COPENAGHEN (in danese København: "il porto dei mercanti"; A. T., 61-62)
Capitale della Danimarca, residenza reale e sede del governo, l'unica stazione della flotta nazionale, la più grande città militare e centro della vita scientifica e artistica della Danimarca, di cui è anche il più importante centro commerciale e industriale. È situata sull'Øresund, sulla costa orientale di Seeland e nella parte N. dell'isola Amager, a 55°41′ N. e 12°35 E. Il territorio ove è costruita la città è interamente pianeggiante; il punto più alto della parte più antica si trova a 9,5 m. s. m.; i sobborghi più recenti e più distanti dal mare si elevano fino a 37 metri.
Copenaghen consta di tre comuni: Copenaghen vera e propria, Frederiksberg e dal 1921 Gjentofte: ma Frederiksberg forma con Copenaghen una sola città. In Copenaghen si distinguono generalmente le parti seguenti: 1. la città vecchia, dentro alle fortificazioni di Cristiano IV (suddivisa in Copenaghen vera e propria in Seeland e Christianshavn con Amagerbro su Amager); 2. il quartiere dei baluardi sul terreno delle antiche fortificazioni fino agli attuali tre laghi allungati, S. Iørgen, Peblinge, Sortedam; 3. Broerne (distinta in Øster-, Nørre- e Vesterbro); 4. i sobborghi incorporati (Brønshøj, Valby e Sundbyerne).
La popolazione di Copenaghen era nel 1925 di 731.649 ab. Lo Slotsholmen (Isola del castello) con gli edifizî adibiti agli organi centrali dello stato forma il punto centrale della città; e il numero degli abitanti vi è scarso (1100 per kmq. nel 1924). Una parte della città che è dentro alla cinta fortificata di Cristiano IV forma una tipica city: nel 1924 la densità vi era di 25.000 ab. per kmq. Nei rimanenti quartieri la densità varia da 44.000 a 82.000 ab. per kmq.; un quartiere particolare è formato da case abitate da una sola famiglia e la densità vi è di 25.000 abitanti per kmq. La popolazione è meno densa nei quartieri periferici della città (nell'insieme attorno a 36.000 ab.). La maggior parte delle case di Copenaghen vera e propria hanno da 3 a 6 piani. In questi ultimi anni le grandi industrie hanno preso quasi sempre il posto delle piccole imprese, che erano ancora in maggioranza negli anni 1880-1890. Nel 1925 erano occupati nelle industrie 105.858 abitanti (Danimarca 269.987), dei quali 28.387 nelle industrie metallurgiche, 16.732 nelle industrie alimentari.
Il porto. - È costituito da un porto doganale e un porto franco. Il primo comprende tre bacini: esterno (ampiezza dello specchio acqueo: ettari 25,86; fondali da m. 3 a m. 8); interno (ettari 49,28; fondali da m. 2,74 a m. 7,93); meridionale (ettari 100,60; fondali da metri 3,66 a m. 7,32). Lo specchio acqueo del porto franco è ampio, invece, ettari 33,33 (fondali da m. 7,93 sino a m. 10): La lunghezza complessiva di tutte le banchine portuali è di m. 23.149, di cui 5345 nel porto franco; l'area di questo ultimo, a terra, è di ettari 51,70. L'arredamento è costituito da numerose gru elettriche (51 nel solo porto franco), della portata di 1 ½-2 ½ tonnellate; 7 elevatori per il carbone, una gru fissa da 20 tonn. e un'altra, galleggiante, da 50; quattro elevatori per il grano della capienza di 22.000 tonn.; 40 depositi della superficie di 200.000 mq. dotati di montacarichi; circa 100 depositi privati, raccordi ferroviarî. È da notare che il porto franco è meglio arredato di quello doganale cosicché nel primo le operazioni sono più rapide. Nel 1927 sono entrate nel porto doganale 16.660 navi per tonn. 3.854.000; nel porto franco 1730 per tonn. 1.351.000. In questo ultimo il traffico merci è stato - nel 1926 - di 1.061.750 tonn. di merce estera in entrata (in maggioranza minerali e legnami) e 225.940 tonn. di merce - parte nazionale e parte estera - in uscita.
