CORONE (Κορώνη; A. T., 82-83)
Piccolo scalo marittimo della Grecia, nel nomós della Messenia, Il centro attuale, che è s0 km. più a sud dell'antico, conta 2744 ab. ed è posto su un promontorio coronato da una fortezza veneta.
Storia. - L'antica Corone (Κορώνη, Corüne) fu porto della Messenia, fondato, dopo la spedizione di Epaminonda del 365 a. c., da Epimelide e da lui battezzato col nome della sua patria Coronea. La città fu presto fiorente, e ci appare autonoma nel sec. II, al principio del quale entrò nella Lega achea; fu assalita perciò nel 183 a. C. dai Messenî, ma dopo la loro sconfitta riebbe la sua autonomia che conservò quando i Romani ebbero disciolto la Lega achea, meno un periodo d'incerta durata (sec. II d. C.?) in cui sembra essere stata dipendente da Sparta. Dal sec. XIII d. C. il nome di Corone ci appare trasferito all'antica Asine, più a sud sulla medesima costa del golfo messenico; ma ignoriamo quando e per quale ragione gli abitanti dell'antica Corone siano emigrati. La località dell'antica Corone è stata ubicata presso al moderno villaggio di Petalidi, dove sono stati distinti tanto i resti dell'antico porto presso la spiaggia, quanto le rovine dell'acropoli, con tratti della cinta dell'epoca di Epaminonda, resti dell'agorà e d'un buleuterio, e vasti ruderi degli edifici della città romana.
Dal sec. XIII Corone ci appare, quale possesso veneto, collegato con la vicina Modone in un unico sistema militare, amministrativo e portuario. Divenne così il nodo marittimo, cui si ricollegava il movimento di navigazione militare e commerciale nell'Egeo. Stretto dapprima il possesso a un breve tratto territoriale, trovò maggior respiro con l'ampliamento del retroterra continentale mediante gli acquisti di Argo e di Nauplia alla fine del sec. XIV, e fu anche sviluppata la sua funzione con la rinnovazione e l'allargamento degl'impianti portuarî. Il crollo di Candia, nel 1669, ne indebolì la solidità; nel 1718 la Morea divenne definitivamente turca. Nel 1770 la squadra russa, entrata nel Mediterraneo, per colpire il Turco sul fianco, prese d'assalto il porto di Corone, ma non poté mantenerlo: circa sessant'anni dopo, vi s'installarono i Francesi. La ricostituzione del regno greco, mutando l'equilibrio marittimo, cancellò anche la funzione storica del vecchio porto.
Azioni navali. - Per distogliere Solimano che nell'aprile 1532 aveva invaso l'Austria, Carlo V pensò di assalire i Turchi in Grecia. Adunò un'armata di oltre cento legni con 12.900 soldati, dandone il comando ad Andrea Doria, il quale, il 21 settembre 1532, mosse all'attacco di Corone. Dopo un primo tentativo fallito, i soldati riuscirono a impadronirsi delle opere di difesa, facendo prigioniera la guarnigione. Il Doria s'impadronì poi di Patrasso e, lasciato un presidio a Corone, ritornò a Genova. Nel 1533 il sultano volle riprendere Corone e v'inviò una poderosa flotta. Ripartì allora il Doria con 150 galee e presso il Capo Gallo venne, il 2 agosto, a un breve scontro con i Turchi. Sbarcò indi truppe e vettovaglie a Corone e ritornò in Italia, sciogliendo l'armata. Di ciò approfittarono i Turchi, che s'impadronirono di Corone.
Bibl.: E. Curtius, Peloponnesus, II, p. 166 segg.; Tod, in Journ. of Hell. Studies, XXV (1905), p. 40 segg.; Pieke, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 1422 segg.; Heyd, I commerci dei Latini in Levante, in Bibl. dell'economista, s. 5ª, X; Kretschmayr, Geschichte von Venedig, Gotha 1904-1922, I e II; C. Manfroni, Lo scontro di Modone, in Ateneo veneto, 1906; id., Documenti sulla squadra russa nel Mediterraneo nel 1770, in Rivista marittima, 1912.