COPPINI
Famiglia di ballerini e coreografi i cui componenti si sono avvicendati per diverse generazioni, dalla seconda metà del Settecento in poi, dapprima sulle scene dei teatri veneziani e successivamente nelle principali città dell'Italia settentrionale. Pur non essendo possibile stabilire con esattezza i loro rapporti di parentela, soprattutto per quanto riguarda le prime generazioni, la successione cronologica delle loro esibizioni, la comunanza dei luoghi e talora l'appartenenza alle stesse compagnie di giro ci consentono tuttavia di stabilire con una certa approssimazione delle connessioni tra i vari membri della famiglia e di ipotizzare forme di organizzazione familiare che, attraverso una probabile selezione artistica, offrirono agli esponenti di maggior rilievo artistico la possibilità di circondarsi di parenti più giovani e meno dotati, i quali ultimi scomparivano con gran celerità dalle cronache degli spettacoli teatrali.
Nell'autunno del 1763 viene segnalata a Venezia (T. Wiel, p. 241) la presenza di Maria e Francesco che, con la compagnia del coreografo V. Monari, si esibiscono in coppia sulle scene del teatro S. Moisè e su quelle del S. Samuele mentre, nella stagione di carnevale dell'anno successivo, li troviamo al teatro S. Salvatore con la compagnia di M. Missoli.
Nell'autunno del 1783 appaiono al teatro S. Moisè, con la compagnia di F. Terrades, Eularia nel ruolo di prima ballerina ed Eleonora in quello di prima grottesca, le quali si esibiscono in alcuni balletti tra i quali: La pastorella fedele (di F. Terrades; musica "tutta nuova" di Mattia Stantingher [Stabingher]) e Il barbiere di Siviglia (id.; mus. di autore non nominato), eseguiti entrambi con l'opera La villanella rapita di G. Bertati e F. Bianchi (O. G. T. Sonneck, I, p. 1137);un ballo pastorale e militare di cui si ignora il titolo; Li tre amanti ridicoli (di autori sconosciuti) eseguito nel carnevale del 1784 insieme con il ballo La caccia di Enrico IV (di P. Giudice, musica di autore non nominato), forse incluso nell'opera Le due gemelle di P. Guglielmi (Sonneck, II, p. 628). Mentre di Eleonora sappiamo soltanto che, dopo l'apparizione sui teatri veneziani nell'autunno 1783, fece una breve ricomparsa alla Scala di Milano nel luglio 1797nel ballo Deucalione e Pirra di G. Angiolini (musica di autore sconosciuto), ritroviamo Eularia al teatro S. Moisè di Venezia nel carnevale 1793 con la compagnia di G. Scaleri nei balli Ilconvito dei contadini e I prigionieri di guerra (entrambi di autori sconosciuti).
Nel 1792, alla Scala di Milano, troviamo una Francesca che, nel ruolo di prima ballerina, è tra gli interpreti dei balli Melinto e Cleonice e Amor creduto un cane (entrambi di G. Marsili, musica di autore sconosciuto), mentre nell'autunno dell'anno successivo si esibisce come ballerina di "mezzo carattere" al teatro La Fenice di Venezia dove, con la compagnia di G. Onorati, balla ne L'eroe castigliano ossia Rodrigo e Cimene (di G. Onorati, musica di autore non menzionato; "ballo gran eroico pantonumo" eseguito con l'opera Apelle di A. S. Sografi e N. Zingarelli: Sonneck, I, pp. 127 s.); in quell'anno, ma con la compagnia di N. Ferlotti e sulle scene del teatro S. Benedetto, è la prima ballerina assoluta del balletto La forza dell'amicizia e dell'amore (probabilmente di J. B. Martin; eseguito con l'opera Tamerlano di P. Guglielmi: Sonneck, II, p. 1409); nel 1794 la ritroviamo alla Fenice come interprete, di nuovo con la comPagnia di G. Onorati, dei balletti Ati e Il selvaggio generoso. Entrata (1797) a far parte della compagnia di F. Clerico (dove incontra e sposa il primo ballerino grottesco A. Bernardini) compare, sempre alla Fenice (ma con il cognome del marito) nei balli Britannico e Nerone e Zemira e Azor (di F. Clerico, autore anche della musica; eseguito dopo l'opera Giovanna d'Arco o sia La pulcella d'Orleans di A. S. Sografi e G. Andreozzi) che ottennero uno straordinario successo per le splendide coreografie del Clerico.