Il porto franco - inutilmente richiesto dal commercio di Copenaghen nel 1770 - fu istituito con la legge 30 marzo 1891 in seguito alle proposte di un'apposita commissione nominata nel 1888 per studiare le eventuali ripercussioni sul traffico portuale dall'apertura del canale di Kiel (la cui costruzione ebbe inizio in quell'anno). Si nutrì allora la speranza che la franchigia spingesse le navi di grandi dimensioni a ultimare il viaggio a Copenaghen in modo che il porto assumesse una funzione di redistribuzione verso gli scali baltici minori, mediocremente attrezzati. Il 7 luglio 1894 venne costituita una Compagnia del porto franco di Copenaghen, incaricata di costruire, organizzare e gestire il porto franco, che venne inaugurato nel novembre dello stesso anno. In tesi generale l'importanza della franchigia si rileva, più specialmente, dall'impulso che essa porge al traffico di transito: in provenienza, cioè, e a destinazione di porti esteri. Ma sotto questo punto di vista non sembra che Copenaghen abbia molto corrisposto alle aspettative, in quanto che il transito, dalle 150.000 tonn. circa del periodo prebellico, è diminuito a 100.000 tonn. all'anno di merce: metà della quale di produzione danese. Il commercio locale non ha quindi tratto molto profitto dal trasbordo di merce estera a destinazione dei paesi baltici. A prescindere difatti da alcune cause di carattere generale (condizioni attuali della Russia, minore capacità di acquisto dei mercati baltici, ecc.) è da notare che i porti del Baltico sono in realtà di facile accesso alle navi di medie dimensioni che trasportano carichi completi dal nord Europa, Gran Bretagna e Francia; aggiungi ancora la funzione delle ferrovie nell'economia dei trasporti baltici e l'influenza non solo del porto franco di Malmö (Svezia) recentemente (settembre 1922) istituito, ma anche, e più, quella del vicino porto franco di Amburgo che ha libero accesso al Baltico mediante il canale di Kiel. Praticamente, quindi, soltanto gli Stati Uniti avrebbero potuto trarre vantaggio dalla rottura di carico nel porto franco di Copenaghen, ma dopo la guerra essi hanno creato servizî diretti coi porti baltici. Non sembra infine che la franchigia portuale abbia molto influito sullo sviluppo della marina mercantile danese.
Monumenti. - La chiesa dello Spirito Santo (sec. XVI) è uno dei pochi edifici anteriori alla Riforma. Divenuta, dopo la Riforma, sede della monarchia, Copenaghen ebbe l'impronta di grande città da Cristiano IV, che ne ampliò i confini, costruì nuovi forti, fondò il sobborgo di Christianshavn (1618) e fece fabbricare molti edifici nello stile Rinascimento, l'Arsenale (1598), la Borsa (1618-40, dei fratelli Lauritz e Hans Steenwinkel, di cui è pure il progetto della Torre dei Draghi eseguita nel 1625 da L. Heideritter), il castello di Rosenborg (1616-17), la Regens (abitazione per gli studenti, 1623), la chiesa della Trinità (1637-57) con la torre rotonda per le osservazioni astronomiche (1642), la Holmenskirke (1619-41). Lo stesso sovrano impiantò un nuovo quartiere per i marinai, detto Nyboder (1631-1640), a oriente della città, e del commercio di questa si occupò energicamente. Da Federico III (1648-1670) la città ricevette nuovi privilegi, ebbe allora la cittadella di Frederikshavn (finita nel 1663), l'attuale archivio di stato (finito nel 1673) e la sua collezione d'arte, la biblioteca e l'armeria. Sotto Cristiano V (1670-1699) la città si accrebbe rapidamente; venne sistemata la piazza del Mercato nuovo (Kongens Nytorv), nel centro della quale fu eretto il primo monumento pubblico, la statua equestre del re, di A. C. L'Amoreux (1688). Sulla medesima piazza uno dei figli di Cristiano fece edificare da Evert Jansen (1672-83) il castello di Charlottenborg, ora Accademia di belle arti. Nel 1688-89 si costruì la chiesa riformata e nel 1682-96 da Lambert v. Haven quella del Salvatore, a cui più tardi (1750) L. Thura aggiunse la Torre con l'originale scala esterna. Federico IV (1699-1730) fece innalzare fuori della città il castello di Frederiksberg, di stile italiano, a cui diede l'aspetto definitivo J. C. Ernst sui piani di Nicodemus Tessin (l'ala fu aggiunta da L. Thura nel 1736-38).
