GERANZANI, Cornelio
Nacque a Genova il 23 marzo 1880 da Cesare e Matilde Bianchetti, originari di San Mauro Torinese. Abbandonò gli studi alla vigilia della laurea in giurisprudenza, scegliendo di dedicarsi alla pittura sotto la guida di G. Quinzio, membro dell'Accademia ligustica di belle arti. La sua prima produzione, orientata verso una profonda indagine della natura, è resa attraverso una pittura a "macchia", riconducibile alle istanze della cosiddetta Scuola grigia, di cui l'artista visse gli ultimi echi. Appartengono a questa fase dipinti del 1900 circa quali il Ritratto della madre (Nebbia, 1956, tav. I), Paesaggio con mulo nel bosco e Paesaggio con stradina genovese, quadri conservati in collezioni private genovesi, come la maggior parte delle opere del Geranzani.
Nel 1902 il G. entrò in contatto con l'ambiente divisionista genovese sviluppatosi sul finire del secolo intorno alla figura del pittore P. Nomellini (attivo in città a partire dal 1890) e consolidato dalla presenza di G. Pellizza e G. Previati alle mostre della locale Società promotrice di belle arti. Sono di questo periodo il Ritratto dello zio, o Il gentiluomo di campagna (ibid., tav. II) e Ragazza con papaveri (1905-07 circa) in cui l'approccio naturalistico viene ripensato in termini di piani cromatici giustapposti. Il crescente interesse verso i valori ideali della luce e la scomposizione del colore lo condusse, a partire dal 1907 circa, verso un puntinismo di non stretta osservanza scientifica.
Più interessato alla resa del tonalismo atmosferico che non alla traduzione di piani geometrici in un sistema complementaristico, dimostrò una spiccata capacità di dominio della figura, costruita attraverso un uso plastico del colore e una rilevante tendenza "sintetica" di ascendenza cézanniana, evidente nella Bambina di fronte al focolare o nella Figlia del carrettiere (1907 circa: Bruno, 1982, fig. 381). Negli stessi anni la nuova sensibilità simbolista, di gusto visionario e fantastico, favorita dall'attività di letterati e poeti, come C. Roccatagliata Ceccardi e R. Zena, e di riviste quali Endymion e Rassegna latina, non tardò ad arricchire di nuovi elementi il linguaggio divisionista del G., attraverso l'uso di una linea di forte carica sensuale di gusto klimtiano - Tondo con figura femminile ed Eva (1908 circa) - seppur orientata in senso geometrico-decorativo (Eva, donna alata o La luce: 1908 circa).
Nel 1910 il G. partecipò per la prima volta alla Promotrice di Genova con tre lavori eseguiti quell'anno: Satiro, Il bucato, Capriccetto (catal., pp. 24, 39). Da quel momento indirizzò la produzione verso un puntinismo più ortodosso, basato sull'attribuzione di valori astratti ai singoli colori giustapposti, come è evidente in Case e strada del 1910 circa (Bruno, 1982, fig. 383) e Bambine che giocano dello stesso anno.
Quest'ultimo dipinto venne presentato, sempre nel 1910, a Roma alla mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti - dove l'artista tornò nel 1923 allestendo una personale - e fu esposto accanto al celebre Villa Borghese di G. Balla. Gli effetti di quell'incontro si concretizzarono in alcune opere immediatamente successive - dipinte nello stesso anno come Il lampione (ibid., fig. 382) e Luce elettrica - nelle quali il G. sembra subire temporaneamente il fascino della luce elettrica, resa attraverso un uso antinaturalistico del divisionismo, senza tuttavia riuscire a raggiungere gli effetti di dinamismo che caratterizzavano, a quella data, le opere di Balla, ormai alle soglie della svolta futurista.
La prima personale del G. fu allestita nel 1916 a palazzo Bianco nell'ambito della LXII Esposizione della Società di belle arti di Genova. L'artista vi prese parte con ventidue opere, tra le quali Il mago dei bambini del 1915 (Milano, collezione Calmarini: ripr. in Liguria futurista, p. 65), che segnarono il suo abbandono del puntinismo. Tale tecnica apparve ormai snaturata rispetto al linguaggio postimpressionista che l'aveva generata, e questo grazie all'impiego di macrotasselli organizzati secondo un principio musivo di ricostruzione dell'immagine. Tale evoluzione stilistica connota la produzione degli anni 1910-16, segnata da dipinti quali Figura con animale e Ragazza con lo scaldino (1910-12: Bruno, 1982, figg. 384 s.) o Nudo sul bordo della vasca (1913 circa: Rocchiero, 1971, tav. XXIII).
Nel 1919 il G. partecipò all'Esposizione di belle arti di palazzo Bianco a Genova con quattro dipinti, tra cui Bambine sulla giostra (Belsito Prini, ripr. p. 16).
In una serie di lavori databili agli anni 1916-20 il G., pur mantenendo intatto il caratteristico gusto geometrico delle forme, compose sulla base di accordi squillanti di puro colore steso à plat su ampie superfici semplificate, che rivelavano insospettate qualità di illustratore e cartellonista: Ritratto di signora (Genova, collezione Wolfson); Bagnante (Beringheli, 1991, ripr. in copertina); La ballerina; La soubrette; Signora al palco; L'uscita dal teatro Carlo Felice; Il ragazzo dal pappagallo (Nebbia, 1956, tav. XI); La cascata e l'arcobaleno (Grosso, 1920, ripr. p. VII).
