corno
Mentre D. e Virgilio si avviano verso il pozzo centrale che mette in comunicazione i due ultimi gironi infernali, risuona, molto alto e potente, lo squillo del c. (ma io senti' sonare un alto corno, If XXXI 12); poco dopo (v. 71), D. apprenderà dalle parole di Virgilio che è Nembrot a suonare lo strumento: Anima sciocca, / tienti col corno, e con quel ti disfoga.
Dello strumento è progenitore illustre lo shofar, usato nella liturgia biblica e che è l'unico testimone musicale dell'antico rituale ebraico che sia ancor oggi impiegato. Quanto al c. medievale, è difficile distinguerlo esattamente da altri strumenti consimili, e in particolare dalla cennamella, per la solita ragione che nelle fonti dell'epoca è consuetudine corrente designare con vocaboli differenti un medesimo strumento. Il termine ‛ olifante ', con cui si trova spesso indicato, deriva dal fatto che lo strumento era ricavato dalla zanna dell'elefante: di origine africana quindi, ma passato in Europa tramite Bisanzio. Gli esemplari rimasti conservati mantengono la caratteristica foggia della zanna elefantina o del corno taurino; non hanno bocchino e sono spesso finemente scolpiti, con rappresentazioni di figure animalesche od ornamentazioni geometriche. Dal punto di vista sonoro, non v'è alcun dubbio che questo tipo di c. fosse dotato di straordinaria intensità e potenza, tanto che era impiegato prevalentemente all'aperto: sappiamo ad esempio di una banda civica la quale operava in Pisa nel 1324, e che era formata da una cennamella, da un suonatore di nacchere e da quattro fra trombe e corni. L'iconografia del tempo ci mostra tuttavia altre fogge di c., impiegato solisticamente specie da angeli musicanti, il quale, sia per le più modeste dimensioni, sia per l'atteggiamento aggraziato e composto dell'esecutore, appare più adatto a delicati effetti pastorali. Tuttavia, l'iperbole della sensazione dantesca (tanto ch' avrebbe ogne tuon fatto fioco, v. 13) non lascia dubbi che lo strumento qui ricordato sia da accostarsi all'epico olifante, e ciò anche per l'esplicito richiamo a Orlando (vv. 16-18).
Bibl. - C. Sachs, The history of musical instruments, New York 1940; N. Bessaraboff, Ancient european musical instruments, Boston 1941; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Kassel-Basilea 1957, VI 744 ss.; The new Oxford history of music, III, Londra 1960, 475-477 (trad. ital. Milano 1964, 531-533); A. Baines, Woodwind instruments and their history, Londra 19632; F. Harrison-J. Rimmer, European musical instruments, ibid. 1964.