CORONARO
Famiglia di compositori. Antonio nacque a Vicenza il 29 giugno 1851 da Luigi e Anna Cattaneo, primo di quattro fratelli. Fu avviato agli studi classici nel ginnasio vescovile di Vicenza e, contemporaneamente, allo studio del pianoforte con U. Genero, del violino con F. Manzato, dell'organo e della composizione con F. Canneti. Nel 1869, in seguito alla morte del padre, lasciò il liceo per provvedere, col fratello Gaetano, al sostentamento della famiglia insegnando musica privatamente. Il 29 nov. 1871 iniziò la carriera di insegnante nella Scuola musicale di Vicenza e nello stesso anno ebbe luogo la prima esecuzione pubblica di un suo lavoro: la Messa funebre per l'Ufficio dei defunti scritta per la basilica di S. Marco al Soldini a Vicenza. Ottenuta una certa sicurezza economica, sposò Antonietta Ghisalberti: dalla loro unione nacque un solo figlio: Arrigo (1880), che morì giovanissimo. Alla musica sacra egli dedicò sempre la maggior parte della sua attività come compositore, come organista, come maestro di cappella: nel 1885, alla morte di F. Canneti, prese il posto del suo maestro come organista della cattedrale di Vicenza e, poco dopo, ottenne anche quello della chiesa di S. Corona che mantenne quasi fino alla morte. Della sua produzione di musica sacra si ricordano sette messe (che, all'epoca, furono eseguite anche nelle principali cappelle d'Italia e d'Europa), diversi inni, mottetti, litanie e alcuni pezzi per organo solo. Anche se, come si è detto, la musica sacra occupò l'intero arco della sua attività musicale, tuttavia nella sua produzione ha un posto di un certo rilievo anche il teatro musicale. Il 18 genn. 1880 esordì al teatro Eretenio di Vicenza con l'opera in un prologo e tre atti Seila, su soggetto biblico tratto dal Libro dei Giudici e ridotto a libretto da A. Boni. Il lavoro ebbe una calorosa accoglienza di pubblico e nell'autunno dello stesso anno fu riproposto al teatro Sociale di Rovigo con uguale successo, ma con molte riserve da parte della critica che giudicò l'opera immatura, stilisticamente influenzata da Verdi e da Gomes. Dopo più di vent'anni, nel 1901 ritornò alle scene col melodramma in tre atti Il falco di Calabria: l'opera, rappresentata al teatro del Patronato Leone XIII di Vicenza, ebbe un buon successo e fu replicata nelle maggiori città dell'Italia settentrionale. Antonio scrisse per il teatro altre opere: Olinta e Simone, La maliarda ed Edward, mai rappresentate per le difficoltà dell'allestimento scenico, ritenuto troppo dispendioso.
Morì a Vicenza il 24 marzo 1933.
Chiuso nel piccolo ambiente borghese vicentino (fraterno amico di A. Fogazzaro, fu da questo preso a modello per la figura di Franco Maironi in Piccolo mondo antico), profondamente legato alle tradizioni familiari e religiose, Antonio trovò la piena realizzazione nell'insegnamento e nell'attività di organista. Nonostante i temporanei successi dei suoi melodrammi e delle composizioni sacre, egli non riuscì mai ad imporsi in modo duraturo per la mancanza di apertura alle innovazioni in atto nella cultura contemporanea. Anche nelle composizioni libere per organo (Preludio melodico, Toccata di concerto, ecc.), infatti, troviamo le caratteristiche e i limiti propri della letteratura organistica della seconda metà dell'800 così vincolata al melodramma. L'opera di rinnovamento iniziata già nel 1877 dall'Associazione italiana di S. Cecilia e svolta da M. E. Bossi sia nel campo del concertismo (volto finalmente alla esecuzione delle opere di J. S. Bach), sia, per conseguenza, nell'adeguamento dell'organo italiano alla struttura degli strumenti stranieri per i quali tanta letteratura era stata scritta, sia, soprattutto, nello sforzo di ridare allo strumento una letteratura ad esso congeniale e, allo stesso tempo, in linea con la cultura musicale europea contemporanea, non arrivò ad Antonio che non riuscì a svincolare il suo discorso dagli stilemi ottocenteschi e a indirizzarlo sulle nuove vie della musica del'900.