Nel 1917 il G. aveva allestito un'ampia personale presso la galleria Bollardi di Milano, cui fecero seguito nel 1920 quelle presso il ridotto del teatro Quirino di Roma e la galleria Centrale di Genova.
In quelle occasioni presentò opere di diversa natura: le sensuali Sirene (1916: Angiolini, ripr. p. 13) di gusto decorativo e letterario, non estranee al clima simbolico-estetizzante introdotto a Genova dal pittore A. De Carolis, attivo presso la rivista L'Eroica a partire dal 1911; i Notturni, definiti dallo stesso G. "aspetti indecisi del mondo esterno" (ibid., p. 15), che denotano un gusto per l'introspezione malinconica, sottolineata da una tavolozza che varia nel sottilissimo gioco dei colori e delle atmosfere tonali (Paesaggio spirituale del 1920 e Il chiostro: ibid., ripr. pp. 13, 15; Il fanale: Grosso, 1920, ripr. p. VII).
L'interesse verso un realismo capace di creare suggestivi silenzi lo avvicinò, nella seconda metà degli anni Venti, a certe riflessioni sulla forma avanzate nell'ambito di Valori plastici e di Novecento, come appare in quadri del 1926-28 quali Il caffè mattutino, Bolla di sapone, La piccola domestica, Ragazza seduta (Nebbia, 1956, tavv. V, VII, IX). Nel 1934 partecipò alla XIX Biennale di Venezia con l'acquerello Gatto sulla sedia (catal., ripr. p. 128) confermando la ripresa di tradizioni naturalistiche che caratterizzò la produzione dell'ultimo periodo e che compare nella Natura morta della Galleria d'arte moderna di Genova, in Buona caccia e in Natura morta: astice e pesci, del 1935 circa (Nebbia, 1956, tavv. XIV s.), come anche nelle Murene del 1936 (Belsito Prini, ripr. p. 17). Sempre nel 1934 allestì una personale presso la galleria Bragaglia di Roma. Dopo la partecipazione all'Esposizione della Società di belle arti di Genova del 1938, si ritirò dall'attività espositiva.
Il G. morì a Genova il 18 ott. 1955.
Fonti e Bibl.: O. Grosso, L'esposizione di palazzo Bianco, in Gazzetta di Genova, LXXXVII (1919), 4, p. 5; Id., Espositori genovesiC. G., in Rassegna d'arte antica e moderna, VII (1920), 3, pp. VII s.; A. Angiolini, La mostra Geranzani, in Gazzetta di Genova, LXXXVIII (1920), 3, pp. 13-15; P. De Gaufridy, La Galleria municipale d'arte moderna nel palazzo Serra a Nervi, in La Grande Genova. Boll. municipale, VIII (1928), 11, p. 593; Id., La mostra del Sindacato di belle arti a palazzo Rosso, in Genova, XI (1931), p. 528; S. Rebaudi, III mostra sindacale, in Corriere mercantile, 28 apr. 1932; U. Nebbia, C. G. (catal.), Genova 1932; O. Belsito Prini, C. G., pittore genovese, in Genova, XX (1940), pp. 15-18; G. Riva, Galleria degli artisti liguri, C. G., in Il Corriere del pomeriggio (Genova), 3 marzo 1948; C. G., mostra postuma (catal., galleria Rotta), Genova 1956; U. Nebbia, C. G., Milano 1956; G. (catal.), Celle Ligure 1971; V. Rocchiero, Maestri divisionisti in Liguria, Genova 1971, p. 27; E. Bertonati, Genova tra simbolismo e futurismo (catal.), Milano 1978; G. Bruno, Immagine e paesaggio. Liguria 1850-1970, Genova 1979, p. 28; V. Rocchiero, Scuole, gruppi, pittori dell'Ottocento ligure, Genova 1981, pp. 211 s.; G. Bruno, La pittura in Liguria dal 1850 al divisionismo, Genova s.d. (ma 1982), ad indicem; G. Costa, Guida al collezionismo. Liguria pittori dal 1800 al 1910, Genova 1985, p. 41; Genova: il Novecento (catal.), a cura di G. Marcenaro, Genova 1986, pp. 83, 141, 265, 334, 385; G. Bruno, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, II, Genova 1987, pp. 460, 484; P. Geranzani, L'esperienza simbolista nella pittura di C. G., tesi di licenza, Accademia ligustica di belle arti, Genova, a.a. 1988-89; Divisionismo italiano (catal.), Trento 1990, pp. 298-301, 338-341, 446 s.; G. Bruno, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1992, I, p. 26; L. Perissinotti, ibid., II, pp. 907 s.; F. Sborgi, Le culture figurative, in Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità d'Italia ad oggi. La Liguria, Torino 1994, pp. 388, 396; F. Ragazzi - F. Sborgi, Presenze liguri alle biennali di Venezia 1895-1995 (catal.), Genova 1995, pp. 160, 292, 315; C. Olcese Spingardi, in Liguria futurista (catal.), a cura di F. Ragazzi, Genova 1998, pp. 11, 19, 65, 125, 135; G. Beringheli, Diz. dei pittori liguri, Genova 1991, p. 147.