BORNATI, Corradino
Nacque da antica famiglia bresciana nel 1397; diciassettenne, fu mandato dal padre, Virgilio, a Padova perché vi seguisse gli studi giuridici, ma dopo cinque anni abbandonò lo Studio padovano per abbracciare la vita religiosa e nel 1419, tornato a Brescia, ricevette l'abito di s. Domenico dalle mani di Matteo Bonimperti da Novara, che fu poi vescovo di Mantova. Pronunciati i voti, per volere dei superiori si dedicò allo studio della teologia svolgendo contemporaneamente un'intensa attività come predicatore. Per la sua dottrina e per la sua vita ascetica fu preposto al convento di Brescia e vi rimase fino al 1426, allorché il generale dell'Ordine, Bartolomeo Texier, lo trasferì a Bologna per servirsi della sua opera nella riforma del convento di S. Domenico, che ospitava un folto gruppo di frati, di cui solo una parte era osservante. Eletto priore (con tale titolo compare in un documento notarile del 9 sett. 1427, cfr. C. Piana, Nuove ricerche su le università di Bologna e di Parma, Quaracchi, Florentiae 1966, p. 316 n. 4), anche in quest'occasione perseguì l'opera di riforma, riconducendo in breve tempo tutto il convento alla Pstretta osservanza. Scaduto il termine del suo priorato, dovette assolvere ancora quest'ufficio dopo la cacciata da Bologna del suo successore, Domenico Mazzacossa da Viterbo, che in quel periodo di lotta tra le fazioni cittadine era fautore del partito papale.
Allorché l'esercito pontificio mosse nel territorio bolognese per domare la ribellione e Martino V fulminò l'interdetto contro la città, il B., non si sa se spontaneamente o per obbedienza, si fece latore della bolla di scomunica dagli accampamenti alla piazza e la lesse pubblicamente. Arrestato per questo suo atto, mentre il convento veniva depredato, sfuggì alla morte per l'intervento di alcuni cittadini influenti e venne rimesso in libertà, ma poco dopo subì nuovamente il carcere per non aver smesso la sua attività e la predicazione in favore del pontefice. Rieletto priore, pare abbia rifiutato la dignità cardinalizia offertagli da Martino V e dopo breve tempo morì, vittima di una pestilenza, all'età di trentadue anni il 1º novembre 1429.
Il B. fu uno dei rappresentanti della tendenza rigorista nelle controversie che allora travagliavano gli ordini mendicanti; i contemporanei gli attribuirono doti profetiche e taumaturgiche e la voce popolare lo disse beato; tuttavia nel 1582 l'arcivescovo Carlo Borromeo, in visita pastorale a Brescia, ordinò di rimuovere dalla chiesa di S. Domenico un altare a lui dedicato.
Secondo il Fabricius (Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, I, Florentiae 1858, pp. 378 s.) potrebbero attribuirsi al B. i Sermones de tempore contenuti in un manoscritto della Biblioteca Paolina di Lipsia (oggi Bibl. Univ., ms. 727);ma l'opera non è ancora stata studiata.
Fonti e Bibl.: La prima biografia del B., dalla quale dipendono tutte le altre, è quella scritta da Cristoforo Barzizza nel 1474per invito del nipote del B., Martino Trivella (in Acta Sanctorum, Nov., I, Parisiis 1887, pp. 403-407).Altre notizie biografiche con molti ricordi personali sono fornite da Costanzo da Fabriano, che fu novizio a Bologna e discepolo del B., in una lettera scritta nel 1478ai confratelli Onorio da Brescia eCristoforo da Alzano (ibid., pp. 409 s.);da entrambi questi testi dipendono altre due biografie assai simili tra loro: quella del Taegio (ibid., pp. 410-413)e quella di Nicolò Bagnadori, dedicata ad Agostino Comotta nel 1516 (in Leander Albertus, De viris illustribus Ordinis Praedicatorum, Bononiae 1517, ff. 249-252);Hyeronimus de Bursellis, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononie, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., XXIII, 2, p. 77; S. Razzi, Vite de i santi e beati… del sacro ordine de' frati predicatori, Firenze 1577, I, pp. 214-218;G. Brunati, Vita o gesta di santi bresciani, I, Brescia 1854, pp. 4, 49;[D.-A.] Mortier, Histoire des maîtres généraux de l'Ordre des frères prêcheurs, IV, Paris 1909, pp. 148-152; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., XIII, col. 508 (s. v. Conradin de Brescia); Bibliotheca Sanctorum, III, coll. 362 s. (sub voce Bornada).