CORONA
La c., ornamento del capo di forma circolare spesso in metallo prezioso, fu nel Medioevo il più importante segno di sovranità delle monarchie occidentali. Gli esempi conservati sono distinguibili secondo tipologie e funzioni (c. imperiali, regali, femminili, copricapi di dinasti secondari) e sono caratterizzati da motivi variamente connessi tra loro, allusivi in particolare al legame simbolico tra l'ambito regale, il mondo ultraterreno e la sfera ecclesiastica. Le c. pertanto divennero elementi fondamentali in azioni simboliche quali l'incoronazione, l'offerta (c. votive) e il dono, a dimostrazione di supremazia.Gli elementi che costituiscono i presupposti antichi delle forme delle c. medievali sono sicuramente le strutture del diadema e dell'elmo; va inoltre ricordato che già nelle grandi civiltà del Vicino Oriente si trova un copricapo distintivo per i sovrani, indicante in vari modi una relazione con le divinità.I Greci ritenevano il diadema oggetto tipico dell'abbigliamento ufficiale del gran re e dell'alta nobiltà persiana e appunto per questo Alessandro Magno lo adottò come contrassegno regale; tale interpretazione del diadema ha assunto storicamente un'importanza pari alla sua storia effettiva e ha condizionato anche la successiva ricerca: Alföldi (1985), interpretando la tradizione antica come frutto della propaganda antipersiana e antimonarchica dei Greci, ritiene che il diadema sia derivato piuttosto da precedenti greci, ovvero dal trasferimento all'ambito politico dell'esteso uso di bende e c. nelle cerimonie religiose; la novità introdotta a partire da Alessandro Magno sarebbe costituita, secondo lo studioso, dalla stabilità di tale uso; infatti nelle monarchie ellenistiche il diadema divenne segno di regalità, acquisendo un ruolo preciso nel rituale dell'elezione. In questo senso l'incoronazione di spine di Cristo andrebbe vista quale rispecchiamento in negativo di un rito di investitura ellenistico.Diadema, elmo imperiale e corona dall'età di Costantino il Grande.
Solo con Costantino il Grande il diadema venne adottato come segno stabile della supremazia dell'impero (325-326), in un momento politicamente significativo, quando tutto il regno era sotto la sua sovranità assoluta - dopo il concilio di Nicea, dove aveva tentato di ricostituire l'unità della Chiesa cristiana - e in celebrazione dei suoi vicennali. Il diadema di Costantino, costituito, richiamandosi ad Alessandro Magno, da una fascia stretta, sotto i suoi successori fu ornato da pietre preziose e perle, secondo schemi variabili; il punto centrale della fronte era sottolineato da una gemma di particolare rilevanza. La fascia del diadema era di colore purpureo, secondo testimonianze più tarde, e non bianca come quella di Alessandro Magno e dei suoi successori.Il diadema di pietre preziose o c. di gemme, attestato principalmente nella parte occidentale dell'Impero, seguiva una tradizione romana; si trattava probabilmente già allora del diadema a placchette, composto da più elementi collegati da cerniere, documentato nelle rappresentazioni imperiali dal terzo quarto del 4° fino alla metà del 7° secolo. Più tardi apparve il diadema a cerchio rigido, da cui si sviluppò la c. imperiale bizantina aperta, attestata fino all'11° secolo. Dal 400 ca. comparvero ai lati del diadema i pendília, fili decorati pendenti, e solo a partire dalla seconda metà del sec. 6° il centro venne ornato con regolarità da una croce. Il diadema, parte costitutiva dell'abito ufficiale imperiale, spettava esclusivamente all'augusto in carica e all'imperatrice, ma solo se anch'essa era augusta. Il diadema di quest'ultima fu simile in un primo tempo a quello dell'augusto, sebbene più semplice e completato da spilloni decorati, fissati nei capelli. L'imperatrice Licinia Eudossia, augusta dal 439, vi introdusse dei rialzamenti aguzzi: tale elemento decorativo, proveniente dalle regioni del confine persiano-bizantino, diventò caratteristico delle c. femminili bizantine e influenzò direttamente la c. dei sovrani d'Occidente.Nei ritratti monetali di Costantino il Grande appare un tipo di elmo romano particolarmente sfarzoso, decorato con il monogramma di Cristo. Con Costanzo II si produsse una sorta di contaminazione o combinazione fra l'elmo imperiale e il diadema e così si diede luogo a una nuova tipologia, che conobbe però una fortuna relativa; infatti nelle raffigurazioni imperiali dopo Giustiniano I è attestata solo di rado, per scomparire dall'inizio dell'11° secolo.Per quanto concerne la c. a calotta, l'origine è ancora discussa; in particolare è controverso il rapporto con la tradizione letteraria del kameláukion alla quale si è fatto riferimento (Wessel, Piltz, Nicolescu, 1978, coll. 387-397) a proposito di un tipo di c., unione di un diadema e di una calotta, che si incontra dalla fine del sec. 6° e poi nuovamente dal 9° fino all'11° e che sarebbe stata uno stadio preparatorio delle c. chiuse dei Comneni.L'unico esempio conservato del tipo a calotta è la c. di Federico II (Palermo, Mostra Permanente del Tesoro della Cattedrale), proveniente dalla tomba della moglie Costanza (Deér, 1950; Sierch, 1975; Piltz, 1977; Wessel, Piltz, Nicolescu, 1978).