Compositore fu anche il fratello Gaetano, nato a Vicenza il 18 dic. 1852.Avviato agli studi umanistici presso il ginnasio vescovile di Vicenza, studiò pianoforte e composizione con F. Canneti. Alla morte del padre, nel 1869, fu costretto come Antonio ad abbandonare il liceo per dedicarsi completamente alla musica che gli permetteva di provvedere al sostentamento dei suoi. In tal modo egli mise in luce il suo talento musicale presso le famiglie benestanti di Vicenza che lo incoraggiarono ad approfondire la sua preparazione anche con aiuti economici: spinto da un amico di famiglia, l'abate F. Spagnolo, da F. Lampertico, il grande economista, e da Mariano Fogazzaro (padre di Antonio), Gaetano si trasferì a Milano nel novembre 1870 presso il cognato di M. Fogazzaro., Luigi Danioni. Al conservatorio di Milano fu ammesso nella classe di violino del prof. Cavallini., ottenendo, però, il permesso di assistere alle lezioni di Franco Faccio, il celebre direttore d'orchestra, titolare di una delle cattedre di composizione. Il 3 maggio 1872 fu ammesso alla, classe di composizione e subito vinse il gran premio con una Ouverture campestre. Sempre nel '72vinse il concorso per una sinfonia bandito dalla Società del quartetto. Nell'agosto del 1873conseguì il diploma di composizione presentando nel saggio finale l'idillio pastorale Il tramonto: l'opera, su libretto di A. Boito, ebbe un successo clamoroso che gli procurò anche un premio in danaro di 2.000 lire oro, messo a disposizione dall'editrice Giovannina Lucca, per compiere un viaggio di studio all'estero (Francia, Belgio, Germania e Austria). Tornato in Italia, nel 1877 fu nominato da F. Faccio primo sostituto direttore d'orchestra alla Scala. Con tale incarico ebbe modo di mettere a frutto le esperienze acquisite specialmente in Germania, sostituendo molte volte il Faccio nella direzione dei Maestri cantori di Wagner e nelle concertazioni di Otello di Verdi, presente l'autore. Il quotidiano rapporto con l'orchestra e molti grandi operisti di passaggio alla Scala confermarono in lui il proposito di tentare la composizione di un melodramma di vasto respiro; la scelta cadde sul libretto Creola di E. e M. Torelli Viollier. L'opera fu rappresentata il 24 nov. 1878 al Comunale di Bologna, per interessamento di Boito, sotto la direzione di Faccio ed ebbe un grande successo di pubblico e di critica. Alla Creola fece seguito un lungo periodo di silenzio durante il quale si dedicò soprattutto alla direzione d'orchestra e all'insegnamento: nel 1879, infatti, ebbe la cattedra di armonia nel conservatorio di Milano e nel 1893 fu prescelto per la cattedra di composizione, lasciata vacante dalla scomparsa del giovane A. Catalani. Il 4 genn. 1894 tornò alle scene, presentando a Brescia il melodramma in tre atti Il Malacarne su libretto del drammaturgo siciliano S. Interdonato. Circa dieci anni separano quest'opera dall'ultima che egli riuscì a far rappresentare: Un curioso accidente, ispirata alla commedia di Goldoni e ridotta a libretto in atto unico dallo stesso Gaetano e dalla scrittrice Cordelia (Virginia Tedeschi Treves). Fu rappresentata al teatro Vittorio Emanuele di Torino l'11 nov. 1903 con un caloroso successo. Altra sorte ebbe, invece, l'opera alla quale egli maggiormente teneva: Enoch Arden, rimasta inedita e mai rappresentata per un insieme di sfavorevoli circostanze. Gaetano mori a Milano il 5 apr. 1908.
