MONTI, Coriolano
MONTI, Coriolano. – Nacque a Perugia il 15 novembre 1815 da Giuseppe e da Vittoria Fazi-Moriconi di nobile famiglia. Aveva due fratelli e tre sorelle. Vissero per un lungo periodo in una non comune agiatezza, poi, in seguito a rovesci finanziari, lo stesso Coriolano dovette iniziare giovanissimo a lavorare in uno studio, dedicandosi a «lavori quasi manuali» (Berardi, 1880); contemporaneamente svolgeva i suoi studi a Perugia. Dopo aver frequentato il ginnasio, seguì i corsi dell’Accademia di belle arti, dove, ancora allievo, prese parte al premio triennale di architettura. Nello stesso tempo una forte vocazione tecnico-scientifica lo portò a conseguire un diploma di perito agronomo: infatti studiò un sistema inedito per la stima dei fondi rustici. All’Università di Perugia si laureò in scienze fisiche e matematiche e, nel 1842, conseguì la laurea di ingegnere e architetto presso la Scuola di ingegneria di Roma.
Fu presto impegnato nella vita pubblica e politica di Perugia: nel 1831, entrato nel Circolo popolare, ne divenne segretario. Pochi anni più tardi iniziò una vera e propria carriera politico-amministrativa, venendo eletto a soli 29 anni membro del Consiglio comunale della città (1844). Di lì a poco diede avvio, come ingegnere, a una brillante attività di saggista poligrafo, interessandosi ad argomenti diversi, dall’archeologia al settore tecnico-ingegneristico, con preminente interesse per i temi relativi alla progettazione delle strade ferrate: in questo campo Monti raggiunse posizioni di indiscussa autorevolezza. A Perugia nel 1848 pubblicò Dell’andamento più conveniente sotto l’aspetto tecnico, statistico ed economico della strada ferrata vertebrale nell’Umbria e nelle Marche.
Il 1848 con i suoi avvenimenti segnò un balzo nel suo impegno politico, che l’anno successivo produsse anche una svolta nella sua vita, marcata dalla nuova condizione di esule: aderì infatti alla Repubblica Romana mazziniana, dove fu presente in prima fila con ardente fierezza di ribelle. Per più di un decennio la vita e l’attività di Monti furono poi pesantemente condizionate da quella temperie rivoluzionaria.
Con 1612 voti venne eletto deputato di Perugia alla Costituente della Repubblica Romana, proclamata il 9 febbraio 1948. Presente con assiduità ai lavori dell’Assemblea (successo del 3 marzo 1849 del rapporto su progetto Pianciani), fu relatore bilancio Interno. Durante l’assedio francese, si prodigò in vari compiti, rimanendo fino alla caduta della Repubblica. Immediatamente dopo, fu mandato in esilio insieme con la moglie Teresa Trinci e si rifugiò prima nel Regno di Sardegna e poi a Firenze, dove, introdotto in società dal principe russo Anatolio Demidoff, fu in stretto contatto con gli ambienti liberali e ricevette importanti incarichi professionali: ruppe con l’aristocratico russo al tempo della guerra di Crimea (1855), per forti divergenze politiche.
Nel 1858, convocato a Torino, si dedicò a progetti e realizzazioni di linee ferroviarie, come quello per la ferrovia delle Alpi Marittime Cuneo-Nizza, superando il Colle di Tenda, che fu pubblicato a Milano nel 1863-65.
Nel 1860 gli si presentò la maggiore occasione di lavoro come architetto e ingegnere: la trasformazione urbanistica della Bologna postunitaria, in qualità di capo dell’Ufficio tecnico municipale, posto che pare abbia ottenuto attraverso l’amicizia con Marco Minghetti, suo estimatore, superando il concorrente ingegnere romagnolo Giuseppe Mengon, il che originò un lungo antagonismo fra i due. In sei anni di oculata e sapiente pratica professionale Monti fornì a Bologna un volto rinnovato nel rispetto delle caratteristiche urbane consolidate con architetture non fuori dell’ordinario ma sostanzialmente sobrie e corrette.
Gli interventi consistono in numerosi tagli e allargamenti stradali (Canton de’ Fiori, borgo Salamo [odierna via Farini] e via Saragozza) e in una serie di nuovi fabbricati ovunque nella città. Si ricordano, tra i tanti, il rifacimento della facciata di palazzo Guidotti a Canton de’ Fiori – su un cui capitello è posto un suo ritratto in medaglia di intonaco –, la palazzina in S. Tecla, elegante soluzione d’angolo all’inizio di via Farini, e, inoltre, case popolari, il cimitero della Certosa, l’ospedale di S. Maria della Morte, vari restauri e completamenti. Da tecnico aggiornato Monti fornì norme igieniche per servizi e sondaggi archeologici.
Dopo sei anni a Bologna, Monti lasciò la città per abbracciare la carriera politica nel Parlamento nazionale di Firenze capitale. Per quattro legislature (IX-XII) fu deputato alla Camera per il I collegio di Perugia, militando nelle schiere dei moderati in cui tenne ruolo indipendente. Svolse intensa attività: fece parte della giunta generale del Bilancio, indi fu relatore del bilancio dei Lavori Pubblici e di 15 progetti di legge. Durante questi stessi anni si impegnò anche in dibattiti artistico-culturali. Dal 1865 al 1867 fu membro della commissione giudicatrice nel concorso per la nuova facciata di S. Maria del Fiore a Firenze, assieme a nomi di spicco quali Massimo d’Azeglio, Pietro Selvatico e altri. Fu socio dell’Accademia delle arti del disegno, massima istituzione fiorentina, e divenne poi (1868) accademico delle Belle arti di Perugia.