La relazione simbolica già esistente in epoca precristiana tra il sovrano, il suo copricapo e il mondo ultraterreno trovò una nuova interpretazione nell'ambito della cristianizzazione dell'Impero romano. Si ritrovano alla base di questa serie di relazioni motivi ricchi di conseguenze: la Bibbia come punto di partenza, con la concezione di Cristo re - evidente anche nell'immagine in negativo dell'incoronazione di spine - e con i temi relativi sia alla c. della vittoria nella lotta esistenziale del cristiano, sia alla c. della vita eterna, sia alla c. come offerta a Dio quale Signore apocalittico; il richiamo legittimante ai re biblici, soprattutto Davide, la cui c. conferita da Dio costituì il modello del diadema imperiale; l'introduzione nel diadema di una croce sulla fronte, nell'elmo del monogramma di Cristo e più tardi la decorazione delle c. con motivi iconografici cristiani; e ancora la santificazione delle c. con l'inserimento di reliquie, il cui primo esempio è il diadema con un chiodo della croce che s. Elena inviò da Gerusalemme al figlio imperatore.Ulteriori elementi che condussero all'interpretazione cristiana della c. furono: la consuetudine, che in epoca tarda venne fatta discendere da Costantino il Grande, di donare alle chiese c. precedentemente in uso o fatte realizzare appositamente; la crescente clericalizzazione dell'elezione del sovrano e della consegna della c., da cui derivò più tardi l'affermazione che un angelo avrebbe portato dal cielo diadema e c. a Costantino il Grande; la cristianizzazione dell'iconografia imperiale, di cui è esempio la rappresentazione della legittimazione celeste del sovrano - l'incoronazione dell'imperatore da parte della mano di Dio è attestata già per Costantino il Grande -, e viceversa il trasferimento di elementi dell'iconografia di corte alle raffigurazioni di contenuto cristiano, come nel caso dell'immagine del trono preparato per Cristo, su cui a volte è posto un diadema; e infine l'interrelazione tra ambito temporale e spirituale, in primo luogo il trasferimento di insegne e diritti temporali a dignitari ecclesiastici, particolarmente evidente nell'episodio della donazione costantiniana, secondo la quale Costantino avrebbe concesso il suo diadema a papa Silvestro, che lo rifiutò richiamandosi alla corona clericalis, la tonsura, e accontentandosi del frygium, un altro copricapo di chiara origine imperiale.
