CARACCIOLO, Corrado
Appartenente alla nobile famiglia napoletana, nacque, probabilmente a Napoli, da Roberto, intorno al 1360. Nulla si sa della sua giovinezza: l'affermazione, che si riscontra nella letteratura, secondo la quale egli seguì studi di diritto non trova conferma nelle fonti. Le prime notizie sicure della sua vita risalgono al 1392 quando egli si trovava a Roma, alla corte di Bonifacio IX, con la qualifica di canonico napoletano, suddiacono e cubiculario pontificio. Il C. era imparentato con il papa; molto probabilmente la nonna di Bonifacio IX, Verdella, era sorella del nonno del C., Niccolò Caracciolo. Questo legame di parentela e l'appoggio dei numerosi Caracciolo presenti alla corte di Bonifacio IX, tra i quali il maresciallo Filippo (1390-1401), fratello del padre del C., Roberto, debbono averne favorito in modo decisivo la carriera. Il C., modesto cubiculario che non si era distinto in alcun modo (dal 26 giugno 1394 era anche preposito della chiesa di S. Stefano nei pressi di Aquileia), fu preposto da papa Bonifacio IX alla Camera apostolica. Il 20 ag. 1394 il C. prestò, nella qualità di vicecamerlengo, il giuramento di fedeltà davanti al pontefice. Il conferimento dell'arcivescovato di Nicosia, avvenuto il 29 marzo 1395, e con ciò l'elevazione al rango prelatizio crearono il presupposto per l'attribuzione del titolo di camerlengo, assegnatogli il giorno successivo.
In tale carica il C. deve avere goduto della fiducia quasi illimitata di Bonifacio e nel periodo che la ricoprì fu una delle due o tre persone più potenti in Curia.
Il C. ricevette anche in questi anni numerosi benefici. A parte la prepositura aquileiense, conservata anche dopo la sua elevazione ad arcivescovo, ci sono noti i suoi tentativi per ottenere vari altri benefici (semplici parrocchie, canonicati e prepositure, anche una tesoreria) nelle diocesi di Hildesheim, Paderborn, Magonza, Colonia, Liegi e Utrecht. Nel 1402 ottenne in commenda perfino la abbazia di Moggio presso Gemona del Friuli, le cui entrate annue erano valutate in 900 fiorini. Invece non sembra esser riuscito ad assicurarsi le entrate dell'arcivescovato cipriota (ben 15.000 fiorini annui) dal momento che l'isola di Cipro faceva parte dell'obbedienza avignonese o quanto meno si teneva neutrale di fronte alle due fazioni dello scisma. Altrimenti non si spiegherebbe la rinuncia del C. che in cambio ottenne, il 2 ott. 1402, il vescovato di Mileto dotato di soli 600 fiorini annui.
Durante la sede vacante seguita alla morte del suo protettore Bonifacio IX (1º ott. 1404) il C., nella sua qualità di camerlengo, che gli attribuiva la direzione di tutti gli affari temporali della Chiesa in quel momento, dovette provvedere anche all'allestimento del conclave. Il nuovo pontefice Innocenzo VII inizialmente confermò il C. nella sua carica, ma il 12 giugno del 1405 lo elevò alla dignità di cardinale prete di S. Crisogono, nominando quasi contemporaneamente un nuovo camerlengo. Il C. conservò anche ora l'amministrazione del suo vescovato e fu perciò chiamato generalmente cardinale "Militensis".
Anche negli anni successivi il C. sembra aver dimorato ininterrottamente in Curia. Il 30 nov. 1406 fu tra gli elettori di papa Gregorio XII. Questi lo incaricò, insieme con altri due cardinali, di condurre nel luglio 1407 le trattative preparatorie con gli inviati del papa avversario Benedetto XIII, del re di Francia e della università di Parigi, venuti a Roma nel tentativo di trovare una soluzione allo scisma. Quando divenne evidente che Gregorio XII cercava di sabotare questi tentativi, il C., insieme con altri otto cardinali, l'11 maggio 1408 abbandonò la Curia che in quel momento si trovava a Lucca, e fuggì a Pisa. Il 29 giugno sottoscrisse a Livorno l'accordo concluso tra i cardinali di ambedue le obbedienze, decisi a comporre lo scisma con la convocazione di un concilio generale, nel caso che i due papi concorrenti non si fossero dimessi.
Il C., come del resto i suoi confratelli, non seguì l'invito di Gregorio XII di presentarsi davanti a lui, pena la deposizione e la perdita dei benefici. Solo dopo la partenza del pontefice (14 luglio), si recò a Lucca (16 luglio) insieme con Rinaldo Brancaccio, per far passare dalla loro parte i due cardinali che vi erano rimasti. Vi riuscirono; ma non ottennero dal signore della città, Paolo Guinigi, il permesso di riunire a Lucca il Sacro Collegio. Dopo un altro soggiorno a Pisa, il C. nell'ottobre si recò a Bologna, latore di numerosi inviti per il concilio, che il 25 marzo del 1409 si doveva riunire a Pisa, inviti indirizzati ai due futuri papi, Pietro Filargi e Baldassarre Cossa legato di Bologna, ai prelati della sua legazione, al clero, ai principi, ai nobili e ai popoli di Romagna e della Marca d'Ancona, nonché alle università di Bologna e di Pavia.
Gregorio XII, che aveva conferito il vescovato di Mileto ad un altro prelato già nell'ottobre del 1408, il 14 genn. 1409 depose, come aveva minacciato, i cardinali a lui ribelli; ma il concilio di Pisa rifiutò di accogliere la decisione. Il C. lasciò Bologna il 28 marzo 1409; e il 17 maggio, al concilio, testimoniò nel processo istruito contro i due papi. Non disse una parola su Bonifacio IX, fu molto reticente a proposito del suo successore, e si pronunciò chiaramente solo in merito agli avvenimenti del maggio 1408, ricordando i tentativi di Gregorio XII di far fallire le trattative volte alla composizione dello scisma. Mentre ancora era riunito il concilio, il C. il 26 giugno partecipò al conclave che elesse il terzo papa, Alessandro V.
Per incarico di quest'ultimo il C. abbandonò la Curia di Pisa il 3 sett. 1409, diretto in Lombardia per promuovere la tutela di città e di vari possedimenti della Chiesa in quella regione. Scelse come residenza Bologna, dove giunse l'8 settembre; lo seguirono nel gennaio del 1410 anche il papa e la Curia. A Bologna il C. abitò nello stesso palazzo con il Cossa che del resto era suo parente. Si dice che alla morte di Alessandro V (3 maggio) il Cossa abbia proposto l'elezione del C. nonostante questi, a detta di Teodorico da Nyem, fosse del tutto inadatto per mancanza di istruzione. Il 17 maggio venne invece eletto papa il Cossa stesso.
Il nuovo pontefice gli affidò ancora una volta la direzione della Camera: il che sta a dimostrare quanto stretta fosse l'amicizia tra i due uomini. Il C. è ricordato come "regens officium camerariatus" ancora nel giugno e alla fine di agosto. Morì a Bologna il 15 febbr. 1411 prima della partenza della Curia. I celestini accompagnarono la sua salma a S. Michele, le esequie furono celebrate nella cattedrale.
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