Nel 1721 fu eretta la Cancelleria. Un grande incendio nel 1728 distrusse quasi i due quinti di Copenaghen, e in tutto o in parte le chiese di S. Maria, di S. Pietro, della Trinità, dello Spirito Santo e quella Riformata, nonché l'università, il Regens e il palazzo municipale. Appena ricostruita quella zona, Cristiano VI (1730-1746) fece demolire il castello poco prima rimaneggiato dal padre e ordinò a D. Häuser, L. Thura e N. Eigtved un nuovo castello, il Christiansborg (1733-45), ma non molto dopo l'edificio rimase di nuovo preda del fuoco (1794). Mentre il commercio dava sempre maggior sviluppo alla città, nel 1748 N. Eigtved eresse il Teatro regio sulla piazza del Mercato nuovo, quasi sul posto dell'attuale. Alla metà del sec. XVIII fu costruito il nuovo quartiere Amalienborg, la cui piazza principale doveva essere resa imponente con l'erezione di una chiesa a cupola (chiesa di Federico, principiata nel 1756 da Jardin, terminata nel 1894 da Meldahl) e di quattro palazzi aventi una medesima struttura. Siccome l'Eigtved, che aveva presieduto alla costruzione della Frederiksstad, ebbe anche la soprintendenza degli edifici da erigersi, ne risultò una grande uniformità nello stile di questo nuovo quartiere. Sulla bella ed austera piazza dell'Amalienborg fu innalzata nel 1768 la statua equestre di Federico V, di Saly. Non molto lungi sorse l'ospedale Federico (ora museo industriale) e contemporaneamente furono edificati il Prinsens Palais (1743-1744), la chiesa di Cristiano (1755-59), ambedue sui disegni dell'Eigtved (fuorché la torre di quest'ultimo edificio che fu costruita da G. D. Anthon nel 1769) e l'Istituto di educazione (ora Søkvaesthus). Nel 1775 era stata fondata la famosa fabbrica di porcellane di Copenaghen, e verso la fine del secolo, quando la città durante le guerre europee viveva in un'era di floridezza, gli armatori si fabbricarono dimore magnifiche. L'architetto Harsdorff, di gran talento, autore di molte di queste case (palazzi Peschier ed Erichsen del 1795-99 e la sua stessa casa del 1780) conferì alla città un aspetto più distinto; particolarmente pregevole il colonnato di legno che congiunge i due palazzi dell'Amalienborg. Nel 1795 un nuovo incendio devastò una parte della città, distruggendo tra l'altro la chiesa di S. Nicola. Questo tempio del secolo XVI e XVII è stato ricostruito nel nostro secolo per munificenza di due cittadini (la torre a spese del birraio Jacobsen e la navata della chiesa di P. N. Rentzmann). Un terzo incendio, scoppiato in seguito al bombardamento della città (1807), danneggiò l'università, la chiesa di S. Maria e una vasta zona di fabbricati; allora la rete stradale poté essere ampliata, ma le nuove costruzioni risentirono tutte della penuria di denaro verificatasi negli anni successivi all'incendio. Anche gli edifici pubblici, il nuovo palazzo municipale (1805-15), la chiesa di S. Maria con le sculture del Thorvaldsen (1811-29) e il castello di Christiansborg con la chiesa annessa, ancora esistente (finita nel 1828), tutte costruzioni di C. F. Hansen, l'università (1831-36) di Malling, furono costruiti con materiali di poco valore in stile neoclassico, senza fasto.