Entrata successivamente nella compagnia di O. Viganò, con la quale danzò al teatro S. Benedetto di Venezia ne Ilconvitato di pietra (musica di L. Marescalchi; eseguito con l'opera Tullo Ostilio di F. Ballani e G. Gazzaniga: Sonneck, II, p. 1107), nel 1800 è al teatro S. Sarnuele della stessa città tra gli interpreti di Amore imprigionato, coreografo G. B. Checchi. L'ultima esibizione di Francesca della quale si ha notizia ebbe luogo al teatro Ducale di Parma nel 1802 e precisamente nei balli Iserbeck e Kaikinda, Il turco generoso e La locanda. Un accenno ad una eventuale presenza sulle scene napoletane di Francesca ed Eularia lo troviamo in B. Croce (p. 762), il quale trascrisse nel suo libro sui teatri di Napoli una nota critica, compilata dagli impresari del S. Carlo, relativa a musicisti, cantanti e ballerini che venivano selezionati per una possibile scrittura: in questo lungo elenco, compilato nel 1792, Francesca (nella qualifica di ballerina seria) viene valutata "mediocre", mentre il nome di Eulalia - seguito dall'indicaziope di prima grottesca e di mezzo carattere - viene accompagnato dalla attestazione di "buona".
Altre due ballerine grottesche, Giuseppa e Anna, probabilmente sorelle, si esibiscono con la compagnia di E. Luzzi nell'autunno del 1795 al teatro S. Benedetto di Venezia nei balli: Mario e Felice (musica di V. Trento; eseguito con l'opera Ines de Castro di F. Bianchi ed altri: Sonneck, II, p. 625); Lo spazzacamino (musica di ignoto) e Alcide negli Orti Esperidi (eseguito con l'opera Tomiri di P. Guglielmi: Sonneck, II, p. 1083); nello stesso teatro, e con la medesima compagnia, le troviamo impegnate anche l'anno successivo, in diversi balli dei quali non si conosce il titolo.
Nella primavera del 1798, con la compagnia di S. Viganò, danza sulle scene del teatro S. Benedetto di Venezia un Antonio (primo grottesco) in Riccardo Cuor di Leone (musica di J. Weigl) e Lo sposo sciocco deluso. Sempre a Venezia nello stesso anno, con la compagnia di G. Caiani, troviamo Giuseppe (di cui mancano precise notizie biografiche) tra gli interpreti al teatro S. Moisè di numerosi balli, tra cui ricordiamo: Nicola e Cirilla (eseguito dopo la farsa Ilfinto stregone di G. Foppa e F. Gardi; Sonneck, II, p. 516); Caterina e Blech (musica di G. Caiani; eseguito dopo la farsa Furberia e puntiglio di G. Foppa e M. da Capua; Sonneck, 1, p. 537); L'isola piacevole (eseguito con La semplice ovvero La virtù premiata di G. Foppa e F. Gardi; Sonneck, II, p. 991) e L'amante in cimento, questi ultimi due balli rappresentati nel 1799.
Interprete insieme con Antonio del balletto Meneghino e Carlotta (Ravenna, teatro Comunale, 1808), Giuseppe ricopre anche il ruolo di primo grottesco (insieme con Antonia, forse la moglie) nei balli Ilratto di Elena (Bologna, teatro Comunale, 1804; coreografo E. Muzzarelli) e Rodolfo e Amelia (ibid., 1814; coreografo A. Landini). Celebre pure come coreografo, Giuseppe iniziò questa attività rielaborando il balletto tragico Gundeberga (ideato nel 1814 da G. Gioia, su musiche di Rossini, per la Scala), del quale era già stato interprete in occasione di una rappresentazione nel 1817 al teatro Comunale di Bologna. Questo suo primo ballo, presentato per la prima volta al teatro Ducale di Mantova nel 1823, fu accolto con molto favore: "Questo ballo eroico" - si legge infatti ne La Gazzetta di Mantova del 4 genn. 1823 - "a ragione si può dire spettacoloso... animarono l'estro del sig. Coppini a comporre, siccome egli asserisce, un'azione tragico-pantomimica, con molta intelligenza, con intreccio bello e gradevole...". All'inizio del 1823 un altro ballo di Giuseppe, L'allievo della natura, inaugura la stagione al teatro Sociale di Modena, mentre, nel 1824, seguono Eufemia diFrancia e Agatil e Tovarix. Delle numerose altre coreografie di Giuseppe ricordiamo inoltre: Odoacre primo re d'Italia (Padova, teatro Nuovo 1826; musica di V. Trento); La conquista del Perù (Verona, teatro Filannonico 1828; musica di L. M. Viviani); Ildisertore per amorfiliale ossia La spada di legno (ibid. 1829); I Capuleti e i Montecchi (Padova, teatro del Pavone 1832; tra gli interpreti di questo ballo, troviamo anche una Antonia che mimava la pane del padre di Romeo). Nella stagione 1840-41 Giuseppe presentò inoltre tre sue nuove coreografie sempre a Mantova - La caduta di Missolungi, La virtù premiata e I due principi rivali - che ebbero un'accoglienza assai sfavorevole poiché, scriveva G. Amadei (p. 165), "fin dalla prima rappresentazione La caduta di Missolungi cadde in un mare di fischi... con il risultato di costringere l'impresario a chiudere il teatro per alcuni giorni... curando particolarmente l'allestimento del secondo ballo La virtù premiata. Invece fu un nuovo disastro, né andò molto meglio con I due principi rivali tollerato appena per merito dei due primi ballerini...".
