime delle acque abissali.
In conclusione, la circolazione stratosferica non ha rapporti con i moti troposferici e appare dominata da condizioni termo-aline; i mari polari sono i regolatori del moto; notevole influenza hanno anche le acque calde e salse versate negli oceani dai mari mediterranei.
Non sono conformi alla realtà le antiche concezioni di circuiti interni simmetrici rispetto all'equatore; meno ancora reggono altre ipotesi vecchie, fra cui quella del Thoulet, che considerava la fredda acqua abissale quale acqua fossile, cioè come relitto di acque raffreddate durante le epoche glaciali.
Le conoscenze sui moti delle acque profonde sono di ordine qualitativo; qualche dato quantitativo è offerto dalle poche misure eseguite e dalle stime dedotte coi calcoli dinamici. Abbastanza precisati sono i moti lungo i meridiani, essendo essi rispecchiati dalla distribuzione degli elementi fisici. Meno chiari sono i moti lungo i paralleli. Con questi nuovi studî, mentre sono migliorate le conoscenze sul regime delle correnti negli strati superiori, risultano meglio definite le incomplete notizie che si avevano sul dinamismo delle acque abissali.