Si occupò in varie occasioni infrastrutture importanti, studiando per esempio un Esame del piano di proseguimento del Lungarno di Firenze (Firenze 1854), ma i problemi tecnici che lo coinvolsero maggiormente furono quelli legati alla creazione di una rete ferroviaria, dapprima negli Stati pre-unitari e poi nel contesto dell’Italia unificata. Compì studi per l’andamento della strada ferrata Roma-Ancona (Firenze 1856) e fornì una ineccepibile prova con la già citata ferrovia delle Alpi Marittime. Nel 1859 iniziò studi per la linea Parma-La Spezia e realizzò il tronco presso Sarzana, lasciato interrotto quando fu chiamato a Bologna. Altra linea ardita da lui progettata fu quella Roma-Sulmona. Nel 1871 pubblicò su l’Opinione (febbraio e maggio) Due scritti sulle accorciatorie di strade ferrate da Bologna e Firenze a Roma, e da Napoli a Firenze e Bologna, in sei articoli molto densi. I progetti ferroviari con percorsi impervi dimostrarono la sua perizia. Sui problemi di Roma capitale pubblicò due contributi di spicco su due autorevoli riviste dell’epoca: La quistione del Tevere a Roma, in Il Politecnico, XXVII (1879), pp. 274-562 e Sul riordinamento edilizio di Roma, in Nuova Antologia, 1873, vol. 24, pp. 594-621.
Nel 1876 Monti dovette concludere la carriera politica a causa del «cambiamento nell’indirizzo politico ed un errore deplorevole » (Berardi, 1880, p. 9).
Morì a Firenze il 3 febbraio 1880.
Pubblicò numerosissimi scritti su vari ambiti disciplinari e professionali, spaziando dall’agronomia, all’estimo, all’economia, all’edilizia e architettura, per finire con studi e progetti per il settore delle ferrovie, quest’ultimo di crescente importanza nella seconda metà del XIX secolo, in stretta concomitanza con la formazione delle strutture dello Stato unitario italiano. L’elenco completo dei suoi scritti è contenuto in chiusura della pubblicazione commemorativa uscita nello stesso anno della sua scomparsa (Alla memoria del commendatore…, pp. 97-104).
Fonti e Bibl.: Perugia, Archivio storico dell’Accademia di belle arti, 1ª classe, a. 1834, n. inv. 312 (Progetto di un bagno pubblico); a. 1836, Concorso triennale, n. inv. 367 bis (Progetto di mausoleo per Leone X); Verbali: 16 dicembre 1836, 20 luglio 1868; Atti del Consiglio a.a. 1838 (8 gennaio), 1854 (24 dicembre), 1855 (5 gennaio), 1869 (14 dicembre); Bologna, Archivio storico comunale, Titolo XVII, Strade e fabbricati, 1860- 1866; Titolo XIII, Opere pubbliche, 1863, 1864, 1865; E. Grabinski, Intorno al rapporto della giunta di Bologna sulla nuova via da borgo Sàlamo alla piazza S. Domenico. Lettera del conte… al Consiglio comunale di Bologna, Bologna 24 marzo 1861; G. Mengoni, Osservazioni dell’ingegnere … di Bologna sui progettati lavori di sistemazione ed ornamento della piazza interna di porta Saragozza ed allargamento di strada, Bologna 1861; G. Pantini, Pareri di celebri architetti sulla sistemazione della piazza interna di porta Saragozza, Bologna 1861; L. Barbani, Alcune parole sulla strada interna da Canton de’ Fiori alla stazione della ferrovia proposta dall’ingegnere capo comunale di Bologna e accolta dal Consiglio municipale il 7 aprile 1862, Bologna 1863; C. Masini, Del movimento artistico in Bologna dal 1855 al 1866, Bologna 1866, passim; Alla memoria del commendatore C. M. ingegnere architetto. Omaggio, Perugia 1880; T. Berardi, Sul commendatore C. M. Cenni biografici, ibid., pp. 5- 40; L. Pianciani, Commemorazione di C. M. al Consiglio provinciale dell’Umbria nel giorno 4 febbraio 1880, ibid., pp. 41-46; Sul feretro di C. M. il 5 febbraio 1880, discorsi di R. Ansidei, F. Patrizi, G. Fucci, G. Pennacchi, ibid., pp. 49-80; A. Zannoni, Sulle opere di architettura di C. M. in Bologna, ibid., pp. 83-96; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, s.v. M. C., p. 677; C. Ricci - G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1930, passim; G. Degli Azzi, in Diz. del Risorgimento nazionale, Milano 1933, s.v., p. 634; Paesaggio e struttura urbana. Aspetti della realtà urbana bolognese, Bologna 1970, p. 132 e passim; E. Gottarelli, Urbanistica e architettura a Bologna agli esordi dell’Unità d’Italia, Bologna 1978, pp. 54-138; G. Ricci, Bologna, Bari 1980, pp. 129- 131; O. Gurrieri, Perugia nell’800, Roma 1981, passim; G. Bernabei - G. Gresleri - S. Zagnoni, Bologna moderna 1860-1980, Bologna 1984, pp. 13 s., 22-26, 37, 54, 283, 299; Scuola e architettura. L’evoluzione del disegno architettonico …. nelle raccolte dell’Accademia di belle arti di Perugia, a cura di G. Muratore - F. Boco, Perugia 1989, passim; G. Miano, Guglielmo Calderini docente dal 1868 al 1912, inGuglielmo Calderini. La costruzione di un’architettura nel progetto di una capitale, Perugia, 1996, p. 63 n. 11; G. Gresleri, La ricreata Bologna di C. M., in Nuove funzionalità per la città ottocentesca: il riuso degli edifici ecclesiastici dopo l’Unità. Atti del Convegno… 2001, Bologna 2004, pp. 75-86.