BARBARO GRITTI, Cornelia
Nacque a Venezia nel 1719 da Bernardo, sposato, in seconde nozze, a Elisabetta Lucchini (1715). Nel 1736 sposò un nobile spiantato e vizioso, Giovannantonio Gritti, più vecchio di lei di ben diciassette anni, dal quale ebbe tre figli, Domenico, Francesco, il noto poeta dialettale, e Camillo Bernardino.
Nel settembre del 1757 il Gritti fu incarcerato per "molto depravata condotta" e rinchiuso a vita nella fortezza di Cattaro. Erroneamente il Casanova, che pure sembra informatissimo di tutta la vicenda, dà per certa la morte del Gritti nello stesso anno della sua incarcerazione: in realtà egli morì dieci anni dopo, nel 1767 o 1768. 1 figli vennero tolti alla madre, priva di mezzi finanziari, ed ospitati presso il seminario dei nobili della Giudecca. La B. tornò a vivere col padre, e molti gentiluomini si presentarono "pour l'engager à leur sacrifier sa liberté; mais n'ayant jamais été ennemie déclarée de l'amour, elle agréa toujours leur hommage" (Casangva, Histoire de ma vie..., IV, p. 2). L comprensibile che, dopo la triste esperienza matrimgniale, la B. non volesse passare a seconde nozze.
Aveva ricevuto un'ottima educazione letteraria dal padre, poeta dilettante, e dal poeta e abate C. I. Frugoni. Il contatto quotidiano con la B., ancora giovinetta, era estremamente pericoloso per il povero abate, notoriamente incapace di opporre alcuna resistenza alle lusinghe del cuore: presto da maestro di rime passò all'insegnamento di quella più difficile arte d'amare, nella quale la B. non ebbe rivali.
Uscita dall'adolescenza, essa (in Arcadia Aurisbe Tarsense) fu al centro di un salotto letterario frèquentatissimo da uomini famosi del tempo: la bellezza, una viva e pronta intelligenza e quella cultura che fece esclamare al Goldoni "voi siete una perfetta conoscitrice del buono e del cattivo del nostro secolo" le avevano "incatenato a, piedi i più austeri conoscitori del merito" (Goldoni, La pupilla, dedica, in Opere, XIV,Venezia 1912, p. 182). Chi, soffriva maggiormente di questi omaggi era il Frugoni (Comante in Arcadia), che replicava insistentemente: "quel che scrissi, vel ridico: / sia Goldoni un vostro amico, / un galante è mio nemico" e poi "sono cosa assai distante / un amico ed un amante" (Frugoni, Opere..., p. 441).L'amicizia della B. con Goldoni risale all'ultimo scorcio del 1756 e sulle prime non insospettì minimamente l'ardente abate che continuava a ricevere omaggi dalla B.: il regalo di "un bellissimo botticello di cristallo pieno d'ottimo maraschino" servì al Frugoni dapprima come pretesto per un poetico dono (Le feste di Tersicore), ma poi per consolarsi del sospettato tradimento: "Vi vuol tutto il cristallino / botticel di maraschino / perch'io regga a tal destino!".
Goldoni cercava di evitare la battaglia con la solita bonomia: "Aurisbe, Aurisbe, el diavolo / ve torna a stuzzegar; / volé, troppo onorandome, / farine precipitar. / Ah se Comante el penetra! / Me aspetto una desfida, de do poeti in colera / voleu ch'el mondo rida?". Ma Frugoni era ormai deciso a rompere clamorosamente i suoi rapporti col Goldoni spezzando una lancia in favore della commedia all'improvviso e denigrando coloro che pretendevano riformare il teatro togliendo le maschere. Esistevano naturalmente tra il Goldoni e il Frugoni motivi di contrasto ben più profondi della rivalità per la Barbaro. Il Goldoni infatti era stato chiamato dalla corte di Parma per scrivere libretti comici, e il successo, gli applausi, gli onori e i molti denari elargiti al commediografo avevano certamente inasprito il poeta aureo, che non si riappacificò più con lui.
Nel 1756 (o '57) il Goldoni aveva dedicato alla B. una commedia, La pupilla; la lettera dedicatoria costituisce una chiara testimonianza dei sentimenti di stima che avevano improntato la relazione del poeta con la bella Aurisbe: "sentirmi da voi lodato, veder le opere mie da voi, saggia, virtuosa donna, approvate, sentirmi dir da una sì graziosa bocca: sei bravo, mi solleva dal basso della disistima che ho di me stesso e mi lusinga di essere qualche cosa di più" (p. 184).