Fratello di Giuseppe, coreografo, oltre che mimo e ballerino, fu Antonio, probabilmente l'esponente di maggior spicco di tutta la famiglia. Anche in questo caso, pochi sono i dati biografici che ci rimangono: conosciamo solo la data della sua nascita (1806) e quella della morte (ottobre 1888). Più numerose e interessanti le notizie relative alla sua attività, che fu assai intensa sia come ballerino sia come coreografo. Dal punto di vista interpretativo, le esibizioni di Antonio - pur coprendo l'intera gamma dei ruoli coreici e pur mantenendosi tutte ad un livello assai decoroso - non si discostano di molto da quelle di gran parte dei ballenni attivi nella prima metà dell'Ottocento. Solo verso la fine della carriera, grazie anche alla grande esperienza accumulata, Antonio ebbe la possibilità di far eccellere le sue notevoli qualità di mimo: come attesta, ad esempio, un articolo apparso nell'Eptacordo del 2 maggio 1860 in cui si affermava che "il ballo del Cortesi del 15 aprile Fior di Maria s'ebbe esito di furore. Antonio, il mimo per eccellenza, vi riscosse plausi e chiamate".
La data di nascita di Antonio viene fissata dallo Schmidl all'anno 1806 e ciò potrebbe trovare conferma in quanto sostenuto da L. F. Valdrighi (p. 257) sull'esordio del ballerino nel ballo Gundeberga del1823: "Il giovinetto Coppini si fece ammirare per la rara intelligenza nel rivelare al padre il tradimento di Adalolfò".
Della sua carriera, svoltasi in maniera intensa e costellata da grandi successi e strepitose cadute, si ricordano: Lucrezia degli, Obizzi (Firenze, teatro alla Pergola, 1843), Adelaide di Francia con musica di C. De Giorgis (Firenze, teatro degli Intrepidi, 1844), La fontana d'amore (Venezia, teatro La Fenice, carnevale 1845), Il figlio fuggitivo (Roma, teatro Argentina, 1845;poi ripreso a Mantova, teatro Sociale 1847), Renato d'Arles, con musica di M. L. Viviani (Roma, teatro Apollo, 1846), Il figlio bandito (Mantova, teatro Sociale, 1847;poi Bologna, teatro Comunale, 27 maggio 1849 insieme con Leonora di S. Mercadante), Albina ovvero I pescatori di Calabria (1851), Gli Arabi nelle Spagne (Mantova, teatro Sociale, 1852), Zuleika, posto in musica dal coreografo Antonio C. (cfr. Rinaldi, II, p. 872) che interpretò il ruolo di Amunz (Roma, teatro Argentina, 1852; ripresa a Genova, teatro Carlo Felice, 1855), Il diavolo zoppo (Parma, teatro Ducale, 1852), Il conte Pini (ibid., 1852), Isaura ovvero La figlioccia delle fate, di I. SaintGeorges e J. Perrot (Venezia, teatro La Fenice, 1853;con il titolo Isaura o La bellezza fatale, Roma 1852, secondo l'Enc. dello Spett.), Caterina ovvero Lafiglia del bandito (Firenze, teatro dei sigg. Immobili, 1854), Adelaide di Borgogna (Genova, teatro Carlo Felice, 1855), Una sfida al bersaglio (ibid.), Giovanni da Procida (ibid.), Francesca da Rimini con musica di F. Gualtieri (Roma, teatro Apollo, 1856), Violetta (ibid., 1857), Le due gemelle (Roma, teatro Argentina, carnevale 1863), Saltimbanco (ibid., 1863), La casa da vendere (Parma, teatro Ducale, 1863), L'avventuriera (musica di A. Mussi, Firenze, teatro Nazionale, 1863), Don Cesare di Bazan (ibid., 1863), Firenze, poema coreografico (ibid., teatro Pagliano, carnevale 1865), L'esposizione di Londra (Firenze, teatro della Pergola, 1865; ripreso con il titolo Un episodio dell'esposizione di Londra a Roma, teatro Apollo, 25 apr. 1871). Iltaglio dell'istmo di Suez, attualità fantastica in 4 atti e 6 quadri (Firenze, teatro Pagliano, 1865), La polvere e la spada, poema coreografico (ibid., 1871), Giulio di Valois, ballo tragico (Verona, data sconosciuta).
