CORDOVA, Gonzalo Fernández de, detto il Gran Capitano
Nacque nel castello di Montilla (Cordova) il 1° settembre 1453 da don Pedro Fernández de Aguilar. Orfano del padre in tenera età, poiché a lui, cadetto, non toccava di aver parte nell'eredità paterna, dovette conquistarsi con la valentia personale la fortuna, che altrimenti non avrebbe potuto avere. Al servizio dell'infante don Alfonso, Gonzalo fece le prime prove, e, sebbene fosse allora semplice paggio, si distinse tanto che Isabella di Castiglia, disponendosi a combattere la Beltraneja, lo volle presso di sé. Il valore dimostrato all'assedio di Granata, lo spirito acuto e brillante, la prodigalità, attirarono a Gonzalo le simpatie dei sovrani e della corte. Le due campagne d'Italia lo rivelarono e gli procurarono il soprannome di Gran Capitano. La prima volta egli venne in aiuto degli Aragonesi alle prese con i Francesi (1495); espugnò Atella e Diano e conquistò la Calabria. Dopo, Gonzalo tornò in Ispagna, e, a Granata, la ribellione dei Moriscos gli porse nuova occasione di mostrare la sua bravura. Inviato da re Ferdinando in Italia, sbarcò in Sicilia nel maggio 1500, si unì con la squadra veneziana del Pesaro e con essa, dopo due mesi d'assedio, prese il castello di S. Giorgio (Cefalonia). Dopo il trattato di Granata, tornò in Sicilia e di lì sbarcò in Calabria, iniziando la sottomissione di questa regione e della Puglia, che nella ripartizione del Regno, convenuta tra Luigi XII e Ferdinando il Cattolico, erano state assegnate a quest'ultimo. Conquistata Manfredonia, Taranto - dove si era rinchiuso il figlio di re Federico, Ferdinando - dovette essere assediata per terra e per mare. Infine capitolò a condizione che il principe fosse lasciato libero. Gonzalo, per quanto avesse giurato questi patti, avuta la città, dichiarò prigioniero Ferdinando e lo spedì in Spagna (1501). La convivenza dei Francesi e degli Spagnoli nel Regno si rivelò ben presto impossibile; si venne alle armi (1502) ed essendo le prime prove riuscite favorevoli ai Francesi, Gonzalo si chiuse in Barletta, e attese rinforzi. Il duca di Némours andò ad assediarlo. Nell'aprile 1503, il Gran Capitano, ricevuti gli aiuti che aspettava, attaccò il nemico e lo sconfisse a Cerignola. Poiché intanto gli Spagnoli avevano vinto anche a Seminara, Gonzalo marciò su Napoli e vi entrò trionfalmente il 16 maggio. Restava a conquistarsi la parte settentrionale del Regno e in specie Gaeta tenuta dai Francesi, compito che Gonzalo assolse con la brillante vittoria del Garigliano (28 dicembre).
Compiuta la conquista, il Gran Capitano tornò a Napoli a organizzarvi il nuovo regno. Fu in quel momento che arrivò nella città Cesare Borgia. Gonzalo dapprima lo ricevette con onore, indi, col pretesto che ordisse novità dannose all'Italia, lo fece prigioniero e lo mandò in Spagna (maggio 1504). Il Gran Capitano cominciò a largheggiare in concessioni ai suoi e Ferdinando il Cattolico dovette concepire il sospetto che il suo viceré tendesse a farsi un partito con l'intento di conquistare per sé la corona napoletana. Si recò allora in Italia e quando ne ripartì anche Gonzalo, cui era stata promessa la carica di Gran Maestro di S. Iacopo, lasciò con lui il Regno, ma il magistero di S. Iacopo non toccò a lui. Più tardi, dopo la battaglia di Ravenna, il Gran Capitano congiurò a quanto pare con altri nobili per mettere sul trono, prima del tempo, il futuro Carlo V. Ma la cosa si risolse nel nulla e Gonzalo da Loja, dove era vissuto in quegli anni, passò a Granata, dove spirò nelle braccia della seconda moglie, Maria Manrique (la prima fu Eleonora de Sotomayor) il 2 dicembre 1515.
Bibl.: Crónicas del Gran Capitan, pubblicato da A. Rodríguez Villa, Madrid 1908; M. de Montoliu, Vida de Gonzalo de Córdoba, Barcellona 1914; P. Giovio, Le vite del Gran Capitano e del marchese di Pescara, ed. Panigada, Bari 1931; cfr. del resto la bibl. di ferdinando il Cattolico, re d'aragona.