Compositore non molto fecondo, nella sua produzione troviamo diversi brani per canto e pianoforte tra i quali si ricordano: il Canto superbo (Milano 1881) e la Montanina su testi di A. Fogazzaro (ibid. s. d.); L'anello e il bacio, stornello toscano; una Canzone delle isole Canarie, una Canzone orientale (ibid. 1889) ed altre romanze; alcuni pezzi per pianoforte solo (Allemarida, ibid. 1892, Ghiribizzo);una Ouverture campestre (1872); una Sinfonia (1872); l'idillio pastorale Il tramonto (1873).
Soprattutto i due melodrammi La creola e Un curioso accidente, che in un certo qual modo delimitano l'attività del compositore, sono i lavori che meglio servono per seguire l'evoluzione della personalità artistica di Gaetano. Ne La creola troviamo il giovane compositore che si lascia attrarre dalla trama scabrosa che si svolge in ambiente esotico e si sente lo stile oscillare tra la lezione wagneriana da poco appresa in Germania, la prepotente lezione drammatica di Verdi, i tentativi di evocare qua e là, con vari mezzi, l'ambiente esotico; in essa si ravvisano, soprattutto, bei momenti melodici, segno di una vena facile ma non ancora dominata. Questo aspetto caratterizza soprattutto l'atto unico Un curioso accidente dove, con la maturità, è mantenuta la freschezza giovanile trasferita in una scrittura omogenea, scorrevole, dove le aperture melodiche sono sempre sorrette da un discorso armonicamente ricco, audace e compartecipe dell'azione. Ciò che ha bloccato la vita di quest'opera è, forse, il suo stretto legame con il passato: la trama goldoniana troppo lontana dalle realtà individuate dalla "giovane scuola" verista e la musica, così melodicamente espansiva, ma proprio per questo al di fuori dello spirito borghese che, in quel momento, si allontanava dal linguaggio verdiano per assumere a modello l'opera francese contemporanea che s'imponeva nel 1902 col Pélleas et Mélisande di C. Debussy e nella quale l'espansione melodica non rappresentava più la soluzione ultima dell'espressione.
Comunque, non si può dimenticare la sua attività didattica; alla sua scuola si sono formati diversi ottimi musicisti tra i quali ricordiamo: L. Mapelli, A. Smareglia, T. Serafin, A. Pedrollo, C. Pedron, E. Oddone.
Compositore, pianista e direttore d'orchestra fu anche il fratello Gellio Benvenuto, nato a Vicenza il 30 nov. 1863. Iniziò bambino gli studi musicali con F. Canneti e dimostrò ben presto il suo precoce talento musicale: a tredici anni diresse il Barbiere di Siviglia al teatro di Arzignano, vicino Vicenza, e compose la romanza L'orfanello. Fu perciò mandato a perfezionare i suoi studi al Liceo musicale di Bologna. Allievo di F. Parisini e dall'81 di L. Mancinelli, compose La georgica eseguita dall'orchestra del Comunale di Bologna, quindi Jolanda, opera in un atto con la quale si licenziò dal Liceo col gran premio in contrappunto, composizione e pianoforte il 24 giugno 1883. Subito dopo intraprese la carriera di concertista di pianoforte con una tournée in Francia: si esibì a Nizza, Cannes, Montecarlo, Marsiglia e Parigi. Poi si dedicò alla direzione d'orchestra in Italia e in Europa. Nel 1893 vinse il terzo concorso per giovani operisti, bandito dalla casa editrice Sonzogno (il secondo concorso aveva visto vincitore nel 1889 P. Mascagni con Cavalleria rusticana), con il bozzetto lirico in un atto Festa a Marina rappresentato il 21 marzo 1893 alla Fenice di Venezia: il successo fu grande e l'opera fu replicata lo stesso anno a Vienna e nel 1895 a Berlino. La stessa casa editrice, in seguito al successo della Festa a Marina, gli commissionò altre opere che, però, non ebbero altrettanta fortuna: Claudia, dramma in due atti che fu rappresentato al Lirico di Milano il 5 nov. 1895 e Bertoldo, opera comica in tre atti rappresentata a Milano nel 1910. Sempre per il teatro, scrisse anche un'operetta: Minestrone napoletano, rappresentata a Messina nel 1895. Oltre all'opera, il C. rivolse la sua attività di compositore anche alle riduzioni e trascrizioni per pianoforte: ricordiamo due grandi pots-pourris su La bohème di Leoncavallo (1897) e sull'Andrea Chénier di Giordano (1901); alla musica sacra (Messa solenne a tre voci e organo; Pange lingua, inno a tre voci e organo; album di dieci pezzi per organo) e alla didattica (Trattato di contrappunto, non pubblicato). Morì a Milano il 26 luglio 1916.