Antonio morì a Forlì nell'ottobre 1888. Alla famiglia ap partenne anche Carolina, di cui non è stato possibile stabilire il rapporto di parentela con Antonio anche se alcuni biografi la indicano come sua sorella; essa comparve nel ruolo di prima ballerina nel teatro Grande di Brescia in Berengario di E. Viotti (1842), poi nel ruolo di Fiordaliso nel ballo romantico Esmeralda di G. Perrot, posto in scena da D. Ronzani (Roma, teatro Argentma, 1845) e successivamente in ruoli primari in quasi tutte le prime coreografie di Antonio. La sua carriera fu relativamente breve anche se le sue esibizioni, con ruoli di prima ballerina, furono frequenti e costellate da personali successi. L'ultima sua comparsa nota è del 1853 in, una delle tante riprese di Lucrezia degli Obizzi alla Pergola di Firenze.
Attivi come ballerini furono anche i figli di Antonio: Cesare, Ettore, Achille e Sofia i quali pur divergendo per temperamento e peculiarità tecnico-stilistiche riuscirono a emergere nella storia del balletto italiano. Tra l'altro Cesare e Achille vengono nominati dallo Schmidl con il doppio cognome di Coppini Carnesecchi, mentre il Cambiasi (p. 2 16) più di una volta cita Achille con il cognome Coppini Bartolini. Cesare, nato a Firenze il 26 luglio 1837, esordì all'età di sette anni nel balletto dei padre Adelaide di Francia e in seguito prese parte a molte altre azioni coreografiche di Antonio. Eccellente ballerino, godette per molti anni i favori del pubblico e fu conteso dai più quotati coreografi. Scrisse di lui IlTrovatore del 31 dic. 1868 in occasione della prima di Brahma di I. Monplaisir dato al teatro Comunale di Trieste: "Cesare Coppini è uno dei migliori ballerini che oggi vanti l'Italia", ribadendo l'opinione riportata da tutte le cronache teatrali dell'epoca.
Compagno di Virginia Moc con la quale interpretò La finta sonnambula (Roma, teatro Argentina, 1863), fu attivo in molte città italiane tra cui Firenze, Genova, Roma e Milano, città dove nel 1883, sostituendo Giovanni Casati nella direzione della scuola di ballo della Scala, fu maestro anche della scuola di perfezionamento e mantenne tali incarichi fino al 1900. Sempre alla Scala, dove era divenuto primo ballerino nel 1881, sostenne il ruolo di Valentino nel ballo Excelsior, rappresentato con immenso successo l'11 gennaio dello stesso anno. Interprete di quasi tutti gli altri lavori di L. Manr zotti, tentò anche la coreografia inserendo alcune "danze separate" durante la ripresa di Flik e Flok di F. Paglioni (Milano, teatro alla Scala, 1884) e riproducendo Gretchen di L. Danesi (ibid., 1885). Nel Museo del teatro alla Scala si conserva una interessante documentazione dei suoi sistemi didattici, interamente descritti da P. van Praagh e P. Brinson in The choreografic art (pp. 330 ss.); è un libro ms. di esercizi che "contained very full details of the weekly cycle of classes given by Caterina Beretta and Cesare Coppini, two principal authorities of the Italian School, to the young Pierina Legnani. The exercises are recorded, apparently, in Legnani's own hand and were probably written down for reference during her first tours abroad" (p. 325).
Cesare morì poverissimo all'ospizio Trivulzio di Milano l'8 maggio 1917.
