DA FANO, Corrado (Donato)
Nato a Urbino il 1° giugno 1879, da Alessandro e da Adele Maroni, trovò la sua patria adottiva in Lombardia, ove il padre, chiamato nel 1892 a ricoprire la carica di rabbino maggiore del Consorzio israelitico di Milano, si distinse tra l'altro per la fondazione, nel 1897, di un istituto di istruzione anticipatore dei moderni criteri educativi e pedagogici.
Compì gli studi universitari presso la facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Pavia, ove conseguì la laurea nel 1905. Nell'ultimo triennio degli studi universitari era stato allievo interno nel laboratorio di istologia e patologia generale dell'università, che tanta fama avrebbe avuto nel mondo grazie al premio Nobel assegnato nel 1906 per la fisiologia e la medicina al suo direttore C. Golgi. Qui il D. acquisì dal maestro la padronanza della tecnica delle preparazioni microscopiche e l'amore per la ricerca scientifica che si indirizzò di preferenza verso l'anatomia, l'istologia e la patologia del sistema nervoso. Forte dell'insegnamento e dello spirito di ricerca ereditati dalla scuola golgiana, presentò nel 1906 l'argomento della sua tesi di laurea al concorso per il premio della Fondazione Fossati presso l'Istituto lombardo-Accademia di scienze e lettere sul tema Stato attuale delle conoscenze sulla nevroglia, richiamando l'attenzione degli studiosi su vari problemi di ordine interpretativo e istogenetico circa le fibre di nevroglia. Propose in tale sede alcuni nuovi metodi di tecnica microscopica che gli valsero l'assegnazione del premio da parte della commissione giudicatrice, composta da C. Forlanini, C. Golgi, L. Sala. Nello stesso anno (1906) entrò nell'organico dell'ospedale Maggiore di Milano presso la succursale di Cernusco sul Naviglio in qualità di assistente.
Il conseguimento nel 1907 del premio della Fondazione Sangalli per giovani medici dell'ospedale Maggiore gli consenti di recarsi all'estero per il perfezionamento degli studi in anatomia patologica. Fu dapprima nel Laboratorium der Psychiatrischen und Nervenklinik der Königl. Charité di T. Ziehen, a Berlino, ove compì ricerche sulle demenze senili in rapporto alle modificazioni del talamo ottico e in particolare delle sue cellule gangliari (Studien über die Veränderungen in Thalamus opticus bei Defektpsychosen, in Monatsschrift für Psychiatrie und Neurologie, XXXVI [1909]).
Nel 1909 si recò a Londra presso I'Imperial Cancer Research Fund, diretto da E. F. Bashford, ove elaborò una serie di ricerche sul cancro. Nel 1910 fu a Groninga in qualità di primo assistente e prosettore effettivo nell'istituto di patologia e anatomia patologica di quella università diretto da R. A. Reddingius. Rientrato in patria, ottenne la libera docenza in anatomia patologica presso l'università di Pavia. Da quello stesso anno e fino al 1915, a seguito di un concorso per titoli ed esami, coprì la carica di vicedirettore dell'istituto anatomo-patologico dell'ospedale Maggiore di Milano.
Dopo la prima guerra mondiale, in cui si trovò impegnato in qualità di capitano medico anche in zona di operazioni (si distinse, oltre che come medico militare, anche come organizzatore di servizi di cura e di assistenza alle truppe e alle popolazioni, ottenendo riconoscimenti ufficiali), il D. fu di nuovo a Londra nel 1918, essendogli stata concessa per ragioni di famiglia una licenza speciale da trascorrere in Inghilterra (aveva nel frattempo sposato l'inglese Dorothea Landau). Qui accettò la lusinghiera offerta di organizzare un insegnamento di istologia presso il King's College. Fu nominato lecturer e organizzò un laboratorio di istologia che ben presto divenne un centro di ricerca moderno e importante. Nominato dal Senato dell'università di Londra reader di istologia, non poté veder coronata la sua carriera dal conseguimento della cattedra universitaria, poiché mancò improvvisamente per un attacco cardiaco all'età di quarantasette anni, il 13 marzo 1927.
Aderente a numerose società e accademie scientifiche (tra le quali si ricordano la Società e Scuola medico-chirurgica di Bologna, la Società medico-chirurgica di Pavia, la Società lombarda di scienze mediche e biologiche, la Royal Society of Medicine, la Royal Microscopical Society, la Real Sociedad Española de Historia Natural), coeditore anche di Physiological Abstracts e di Medical Science, fu autore di oltre una sessantina di pubblicazioni, spesso insistenti sullo stesso argomento, che documentano il rigore della sua ricerca nei settori da lui prescelti. Ciò può dirsi in particolare per gli studi sul sistema nervoso che iniziò fin dagli anni universitari.
