CORADO
Vissuto a Padova nella seconda metà del Quattrocento, C. non è altrimenti conosciuto che per un poemetto macaronico in esametri, la Tosontea, dove si definisce "vir amaistratus".
L'opera (il cui titolo non soddisfa il Padoan, che si chiede se non sia da emendare in Tosetea), è una satira diretta contro Tosetto, un veneziano giunto ad insegnare all'università di Padova e nel quale il Fabris ha individuato Lodovico Carensio (1463-1539, un medico molto noto anche al di fuori dell'ambiente padovano per il suo carattere faceto). Nei centotrentasei esametri (preceduti, caso unico nella produzione macaronica, da tre distici elegiaci) è narrata la fortuna accademica del veneziano che, figlio di un facchino e introdotto con successo nell'arte paterna, la abbandona alla morte del genitore per diventare sguattero di un medico (Mengo); ricevuti da questo i primi rudimenti di latino e di logica, e con ciò convinto di essere ormai padrone della materia ("quum vidisset logicam se scire", v. 94), decide di andare a Padova, dove, forte della logica dei Mengo, si lancia senz'altro nelle discussioni e nell'insegnamento, con il solo risultato di suscitare l'ilarità di "colleghi" e studenti.
Il nome stesso del poeta ha generato confusione, dal momento che si è proposto di identificarlo con il Carolus che il Folengo (nel finale del libro XXV dell'ed. Toscolana dal Baldus, 1521: "non tamen altiloquis Tiphi Caroloque futuris / par ero") indica come suo predecessore. Incertezze ancora sulla consistenza del suo corpus poetico, giacché, oltre alla Tosontea, è fortemente dubbia l'attribuzione, avanzata già in passato e ripresa recentemente, del Nobile Vigonce Opus:l'affinità esistente fra le due opere ha fatto sì che, andando ben al di là di una pur innegabile comunanza di linguaggio e di genere (Padoan), si approdasse all'ipotesi più radicale di un'identica paternità (Fabris, Hodgkin e ora Paccagnella). In quest'ultimo caso tra la com.posizione della Tosontea e quella del Nobile Vigonce Opus si sarebbe frapposta quella della Macaronea di Tifi Odasi. Ma il problema più grosso legato al nome di C. èquello del primato nelle composizioni macaroniche. Già il primo editore della Tosontea, ilFabris, presentava il poemetto come "il più antico documento di poesia macaronica", in ciò contraddicendo radicalmente quanto sostenuto da un dotto padovano del Cinquecento, Bernardino Scardeone (p. 238), secondo il quale il primato spettava invece alla Macaronea di Tifi Odasi. Attenendosi strettamente ai dati raccolti dal Fabris (la composizione della Tosontea sarebbe senz'altro anteriore al 1489, data della morte di uno dei protagonisti, Nardus) e a quelli ricavabili dalle pagine dello Scardeone (la Macaronea di Tifi fu pubblicata dopo la morte dell'autore avvenuta nel 1492) si deve concludere che la palma spetta a Corado. La questione non sembra comunque poter sfociare, allo stato dei fatti, in un giudizio più sicuro: troppo pochi gli elementi sui quali basare un discorso in positivo, e troppo labile la materia stessa del contendere. Da lunga data infatti, sempre però nel contesto della tradizione goliardica, avevano luogo operazioni di stravolgimento della lingua latina condotte con finalità comiche, e del resto tale attività non era privilegio della sola Padova. Contemporanea ad essa èquella ricordata a Cremona intorno a bomenico Bordigallo (con il Fossa, Matteo o Evangelista che sia), a Mantova con il Bassano (autore di una Macaronea contra Savoynos), ad Asti con Gian Giorgio Alione (che a sua volta compose una Macaronea contra macaroneam Bassani).
Il testo della Tosontea (Carmina viri amaistrati Coradi in Tosetum fachinum aedita) è in un ms. cartaceo della prima metà del sec. XVI della Biblioteca Bertoliana di Vicenza (segnato G. 1. 10. 22, ora G. 7. 3. 50 = 44, che è stato descritto in G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia II, p. 26 n. 128). Le edizioni moderne sono quelle di G. Fabris, Il più antico documento di poesia macaronica. La Tosontea di Corado edita e illustrata, in Atti del R. Istit. veneto di scienze, lettere e arti, LXV (1905-06), pp. 557-590; di C. Cordié, I maccheronici prefolenghiani, in appendice a Opere di Folengo, Aretino, Doni, I, Milano-Napoli 1977, pp. 953-956, e di I. Paccagnella, Le macaronee padovane. Tradizione e lingua, Padova 1979.
Bibl.: Le considerazioni dello Scardeone sulla produzione di Tifi Odasi, fondamentali per ogni discorso intorno ai primi macaronici, sono nel suo De antiquitate urbis Patavii et claris civibus Patavinis libri tres, Basileae 1560, pp. 238 s. Il Fabris aveva ampiamente illustrato il poemetto e discusso i problemi più grossi da esso sollevati nelle pagine premesse alla sua edizione della Tosontea (pp. 557-583), che furono recensite favorevolmente da V. Rossi nel Giorn. stor. della lett. ital., XLVIII (1906), pp. 463 s., mentre quasi vent'anni dopo, in un intervento di J. Hodgkin, Bibliography of Tifi Odassi's Macharonea, in La Biblio/ilia, XXVI (1924), pp. 4-56 (su C. particolarmente A note on Tifi Odassi and "Corado", pp. 57 ss.), si sostiene che la Tosontea è senz'altro posteriore alla Macaronea di Tifi. La risposta del Fabris e le sue controargomentazioni in un articolo: Chi fu il primo poeta macaronico ? (Risposta al sig. J. Hogdkin [sic]), in Giorn. stor. della lett. ital., XCIII (1929), pp. 210-218. Ancora del Fabris uno studio sulla produzione macaronica a Padova: Padova culla delle Muse macheroniche, in Padova, XII (1933), pp. 11-26. Suiproblemi editor. si sofferma U. E. Paoli, Edizioni di poeti maccheronici, in Convivium, X (1938), pp. 439-454, mentre E. Bonora, nel primo capitolo di uno studio complessivo sulla produzione folenghiana (Le Maccheronee di Teofilo Folengo, Venezia 1956) illustra la tradizione macaronica quattrocentesca. Un'analisi del linguaggio della Tosontea (confrontato con quello della Macaronea e del Nobile Vigonce Opus) in U. E. Paoli, Il latino maccheronico, Firenze 1959, pp. 248-252.
L'attribuz. a C. del Nobile Vigonce Opus in I. Paccagnella, La mediazione di Tifi nell'evoluzione di C. dalla "Tosontea" al "Nobile Vigonce Opus", in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere e arti, CXXXI (1972-73), pp. 741-777. L'edizione della Tosontea curata dal Cordié fu recensita sempre dal Paccagnella nel Giorn. stor. della lett. ital., CLV (1978), pp. 286 ss. Due saggi molto utili nella raccolta Cultura letter. e tradizione popolare in Teofilo Folengo, a cura di E. Bonora e M. Chiesa, Milano 1979, e precisamente quello di I. Paccagnella, Le macaronee a Padova prima di Folengo: problemi editoriali e di lingua, pp. 268-290, e l'altro, per alcuni versi contrastante con il precedente, di G. Padoan, Alcune considerazioni sulla "scuola" maccheronica padovana, pp. 291-303. Un'analisi delle forme espressive della prima produzione macaronica in A. Piscini, "Perallegri segni": in margine ad alcune recenti ediz. di testi macaronici Prefolenghiani, in Filologia e critica, IV (1979), pp. 369-388.