Ettore, nato nel 1844, malgrado una carriera durata più di quaranta anni non ottenne come ballerino i successi del fratello ed i suoi ruoli si limitarono per lo più a quelli di mezzo carattere e di mimo. In età giovanile comparve nei teatri in cui danzava Antonio e partecipò a molte delle sue coreografie, tra cui La polvere e la spada e Iltaglio dell'istmo di Suez. Godette dì una certa popolarità a Genova e a Firenze dove soggiornò per varie stagioni teatrali'. Alla Scala di Milano, pur continuando a ballare, divenne prezioso collaboratore di L. Manzotti, del quale riprodurrà molti balli tra i quali: Amor (musica di R. Marenco, 1902), Rolla (musica di C. Pontogli e L. Angeli, 1903, Sport (1905), Rosa d'amore (musica di I. Bayer 1906) e soprattutto l'Excelsior, ballo che, come scrive L. Rossi, "riprodotto da Ettore dilagò in tutta Europa e negli Stati Uniti". Per la Scala rielaborò inoltre i balli La fata delle bambole di J. Hassreiter e F. Gaul (1904 e Roma, teatro Costanzi, maggio 1904) e Coppelia di C. Nuitter e A. Saint-Léon (1906), dopo aver curato le coreografie dei balli per Orfeo ed Euridice di Ch. W. Gluck (Bologna, teatro Comunale, 10 nov. 1898). Fervente patriota, partecipò alle campagne delle guerre d'Indipendenza del 1860 e del '66. Morì a Milano il 7 febbr. 1935.
Achille nacque a Firenze il 2 luglio 1846 e, dei fratelli Coppini, è sicuramente il meno dotato come ballerino, limitando la sua attività a poche esibizioni come mimo; gli è dovuta tuttavia una certa considerazione quale riproduttore di balli di altri coreografi. Attivo come coreografo alla Scala dal 1887 al 1901, sono sue le rielaborazioni dei balletti: Rolla (Milano, Scala, 1887). Pietro Micca (ibid., 1890), Excelsior (ibid., 1894) tutti e tre di L. Manzotti, Tanzmärchen di F. Gaul e C. Hassreiter (ibid., 1894), Le scarpette rosse di n. Regel e C. Hassreiter (ibid., 1900), La sorgente di G. Nuitter e A. SaintLéon (ibid., 1901). Achille, chiamato in Russia da Kroupunski, ripropose La sorgente (La, source) al teatro Mariinskij di Pietroburgo nel dicembre 1902 "et connút le plus cuisant des échecs" (S. Lifar, p. 156). Coreografo egli stesso, fece rappresentare alla Scala La soubrette con musica di G. Orefice (3 marzo 1908) ottenendo un lusinghiero successo e nello stesso anno curò la parte coreografica dell'opera Sansone e Dalila di C. SaintSaéns. Morì a Napoli l'11dic. 1912.
Di Sofia non si conoscono dati anagrafici certi ed anche l'ipotesi formulata dall'Enciclopedia dello Spettacolo secondo cui la ballerina sarebbe anch'essa figlia di Antonio non è confortata da dati inoppugnabili. Anche l'attività di questa danzatrice è difficile da inserire nella storia del balletto perché la sua presenza nella cronologia degli spettacoli dati nei maggiori teatri italiani si riduce a quelli delle sole città di Venezia e Genova. Da prima ballerina si esibì nella stagione di carnevale e quaresima del 1876-77 al teatro Carlo Felice di Genova in Rolla di L. Manzotti e vi tornò nel carnevale 1887-88 per danzare ne L'astro degli Ajgani di F. Pratesi e in Brahma di I. Monplaisir. Nel 1880 alla Fenice di Venezia fu protagonista insieme ad E. Cecchetti di Sieba del Manzotti, musica di R. Marenco; dalla critica dello spettacolo scritta sulla seconda edizione del quotidiano di Venezia IlTempo del 12 marzo 1880 si legge: "alla signora Coppini fu fatta replicare la terza variazione del passo, nel quale dimostrò forza e leggerezza veramente straordinari...". Sofia fu a Londra nel maggio 1892 dove all'Empire Theatre ballò in Versaille di Katty Lane nella parte della celebre ballerina settecentesca M. A. Camargo. Di lei in seguito non si hanno altre notizie.
Il distendersi dell'attività della famiglia C. attraverso l'arco di un così lungo periodo e la effettiva mancanza, pur nell'ambito di un buon livello professionale, di autentiche personalità artistiche, sta a testimoniare il perpetuarsi nel secolo scorso di antiche tradizioni controriformistiche che costringevano i ballerini, come i comici, a far fronte comune nell'ambito di ghettizzazioni familiari contro le obiettive difficoltà di collocare la professione coreica in schemi concettuali che la giustificassero. Di queste tradizioni familiari, che appaiono analoghe a quelle dei Taglioni, dei Viganò, dei Vestris, i C. possono quindi considerarsi emblematici anche se il loro ruolo appare subordinato nel momento dì maggior fioritura della storia della danza italiana per i nuovi indirizzi coreografici e per la comparsa di artisti di rinomanza intemazionale. Con lo scomparire delle numerose famiglie di ballerini si esatirisce in effetti anche una capacità italiana di intervento nella evoluzione del balletto contemporaneo.
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