COPROSTASI o Costipazione intestinale (dal gr. κόπρος sterco" e στάσισ "arresto"; lat. constipatio; fr. constipation; sp. estipticidad; ted. Verstopfung; ingl. constipation)
È così chiamata la ritenzione delle feci nell'intestino per un periodo di tempo che supera quello fisiologico. Abitualmente l'organismo si libera ogni 24 ore dei rifiuti alimentari, cui s'uniscono i prodotti di secrezione (succhi enterici, muco) e d'esfoliazione della mucosa, come pure corpi batterici in gran numero della rigogliosa microflora intestinale. Le ragioni più svariate possono modificare il normale ciclo di svuotamento del tubo gastrointestinale. In ogni modo la costipazione non è per sé una malattia, ma un sintomo di malattia, di cui va ricercata metodicamente la causa e la sede.
La coprostasi può installarsi acutamente come sintomo d'un improvviso ostacolo alla libera canalizzazione dell'intestino per un'improvvisa occlusione, o d'una grave alterazione funzionale insediatasi improvvisamente nell'intestino stesso, che conduca a uno spasmo delle sue tuniche muscolari (ileo spastico) o, al contrario, alla loro paralisi (ileo paralitico). Anche malattie infettive acute, quali le peritoniti e il tifo, possono dare la coprostasi (tifloatonia post-tifica). Quando, invece, l'occlusione intestinale si produce lentamente, come nel caso di tumori o cicatrici d'ulceri che restringono progressivamente il lume dell'intestino crasso, la costipazione è dapprima lieve per aggravarsi in seguito di pari passo con l'occlusione stessa. Altre forme di coprostasi corrispondono al quadro della comunissima stitichezza cronica. Anche di esse le cause possono essere svariatissime. Molto spesso è in giuoco un fattore costituzionale, manifestantesi come un esaltamento del tono del nervo vago, che, oltre a numerosi altri visceri, innerva quasi tutto l'intestino. Lo stato di contrazione spastica del tubo intestinale, specie nei suoi segmenti colici, è allora la causa della coprostasi abituale, che fa parte quindi del complesso quadro della vagotonia costituzionale (stitichezza spastica). Dello stesso tipo è quella coprostasi abituale che deriva da cause che eccitino il vago estemporaneamente lungo il suo decorso; anche il carcinoma gastrico può agire in questo senso, data l'affinità d'innervazione fra lo stomaco e l'intestino.
Antagonistica, come meccanismo di produzione, alla stitichezza spastica, è quella atonica, che si manifesta in quegli individui nei quali il tono della muscolatura intestinale sia abbassato e le contrazioni peristaltiche di essa siano insufficienti. Anch'essa può essere costituzionale, ma può seguire anche a cattive abitudini igieniche, come la vita eccessivamente sedentaria, l'abuso di purganti, la trascuratezza d'obbedire a tempo al normale stimolo della defecazione che compare a ore fisse.
Altri tipi di coprostasi abituale si hanno quando esistono partiticolari malformazioni congenite dell'intestino crasso e dei suoi legamenti, in seguito alle quali alcuni segmenti di esso, particolarmente il cieco, il colon trasverso, il colon sigmoideo, possono presentarsi ectopici o eccessivamente mobili o fissati in posizione antifisiologiche e nel contempo stirati e angolati da aderenze peritoneali (malattia di Hirschsprung, di Lane, perivisceriti, ecc.).
I disturbi cui dà origine la coprostasi, sono dovuti al riassorbimento di materiali tossici destinati a essere invece espulsi rapidamente dall'intestino con le feci. Tale intossicazione cronica si riflette sulle altre funzioni della vita vegetativa e specialmente su quelle gastriche (inappetenza, bocca impaniata, dispepsia); sui centri nervosi superiori, limitandone e disturbandone le attività più elevate e complesse, come la memoria e la prontezza dell'ideazione: così il carattere e l'uomo sono facilmente influenzati dal riassorbimento di tossine intestinali nel senso d'una facile depressibilità, d'una tendenza al pessimismo, d'un'eccessiva irritabilità. Fanno pure parte del quadro sintomatico le frequenti cefalee e emicranie, le vertigini, i ronzii alle orecchie, ecc., sintomi tutti ben noti a molti sofferenti di coprostasi abituale. Vi sono individui particolarmente sensibili agli effetti della coprostasi, nei quali già un ristagno fecale di due o tre giorni può provocare tutti i disturbi suddetti; altri, invece, lo sono assai meno. Non è raro, specie nel sesso femminile, che è del resto più colpito dall'affezione, trovare persone che svuotano l'alvo ogni 4-5 giorni e anche più (in casi estremi sino ogni 15 giorni!) e che non risentono tuttavia da ciò alcun grave danno, almeno per molto tempo. Ciò si verifica particolarmente quando la ritenzione fecale avviene nei segmenti più bassi, cioè nel colon sigmoideo.
La cura della coprostasi varia secondo le cause che la producono. In generale è sconsigliabile l'uso di purganti, specie se salini, a cui l'intestino rapidamente s'abitua e ai quali in tal caso reagisce in senso contrario a quello desiderato, e ciò per la produzione di uno stato spastico. Meglio è usare sostanze oleose, fra cui è oggi in voga l'olio di paraffina (che, per verità, non è chimicamente un grasso). Molto utili possono pure essere gli antispastici, come la belladonna e l'atropina. Si usano pure sostanze che nell'intestino si rigonfiano assorbendo acqua, come tipi di alghe e loro estratti (agar-agar) e agiscono quindi come una massa estranea eccitante la peristalsi intestinale. Fra i lassativi citiamo i preparati di bile, il rabarbaro, la cascara sagrada fra i più comuni. In casi di stitichezza ostinata legati a particolari malformazioni anatomiche interviene la terapia chirurgica con ottimi risultati.