Malaspina, Corrado II
Figlio di Federico di Villafranca e di Agnese del marchese del Bosco; è il Currado incontrato da D. nella valletta dei principi (Pg VIII 109-139). La figura di Corrado spicca con particolare rilievo fra i suoi compagni di pena: in lui D. celebra il rappresentante di quel mondo cavalleresco sempre presente al suo spirito come epoca ideale di giustizia e di pace, improntata ai reali valori che debbono governare gli uomini. A quest'epoca ideale D. guarda con rimpianto, avvertendo ancor più stridente il contrasto con il proprio tempo, che un sovvertimento di valori ha reso regno di disordine.
Nella figura di Corrado, osserva il Donadoni, " il poeta ha foggiato uno degli uomini secondo il suo cuore ", prescindendo da qualsiasi rapporto personale che lo potesse legare ai M.: il personaggio si stacca dai suoi compagni di pena proprio per la grande serenità e dignità di cui è circonfuso. In lui non troviamo nessuna inquetudine, nessuna impazienza per la pena cui è sottoposto: non implora preghiere, non mostra rimpianto per coloro che ha lasciato e anche di fronte ai turbamenti immediati, quali la venuta del serpente e la discesa degli angeli, egli resta imperturbabile, racchiuso nel suo mondo e assorbito nell'interesse più immediato che lo stimola in quel momento (vv. 94-111), cioè la presenza di D., un uomo vivo e toscano che gli potrà dare notizie di quel mondo cui apparteneva. Anche nel suo interrogare non c'è alcun riferimento personale o sentimentale, come abbiamo sentito nelle parole di Nino Visconti, ma soltanto l'interesse che deriva dal fatto di essere stato già grande là. E il ricordo di questa grandezza è scevro da qualsiasi svalutazione o ritrattazione: per Corrado l'essere grande è uno stato naturale di essere e la stessa grandezza che lo distinse nella terra lo distingue fra i suoi compagni di pena. Ugualmente l'amore che lo legò ai suoi nel mondo è lo stesso amore che ‛ raffinato ', cioè liberato dalle scorie umane, lo conduce all'eterna grandezza. In Corrado non avvertiamo il contrasto fra l'uomo e lo spirito penitente: c'è in lui una continuità di sentire che lo eleva al di sopra dei suoi compagni di pena: " immagine di dignità e di forza sta tra quei principi oranti e salmodianti un po' come un uomo d'arme in un coro di frati " (Donadoni). La stessa puntualizzazione che fa Corrado nei confronti dell'avo (non son l'antico, ma di lui discesi, v. 119), non è una semplice distinzione di omonimi, bensì serve a evidenziare la continuità di una stirpe di uomini nobili e valorosi: le qualità di Corrado il Vecchio si sono perpetuate nel discendente. Nel corso dell'episodio è piuttosto D. ad apparire in preda a forti sentimenti, mentre il marchese, per quanto avesse mostrato interesse per gli avvenimenti della sua terra, di fronte alla celebrazione tanto enfatica della sua famiglia ritiene d'interrompere seccamente il tono troppo personale che ha assunto il discorso, e nel profetizzare al poeta il soggiorno presso i M. usa un tono asciutto eppur solenne, quasi ad accentuare il distacco che oramai lo separa da qualsiasi vicenda terrena e nello stesso tempo esalta l'atmosfera ‛ cortese ' di cui è circonfusa la sua figura.
Sulla biografia del M. non sono giunte testimonianze particolarmente significative: dai documenti rimasti risulta che condusse una vita prevalentemente legata agl'interessi della sua casata e del suo territorio. Il Gerini tramanda, ma senza produrre documentazione, che Corrado avrebbe liberato per ben due volte Sarzana dal dominio pisano, e da queste vicende avrebbe origine il suo rapporto con Nino Visconti, avversario, quindi compagno di purgazione. Ebbe possessi, in compartecipazione con i fratelli Obicino II e Tommaso I e con gli zii Manfredo, Alberto e Moroello, sia in Lunigiana che in Sardegna, beni che alla sua morte, secondo il testamento da lui redatto il 28 settembre 1294, furono divisi fra i fratelli e i congiunti, avendo egli dalla moglie Orietta, che gli portò una dote di mille libbre, un'unica figlia Spina. Partecipò alle lotte che la sua famiglia condusse contro il vescovo di Luni e nel 1281 fu, con i fratelli, assolto da una scomunica per aver restituito alcune terre usurpate al vescovo Enrico di Fucecchio.
Corrado è protagonista di una novella di Boccaccio (Dec. II 6) che, qualora sia storicamente fondata, arricchisce la biografia del personaggio; narra il Boccaccio che Spina, già vedova di Niccolò Grignano, sposò in seconde nozze Giufredi Capece, figlio di Arrighetto Capece viceré di Manfredi in Sicilia e di Beritola Caracciolo, pervenuta con i suoi figli alla corte dei Malaspina. Per quanto i personaggi e gli avvenimenti siano stati accettati come autentici dagli storici malaspiniani (si veda innanzi tutti il Gerini), la novella presenta tale affinità con leggende agiografiche medievali, in particolare quella di s. Eustachio, che si deve dubitare della stessa autenticità dei personaggi.
Bibl. - Una documentazione completa sui M. si trova nel Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di D., a c. di A. Ferretto, in " Atti Società Ligure St. Patria " XXXI 1(1901) e 2 (1903) ad indicem. Si vedano inoltre: E. Gerini, Memorie storiche d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, II, Massa 1829, 22, 314; V. Capetti, Sulla composizione artistica del canto VIII del Purgatorio, Fermo 1898 (recens. di G. Mazzoni, in " Bull. " VI [1898-99] 85); e le ‛ lecturae ' di F. Romani (Firenze 1901); di E. Donadoni (rist. in Lett. dant. 827-846, partic. 840-845); di G. Petronio, in Lect. Scaligera II 279-285.