È presumibile che il successo (forse l'unico e temporaneo) ottenuto con la Festa a Marina fosse dovuto più ad un insieme di favorevoli combinazioni che non ai meriti intrinseci dell'opera che, di fatto, scomparve presto dalle scene. Nata, si può dire, sulla scia della Cavalleria rusticana, ha con questa forti legami: una trama di ambiente popolare basata sulla gelosia coniugale e, soprattutto, un testo musicale che è una melodia continua interamente sviluppata dal canto, come nella Cavalleria:E. Hanslich aveva trovato nell'opera di Mascagni l'"antidoto" a Wagner e l'opera di Gellio ebbe successo proprio a Vienna e Berlino dove più autorevole era l'influenza esercitata dalle teorie estetiche del critico austriaco. Ma Festa a Marina manca di unità di scrittura: ci sono pagine bellissime per invenzione melodica, procedimenti armonici, forza drammatica; ma ci sono anche pagine poco felici e, soprattutto, impersonali: ne risulta un'opera che fa ricordare, piuttosto che pensare al futuro. Personalità fortemente assimilatrice, Gellio non riuscì mai a superare la lezione del passato e a trovare uno stile suo, una sua individualità: questo forse spiega la sua inclinazione alle trascrizioni nelle quali poteva impiegare liberamente la sua dottrina nella rielaborazione di materiale altrui.
Musicista versatile e non privo di qualità originali, purtroppo immaturamente scomparso, fu Arrigo. Nato a Vicenza il 6 ag. 1880 da Antonio e Antonietta Ghisalberti, intraprese gli studi musicali sotto la guida del padre dedicandosi presto alla composizione di musica sacra e operistica. Presentò diversi lavori teatrali a Vicenza: Studenti, Ruth, Naviganti e Turiddu (1905), favorevolmente accolti dal pubblico. La morte lo colse giovanissimo, a Vicenza, il 7 ott. 1906.
S. Rumor in Una pagina di storia della musica sacra a Vicenza, così volle ricordare la figura del giovane compositore: "Un Angelus Domini, un offertorio Assumpta est, un Miserere, un De profundis ed altri lavori, tutti buoni, ci fanno deplorare la morte immatura del giovane musicista, che possedeva il dono invidiabile di un'invenzione melodica simpatica e lontana da ogni volgarità".
Fonti e Bibl.: Necrol. in L'Avvenire d'Italia (Bologna), 26 marzo 1933 (per Antonio); A. Fogazzaro-E. de' Guatinoni, Per l'inaugur. dei busti di Gaetano C., Milano 1908; S. Rumor, Gaetano C., la vita e le opere, Vicenza 1910; Id., Il maestro Benvenuto C., nel trigesimo della morte, in Corriere vicentino, 26 ag. 1916; E. Oddone, Gaetano C., Roma 1922; S. Rumor, Una pagina di storia della musica sacra a Vicenza, in Laudate Dominum, num. straordinario del Boll. ceciliano per il XIII Congresso naz. ceciliano, Vicenza. 11-13 settembre 1923, p. 20 (per Antonio e Arrigo); G. Mantese, Storia musicale vicentina, Vicenza 1956, pp. 134 s., 150 s. (per la famiglia); F.-J. Fétis, Biogr. univers. des musiciens, suppl., I, p. 202 (per Gaetano); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 373 s. e suppl., p. 216; Enc. dello Spett., III, coll. 150 ss.; La Musica, Diz., I, p. 442; N. Slominsky, Baker's Biogr. Dict. of Musicians, New York-London 1971, pp. 321 s.; Encicl. della Musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 196; Die Musik in Geschichte u. Gegenwart. XV, coll. 1600 s.; The New Grove Dict. of Music and Musicians, IV, p. 797.