Secondo le testimonianze del Moschini la B. "poté andarsene superba dell'amicizia e della stima de' più prodi poeti italiani del secolo XVIII". Conobbe il Bettinelli, il Cesarotti, forse l'Algarotti e il Metastasio, e la celebre Corilla Olimpica, oltre al Chiari (di cui rimane una fervida profferta d'amore) e al Pagnini, con cui la B. scambiò numerose lettere, giudicate "curiosissime" dal Ciampi, il quale poté esaminarle prima che esse fossero cedute dalla stessa B., 'ormai vecchia, ad un "irlandese letterato per mille aurei zecchini". Al Pagnini inviò anche un sonetto, pubblicato poi dal Mazzei, che, di passaggio a Venezia, era stato introdotto da Antonio Zanon "alla brillante conversazione della signora C. G., poetessa eruditissima e sempre bella".
La B. scrisse molti versi, stampati in varie raccolte del tempo: alcuni si leggono nell'Anno poetico, ossia raccolta di poeste inedite di autori viventi, IV, Venezia 1796 5 VI, ibid. 1798, e VIII, ibid. 1800; altri si trovano fra le rime composte in onore di Virginia Rangoni Morai da G. B. Vicìni, in un libretto intitolato Egeria, Parigi 1764; e poi in Atti della solenne coronazionefatta in Campidoglio della insigne poetessa D. Maria Maddalena Morelli Fernandez pistojese, tra gli Arcadi Corilla Olimpica, Parma 1779. Versi di Aurisbe Tarsense furono stampati nel Giornale poetico, ossia poesie inedite d'Italiani viventi,anno III, semestre IV, Venezia s.d. Nella commedia del Goldoni Il raggiratore ne sono pubblicati altri che la B. scrisse in lode del senatore Daniele Renier, frequentatore assiduo del suo salotto.
Morì a Venezia il 19 apr. 1808.
Fonti e Bibl.: C. Gozzi, Fogli sopra alcune massime del genio e costumi del secolo dell'abate Pietro Chiari, Venezia 1761, pp. 16 s.; C. I. Frugoni, Opere poetiche, Parma 1779, VIII, pp. 431479; F. Algarotti, Opere, XIII, 3, Lettere italiane, Venezia 1794, pp. 73 s., 127; Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino F. Mazzei, I, Lugano 1845, p. 237; C. Goldoni, Il raggiratore, in Opere, XIII, Venezia 1911, pp. 100 s.; Id., La pupilla, ibid., XIV, Venezia 1912, pp. 181184, 253-255; Id., Mémoires, ibíd., XXXVI, 2, Venezia 1936, p. 449; J. Casanova de Seingalt Vénitien, Histoire de ma vie, IV, Wiesbaden 1960, pp. 15; G. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII, II, Venezia 1806, p. 146; S. Ciampi, Notizie della vita e degli studi di Luca Antonio Pagnini, Pisa 1814, pp. 41 s., 63; A. Neri, Comante, Aurisbe e Polisseno Fegeio, in Fanfulla della domenica, IV, n. 25, 18 giugno 1882; Id., Aneddoti goldoniani, Ancona 1883, pp. 40-48; G. Procacci, Sfogliando un manoscritto inedito di L. A. Pagnini, in Fanfulla della dornenica, VIII, n. 9, 28 febbr. 1886; A. Neri, Lettera al direttore, ibid., VIII, n.10, 7 marzo 1886; G. Procacci, Lettera al direttore, ibid., VIII, n.11, 14 marzo 1886; A. Ademollo, Corilla Olimpica, Firenze 1887, pp. 345 s.; E. Bertana, Intorno al Frugoni, in Giorn. stor. d. letter. ital., XXIV (1894), pp. 354-358; G. Ortolani, Della vita e dell'arte di Carlo Goldoni, Venezia 1907, pp. 72-100; L. Pagano-Briganti, La Poesia dialettale veneziana - Francesco Gritti e i suoi apologhi, in Nuova antologia, 10 sett. 1913, p. 66; G. Natali, Il settecento, I, Milano 1955, p. 154.