CORONEA (Κορώνεια, Coronēa)
Antica città della Beozia, sulla strada da Cheronea a Tebe, a O. del lago Copaide, posta su un colle cinto dai fiumicelli Κουάριος a E. e Φάλαρος (oggi S. Giorgio) a O. Fondata secondo la tradizione da Corono, Coronea prese parte alla guerra di Troia; poi fu in possesso dei Beoti, che vi avrebbero fondato il tempio di Atena Itonea (v. beozia, VI, p. 679), divenuto poi centro religioso della Lega beotica. Di questa in seguito Coronea fu socia nel gruppo di Aliarto e Lebadea, ma sempre sotto l'egemonia di Tebe. Ebbe una breve autonomia solo dal 456, durante il predominio ateniese, ma nel 47 presso di essa gli Ateniesi, sotto Tolmide, furono disfatti dai Beoti. I Coronei poi, alla dipendenza di Tebe lottarono contro Atene a Delio (423). Presso Coronea Agesilao vinse i Tebani e i loro alleati nel 394 (v. sotto). Con la pace di Antalcida (387-86) Coronea riprende la sua autonomia, che durante il sec. IV perde e riacquista per poi ricadere sotto la signoria tebana; poi è di nuovo socia della nuova Lega beotica, e verso la fine del sec. III è per un pezzo il centro del partito antiromano, finché nel 196 Tito Quinzio Flaminino assedia la città, la prende e le impone una multa di 30 talenti. Ma nel 191 sta dalle parti di Antioco III, per cui il console Manio Acilio Glabrione la lascia saccheggiare ai suoi soldati; poi tiene le parti di Perseo contro Roma, finché nel 171 il console Licinio Crasso la conquista; ma nel 170 è di nuovo liberata. In seguito Coronea perde ogni importanza. Al tempo di Strabone era già in gran parte abbandonata e in rovina.
Dei suoi monumenti vi sono ora soltanto poche rovine. Pausania ricorda a Coronea un altare di Ermes Epimelios e uno dei Venti. Presso alla città vi erano: il tempio di Eracle Palemone, quello di Corono, quello di Demetra Tesmofora, il noto tempio di Atena Itonia, e sotto la piazza del mercato un tempio di Era con un'antica figura della dea, opera di Pitodoro tebano, altrimenti ignoto. Le monete di Coronea hanno da una parte lo scudo beotico, dall'altra una faccia di Gorgone con l'epigrafe KOPO.
Le battaglie di Coronea. - La posizione, militarmente importantissima, di questa città sulla strada che attraversava la Beozia da nord-ovest a sud-est, ne rese il territorio per due volte teatro di grandi battaglie. La prima è quella che i Tebani vinsero sugli Ateniesi nel 447 a. C.: più notevole è la seconda, combattutasi nel 394 a. C. fra l'esercito spartano, comandato dal re Agesilao (v.), e quello dei Tebani e dei loro alleati. Agesilao, scendendo a rapide marce dalla Tessaglia, passato, verso la metà d'agosto, il confine della Beozia e varcato quindi il fiume Cefiso trovò l'esercito dei collegati schierato a difesa della strada di Tebe, nella regione di Coronea, presso il tempio di Atena Itonia, là dove i contrafforti dell'Elicona digradano nella piana del Copaide. Fronteggiavano Agesilao i Beoti, gli Ateniesi, gli Argivi, i Corinzî, i Locresi. Le forze dei due contendenti non dovevano ammontare a molto più di 20 mila uomini per parte. Agesilao si pose all'ala destra coi suoi Spartani, alla sinistra schierò i contingenti di Orcomeno; dei collegati, tenevano la destra i Tebani, la sinistra gli Argivi. Nel primo tempo della battaglia, mentre l'ala destra di Agesilao metteva in rotta gli Argivi, costringendoli a cercar salvezza sul declivio dell'Elicona, i Tebani, alla lor volta, sfondavano il fronte degli Orcomenî, gettandosi all'assalto del campo alle loro spalle. Allora il re, operata la conversione della falange, la condusse contro i Tebani; i quali, per non essere tagliati fuori dagli alleati e dalle posizioni dell'Elicona, invertirono il fronte, ritirandosi in direzione del monte. E qui i Tebani riuscirono, dopo mischia aspra e sanguinosissima, ad aprirsi il passo e a ritirarsi sull'Elicona. Quella di Agesilao, che rimase ferito, non fu che una vittoria a mezzo: l'esercito nemico restò sostanzialmente intatto, né egli osò assalirlo nelle nuove posizioni.
Bibl.: C. Bursian, Geogr. von Griechenland, I, Lipsia 1862; Pieske, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 1425 segg.; F. Cauer, ibid., III, col. 637 segg.; J. Kromayer, Antike Schlachtfelder, I, Berlino 1926; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., III, i, Berlino-Lipsia 1923, p. 74.