I Germani, prima come appartenenti a una cultura periferica della Tarda Antichità e poi come fondatori di regni eredi dell'Impero romano, svilupparono la loro civiltà sotto l'influsso del simbolismo politico antico e bizantino. Il diadema appare su monete, bratteati e croci in lamina d'oro longobarde come imitazione e trasformazione di modelli figurativi antichi. Secondo la tradizione scritta, i re germanici portarono in un primo tempo il diadema o la c. (per es. Teodorico, Clodoveo) in virtù di una concessione dell'imperatore d'Oriente, richiamandosi in questo all'investitura di principi vassalli da parte dell'imperatore romano. Tale situazione si riflette nella definizione di c. data da Isidoro di Siviglia: "corona insigne victoriae, sive regii honoris signum [...] Imperatores Romani et reges quidam gentium aureas coronas utuntur" (Etym., XIX, 30, 1-3; PL, LXXXII, coll. 697-698). All'epoca del re Liutprando (712-744) l'aurea corona costituiva una componente costante dell'apparato di un sovrano longobardo; egli volle deporla sulla tomba di s. Pietro, indicando come anche i re germanici, già dall'epoca di Clodoveo, seguissero l'uso romano-bizantino di donare le insegne del potere alle chiese. È discussa la questione se presso i Germani vi sia stata, soprattutto presso i Visigoti, un'incoronazione formale. Sono conservate o conosciute attraverso testimonianze figurative la c. della regina longobarda Teodolinda (m. nel 626 ca.), più tardi usata come c. votiva (Monza, Mus. del Duomo), la c. del re longobardo Agilulfo (m. nel 615-616 ca.), sottratta e fusa nel 1804, ma nota attraverso raffigurazioni, e le c. votive visigote del sec. 7° provenienti da Guarrazar (Madrid, Mus. Arqueológico Nac.), che, per quanto non utilizzate dai sovrani, consentono tuttavia di dedurre i caratteri di quelle che lo furono realmente.I re germanici usarono portare anche elmi di tradizione romana e vennero prodotte in Nubia, quasi nello stesso periodo, c. analoghe derivate dall'uso romano.
Furono determinanti per il Medioevo e in parte ancora per l'età moderna i tipi di c. che si formarono a partire dall'epoca carolingia. La c. a cerchio (Reifenkrone) risale al diadema tardoantico di forma circolare ed è documentata dalla 'c. ferrea' di Monza (Mus. del Duomo), della seconda metà del sec. 9°, da una c. carolingia riutilizzata come decorazione dell'orlo di una coppa in agata proveniente da Saint-Denis (Parigi, BN, Cab. Méd.) e dalla c. dell'imperatrice Cunegonda (Monaco, Schatzkammer der Residenz). Tutti e tre gli esemplari sono costituiti da elementi singoli, secondo una tipologia nota anche a Bisanzio.Della c. a piastre (Plattenkrone), caratterizzata da elementi posti al di sopra del cerchio, non si conservano esemplari. Appartenevano a tale tipologia la c. donata dal re d'Italia Ugo (m. nel 948) al reliquiario di s. Maurizio a Vienne, nota attraverso un disegno, e quella, documentata da un acquerello, donata dall'imperatore Ottone II al monastero di Berge presso Magdeburgo, in cui il cerchio e gli elementi soprastanti risultano formalmente integrati in un complesso unico.Al sec. 9° risale anche la c. ad arco (Bügelkrone), il cui esemplare più antico, noto solo grazie a un disegno, è la c. che il re Bosone di Burgundia (m. nell'887) donò al reliquiario di s. Maurizio a Vienne, costituita da un diadema formato da singoli elementi, del tipo attestato anche a Bisanzio, e da due archi incrociati. La c. detta dell'impero (Vienna, Schatzkammer) è del tipo a piastre, a cui è stato aggiunto un arco semplice.La c. gigliata (Lilienkrone), che ebbe maggior fortuna in Occidente, prende il nome dagli elementi a giglio posti sopra il cerchio, frutto della rielaborazione di una forma decorativa bizantina, presente anche nelle c. a piastre, certamente originata dal simbolismo di questo fiore. L'esempio più antico conservato è la c. di Essen (Münsterschatzmus.; 1000 ca.), con la quale fu incoronata temporaneamente la statua-reliquiario della c.d. Vergine d'oro nel duomo. La c. della statua di S. Fede a Conques (Trésor de l'Abbaye; fine sec. 10°-inizi 11°) è del tipo gigliato su cui si incrociano due archi.L'elmo regale invece perse importanza rispetto alla c. già nell'Alto Medioevo, tranne in Inghilterra e in Svezia, dove la c. ebbe la preminenza rispettivamente dal 10° e dal 12° secolo.