Il D. esordi con ricerche sulla nevroglia, inserendosi in un tema dibattuto da autorevoli scienziati (C. Golgi, C. Weigert, S. Ramón y Cajal), e portò originali contributi alla conoscenza del tessuto nervoso di supporto. Il premio Fossati (1906) gli venne infatti assegnato per i risultati ottenuti attraverso l'impiego di nuove tecniche microscopiche basate principalmente sull'azione selettiva fissatrice del nitrato di piridina. Ciò gli permise di distinguere nel tessuto di nevroglia la struttura interna delle cellule nonché delle fibre che ne rappresentano una particolare differenziazione citoplasmatica (Sualcune modificazioni ai metodi per lo studio della nevroglia, in Boll. della Soc. med. chir. di Pavia, 1905, pp. 162-67; Osservazioni sulla fine struttura della nevroglia, in Ricerche del lab. di anatomia normale della R. Università di Roma e altri laboratori biologici, XII [1906], pp. 101-176).
Altra serie di ricerche si indirizzò verso l'apparato reticolare interno da luiesaminato in condizioni normali e patologiche in vari organi con un nuovo metodo al nitrato di cobalto in sostituzione del nitrato di uranio (Method for the demonstration of Golgi's apparatus in nervous and other tissues, in Journal of the Royal Microscopical Soc. of London, 1920, n. 2, pp. 157-61).
Il D. svolse anche indagini sul cancro. Oltre all'interesse derivante dalla segnalazione di alcuni dati storici determinanti e dalla descrizione particolareggiata delle tecniche di indagine istologica allora in uso, su cui peraltro egli non ritenne di insistere in modo specifico, emerge la validità della impostazione metodologica della ricerca, compiuta mediante la raccolta di dati epidemiologicostatistici, anche su base geografica ed emografica e con l'ausilio della sperimentazione in vivo su piccoli animali, dove si evidenzia la maturazione della sua sensibilità agli aspetti immunologici.
Ebbe chiara altresi l'esigenza che le ricerche fossero programmate e organizzate in appositi istituti e dedicò larghe riflessioni soprattutto alla individuazione e alla scelta del personale scientifico e ausiliario, alle caratteristiche dell'ambiente di lavoro e alle necessità della strumentazione e della dotazione economica delle strutture, in previsione della creazione di istituti di ricovero a tipo specialistico (Le idee di un chirurgo sui rapporti tra sistema nervoso e cancro, in Riv. ital. di neuropatologia, psichiatria e elettroterapia, II (1909), pp. 270-74; Stato attuale della questione del cancro. Relazione per l'On.le Consiglio degli Istituti Ospitalieri di Milano, Pavia 1910). Un altro gruppo di lavori si riferisce allo studio delle encefaliti, sia nel settore della patologia umana sia in quello della patologia animale e sperimentale. La forma morbosa, comparsa con estese epidemie anche in Europa già dagli anni della grande guerra, e passata alla storia come "encefalite letargica" o "di von Economo", i cui caratteri apparivano tipici di un'infezione virale (benché l'agente responsabile non sia mai stato identificato), lo impegnò in una serie di ricerche istopatologiche che lo portarono a riconoscere in alcuni gruppi di cellule nervose corpuscoli di incerta natura (minute bodies), da lui ritrovati in seguito anche nel tessuto nervoso di conigli e cavie affetti da meningo-encefalite erpetica sperimentale. Tali studi su animali e le osservazioni di reperti istopatologici di soggetti affetti da encefalite letargica, entrambi coincidenti sul piano anatomo-patologico che risultava caratterizzato da fenomeni distruttivi a carico dei neuroni, da infiltrati perivascolari e gliali oltre che da tipiche inclusioni nucleari, lo indussero a supporre l'appartenenza del virus erpetico e di quello encefalitico allo stesso gruppo di agenti patogeni. Ulteriori studi lo portarono ad avvalorare l'ipotesi, anche sulla base del comportamento immunitario riscontrato in conigli affetti da encefalite erpetica sperimentale i quali, opportunamente trattati dopo la prima inoculazione (attenuazione del virus erpetico), venivano colpiti da forma attenuata del quadro morboso, molto rassomigliante a quello della encefalite letargica umana (Demonstration of preparations from cases of encephalitis lethargica, in Proc. of the Royal Soc. of Medicine, Sect. Path., 1918-19, pp. 42-5; Apreliminary note on the histo-pathology of epidemic (lethargic) encephalitis, in Brit. Med. Journal, [1921], 1, pp. 153-55; Herpetic meningoencephalitis in rabbits, in Journal of Path. and bacteriol., XXVI [1923], pp. 85-116).
Fonti e Bibl.: Necr., in Bull. di scienze med., s. 10, V (1927), p. 28; C. Zenoni, C. D., in L'Ospedale Maggiore, 1927, p. 90; N. Orlandi, In mem. di C. D., in Atti della Soc. lomb. di scienze med. e biologiche, XVI (1927), pp. 228-37; E. Veratti, Per la morte del dott. prof. C. D., in Boll. della Soc. med. chir. di Pavia, 1927, n. 3, pp. I-XII; Annuario della Real Università degli studi di Pavia, anni acc. 1905-06 e 1913-14; Rend. del R. Istituto lombardo. Acc. di scienze e lettere, s. 2, XXXIX (1906), p. 42; A. Pensa, Trattato di istol. generale, Milano 1959, pp. 506, 519.