CORINNA (Κόριννα, Corinna)
Poetessa greca, nata in Tanagra da Acheloodoro e da Procratia, contemporanea all'incirca di Pindaro, come si ricava dal fr. 21 Bergk - 15 Diehl, ove la poetessa biasima Mirtide d'Antedone per avere osato essa, donna, venire a gara con Pindaro. C. avrebbe, secondo gli antichi, essa pure gareggiato con Pindaro e l'avrebbe vinto secondo Pausania una volta, secondo Eliano e Suida ben cinque. E gli antichi narravano d'insegnamenti da lei dati a Pindaro sulla giusta misura nell'uso dei miti.
Le poesie di C. (in massima nomi), furono raccolte in almeno cinque libri: l'elemento mitologico ebbe in esse grande prevalenza. Sappiamo da un epigramma dell'Ant. Palatina (IX, 26) ch'ella cantò Atena, ma in generale furono argomento dei suoi versi gli eroi e le eroine della Beozia. Della Beozia ella celebrò l'eroe eponimo Beoto; altrove la sua musa tessé le lodi di Iolao o narrò la spedizione dei Sette contro Tebe. Famoso il carme Κατάπλους, in cui si trattavano le vicende del celebre cacciatore beotico Orione; in un altro, Miniadi, C. narrò la storia delle tre figlie di Minia, Leucippe, Alcitoe o Alcatoe, ed Arsippe, punite da Dioniso per averne disprezzato il culto; in un altro ancora le mitiche origini di Tanagra. Nel 1906 fu rinvenuto in Egitto un papiro, purtroppo assai guasto, contenente cospicui avanzi di due carmi di C., uno riferentesi alla gara fra Elicona e Citerone, i giganti eponimi dei due monti, e l'altro riguardante le figlie dell'Asopo. Un altro frammento è stato di recente scoperto da studiosi italiani. La poesia di C. era essenzialmente oggettiva e narrativa: la personalità della poetessa non ne balza fuori in alcun modo. I metri di C. sono in generale molto semplici: dei due carmi ritrovati nel detto papiro, il primo è in dimetri ionici (serie di sei, di cui l'ultimo sincopato), l'altro in dimetri coriambici (serie di quattro chiuse da un ferecrateo). La lingua di C. ha una forte coloritura beotica.
In patria Corinna godette sempre molta fama. Nel sec. IV le fu fatta scolpire una statua da Silanione; nel ginnasio v'era una pittura che la rappresentava in atto di cingersi con la benda per la vittoria riportata su Pindaro. Ma non esercitò grande influsso presso i poeti posteriori, né molti furono a ricordarla: ne fecero onorata menzione Antipatro di Tessalonica, Propezio e Ovidio. In un tardo catalogo dei poeti lirici essa fu aggiunta come decima ai nove soliti. Una statuetta di marmo con l'iscrizione KOPINNA fu trovata a Compiègne da S. Reinach che pensò si trattasse d'una copia dell'originale di Silanione.
Bibl.: Frammenti in Th. Bergk, Poetae Lyrici Graeci, 4ª ed., III, pp. 548-53, e E. Diehl, anth. Lyrica, IV: Poetae Melici. Monodia, pp. 475-86. Editio princeps dei fr. papiracei, Wilamowitz, in Berliner Klassikertexte, V, ii (1907), p. 19 segg. Cfr. anche A. Taccone, Melica Greca, Torino 1904, p. 222 segg.; G. Fraccaroli, I lirici greci. Poesia Melica, Torino 1913, p. 390 segg., e l'articolo di P. Maass, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, coll. 1393-97.