La consegna della c. per mano di un rappresentante della Chiesa divenne, insieme all'unzione, il momento principale dell'insediamento di un sovrano, rendendo evidente il particolare riferimento divino del rito. Accanto all'uso di donare c. alle chiese, che ebbe una lunga tradizione, si introdusse la nuova consuetudine di offrire c. per i reliquiari, a volte per quelli di sovrani divenuti santi (per es. Carlo Magno, Venceslao), che prevedeva anche la possibilità di riutilizzare la c. per uso personale, dimostrazione simbolica del legame con il santo predecessore. Anche l'usanza di donare c. ad altri come segno di subordinazione di questi ultimi rimase in uso per molto tempo.Del tradizionale rapporto della c. e della sua funzione con il mondo ultraterreno, il Medioevo mise particolarmente in risalto il motivo della reggenza comune di Dio e del sovrano in cielo e l'uso, concettualmente dipendente da questo motivo, della c. funeraria come espressione del legame tra morte ed elevazione del sovrano.Nelle c. femminili si riscontra invece uno scambio iconografico e formale con quelle nuziali; del resto nelle cerimonie di incoronazione delle regine erano contenuti elementi derivati dai riti matrimoniali. Un rapporto di interscambiabilità legava alla c. nuziale anche quella mariana: in quanto regina celeste, Maria era raffigurata con la c. e le sue immagini venivano onorate con c. eseguite appositamente o con c. vere e proprie, precedentemente in uso.Lo scambio tra l'ambito temporale e quello ecclesiastico si evidenziò nell'adozione della mitra sacerdotale da parte del sovrano, nella forma di c. a calotta, come espressione della propria carica religiosa, e nell'uso da parte del papa di un copricapo imperiale, che divenne in seguito la tiara, quale conseguenza delle rivendicazioni contenute nella donazione costantiniana.Il significato di cui era portatrice la c. era implicito nella forma stessa, in relazione anche alla tradizione cui si richiamava l'impiego di determinate forme, e veniva espresso soprattutto nelle formule di consegna nel rito di incoronazione. Le c., come già il diadema di Costantino il Grande, potevano contenere reliquie, assumendo pertanto anche valore di reliquiari, e parimenti si elaborarono reliquiari in forma di corona. La relazione tra c. e culto delle reliquie si manifestò inoltre attraverso l'incoronazione onorifica dei reliquiari.Ulteriore, specifico significato assunsero le c. fatte risalire a fondatori divenuti santi, come la c. di s. Stefano in Ungheria (Budapest, Magyar Nemzeti Múz.) e di s. Venceslao in Boemia (Praga, tesoro della cattedrale); anche la c. detta dell'impero fu ritenuta di Carlo Magno. I tre esempi citati testimoniano peraltro come fra le diverse c. che i sovrani dell'Alto Medioevo possedevano, alcune fossero divenute in seguito un essenziale punto di riferimento collettivo e poi il simbolo di un'intera comunità.Le numerose raffigurazioni medievali di sovrani e di incoronazioni offrono un'importante serie di indicazioni, circa l'immagine e la concezione della c., proprie alle diverse epoche; la loro dipendenza da una tradizione figurativa tuttavia non consente conclusioni sull'effettiva realtà della rappresentazione delle c., verificabile solo tramite un prudente esame delle fonti.N. GussoneDue tra i più significativi esempi di c. bizantine, in oro e smalti cloisonnés, sono conservati a Budapest (Magyar Nemzeti Múz.): quella nota come Sacra c. d'Ungheria e quella, frammentaria, legata all'imperatore bizantino Costantino IX Monomaco.La prima è databile nell'ambito dell'ottavo decennio del sec. 11° ed è costituita dall'assemblaggio di due diverse parti: un diadema forse femminile di origine bizantina - decorato da perle, pietre preziose e da dieci placchette a smalto, due semicircolari con Cristo e l'imperatore Michele VII Ducas e otto rettangolari con immagini dei ss. Demetrio, Giorgio, Cosma e Damiano, degli arcangeli Michele e Gabriele, del c.d. Costantino Porfirogenito, forse il figlio o un giovane fratello dell'imperatore, e di Géza I re d'Ungheria - e una calotta cruciforme di origine occidentale, in cui sono incastonate otto placchette a smalto con al centro Cristo in trono e nei bracci i ss. Pietro, Andrea, Paolo, Filippo, Giacomo, Tommaso, Giovanni.La c. frammentaria legata a Costantino IX Monomaco è anch'essa di origine bizantina ed è databile intorno alla metà dell'11° secolo. Se ne conservano solo sette placchette oblunghe a terminazione semicircolare appartenenti al diadema - tre con le immagini dell'imperatore Costantino IX, della consorte Zoe e di sua sorella Teodora, quattro con figurazioni varie (Virtù, scene di danza) - e due piccoli medaglioni circolari con le effigi dei ss. Pietro e Andrea, forse pertinenti alla calotta.E. Zanini
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