CORIBANTI (Κορύβαντες e anche Κύρβαντες; Corybantes)
Divinità minori dell'antica religione greca, ma d'origine frigia: costituivano infatti il seguito della dea Cibele e di Attis, così come i Cureti di Rea. Incerto rimane il rapporto fra le due forme del nome e il suo significato originario; ipotesi sono state proposte dagli antichi (ad esempio Strab., X, 473, 21; Apollon. Rod., I, 1134 e scolî; Erodiano, II, 386,3, ecc.) e dai moderni (v. Bibl.).
Nella mitologia greca non entrarono molto presto: Omero non li conosce, come li ignora la Teogonia esiodea; il più antico ricordo di essi è forse da riconoscersi nel poemetto Phoronis, il cui poeta, designando i Cureti come auleti frigi, dimostra appunto così di aver nozione dei Coribanti. E questo è un indizio evidente della confusione e assimilazione, che presto avvenne, tra i Coribanti di Cibele e i Cureti di Rea; in seguito i Coribanti furono identificati anche coi Dattili e, specialmente in Asia Minore e in Macedonia, coi Cabiri. In ogni modo i mitografi greci li rappresentano concordemente come creature divine o demoniache, figli di Crono o di Rea o di un eponimo Korybas, figlio di Cibele e di Iasione. Pertanto non sembra colgano il vero quei moderni scrittori che li riguardano come mitici rappresentanti di un'originaria casta sacerdotale del culto di Cibele. Questa è l'opinione, p. es, del Gerhard e del Voigt.
A essi, generalmente immaginati in numero di nove, si attribuiva l'invenzione di danze, che essi accompagnavano col suono di strumenti a fiato e del timpano (strumento da loro pure inventato; Eurip., Bacch., 120; cfr. Aristof., Vespae, 119) e che producevano in chi le ballava un effetto di stordimento e di estasi (Eurip., Bacch., 123; Hor., Carm., I, 16, 17; ecc.). La danza dei mitici Coribanti si accompagnava ai riti del culto della Gran Madre Cibele e per questo era eseguita da rappresentanti sacerdotali di essi. Anche in questa danza, come nella danza dei Cureti, avevano molta parte le armi; ma essa se ne distingueva per il selvaggio orgiasmo, per la musica frenetica, per le ferite e le mutilazioni che i danzatori s'infliggevano a vicenda. L'origine della danza coribantica è incerta; le si attribuiva però un'azione purificatrice su chi la praticava, e l'estasi mistica da essa prodotta (κορυβαντιασμός) si credeva conferisse la dote della profezia. All'iniziazione coribantica si ascriveva grande efficacia terapeutica contro i disordini psichici e nervosi e contro l'epilessia: il rito dell'iniziazione si denominava ϑρόνωσις, dal ϑρόνος su cui si faceva sedere l'iniziato, intorno al quale si svolgeva la danza.
Fuori dell'Asia, troviamo il rito dei Coribanti, oltre che a Samotracia, nell'Elide, a Brasiae, in Arcadia. I poeti e i mitografi romani identificarono spesso i Coribanti coi Lari.
Rappresentazioni di Coribanti mancano del tutto nelle pitture vascolari; e, in ogni specie di rappresentazioni, è diffiicile distinguere i Coribanti dalle altre divinità con cui spesso si confusero.
Bibl.: Lobeck, Aglaophamus, Berlino 1829; Preller-Robert, Griechische Mythologie, Berlino 1894, I, p. 653 segg.; Heyne, De sacris cum furore peractis, p. 6 segg.; Immisch, s. v. Kureten und Korybanten, in Roscher, Lexicon der griech. u. röm. Mythol., II, coll. 1587-1628; Schwenn, s. v. Korybanten, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, coll. 1441-1446.