Nel 1813 rovesci finanziarî gravissimi colpirono Copenaghen, che si riebbe dalla crisi soltanto dopo il 1840. Nel 1853 si aprì la fabbrica di porcellane Bing e Grøndahl. Un museo per le sculture del Thorvaldsen e una specie di mausoleo, d'uno stile neoclassico caratteristico, vennero costruiti dal 1838 al 1848, sui disegni di M. G. B. Bindesbøll. Nella stessa epoca s'arricchì anche di diversi luoghi di divertimento, come il famoso Tivoli (1843) e il Teatro del Casino (1847). Tolte nel 1852 le barriere, in breve sorsero da ogni parte i sobborghi, i quali assorbirono i villaggi finitimi (Frederiksberg). I numerosi laghi a settentrione della città furono compresi nel suo perimetro mentre a sud, nel quartiere del porto, enormi colmature permettevano ulteriori ingrandimenti e nuovi ponti levatoi o girevoli erano gettati sul canale che divideva dal centro il sobborgo di Christianshavn e l'isola di Amager. Ben presto caddero anche i bastioni, che furono convertiti in parchi (come il Giardino botanico, 1871-74) o in passeggiate, e nella parte occidentale sul terreno da essi occupato s'innalzarono parecchi edifici pubblici, come il nuovo palazzo municipale, di Martin Nyrop (1892-1903); la stazione principale dei pompieri, di L. P. Fenger (1889-93); il palazzo dell'Ufficio superiore di tutela (1893-94), di H. J. Holm; la Gliptoteca di V. Dahlerup (1892-1897) ampliata da H. Kampmann (1901-1906), dove sono state collocate le stupende collezioni del munifico birraio Jacobsen, e il palazzo della Società delle scienze (fondata nel 1742), disegnato da V. Petersen (1894-98).
Oggidì in Copenaghen, come in tutte le grandi città, la vita sociale si va estendendo nel centro a spese delle abitazioni private; dal 1900 intere reti stradali della città antica si tramutano in grandi isolati moderni per il gran commercio (city). Le costruzioni più notevoli del sec. XX, sono il castello di Christiansborg, riedificato dopo l'incendio del 1888 da T. Jørgensen (1907-1908); la Biblioteca reale, di H. J. Holm (1898-1906), con l'idilliaco giardino a forma di chiostro; la chiesa di S. Andrea, di M. Borch (1901): la nuova stazione ferroviaria principale di H. Wenck (1904-11), che sostituisce l'antica, sul cui posto s'innalza presentemente il Palastteater (oggi cinematografo), di A. Clemmensen (1917). Anche in questo quartiere, sorto recentemente dopo che fu tolta la strada ferrata e un parco, vennero costruiti edifici pubblici, la casa di commercio Axelborg (1920), il circolo degli studenti, di N. Plesner (1910), l'Østifternes Kreditforening (1916) del medesimo architetto, e l'Istituto tecnologico (1918), di S. Sinding. Alla periferia della città sorsero negli ultimi anni interi quartieri con file di case uniformi, che sono qualcosa di mezzo tra le case d'affitto e i villini. Delle nuove chiese ricordiamo S. Elia sul Vesterbro, di M. Nyrop (1906-08) e l'imponente chiesa di Grundtvig, il cui stile ricorda la più antica architettura nazionale, di P. V. Jensen Klint (1921). Tra gli edifici di tipo moderno citiamo quello caratteristico della Polizia, di H. Kampmann (1918-24).
Nel luogo di ritrovo detto Langelinie, tra l'antica cittadella e il porto, v'è l'imponente fontana della Gefion eretta nel 1908 da Bundgaard; ivi si trova pure il monumento alla Navigazione, innalzato da S. Rathsack e Ivar Bentsen nel 1928, nonché la graziosa statua in bronzo della Sirena, secondo la fiaba di Andersen, opera di E. Ericksen (1913). Nell'Ørstedpark si eleva il monumento di H. C. Ørsted, scopritore dell'elettromagnetismo, scolpito da J. A. Jerichau (1876), nella Vesterbrogade il monumento della Liberazione dei contadini servi della gleba, di N. Abildgaard (1792-97), e nel mercato di Amager la statua equestre del vescovo Absalon fondatore della città, di V. Bissen (1902); finalmente sulla piazza Dante, dinnanzi alla Gliptoteca sorge la colonna antica proveniente dalla città di Roma, sormontata dalla statua in bronzo di Beatrice, lavoro di Utzon Franck (1924). (V. tavv. XXVII e XXVIII).
Bibl.: O. Nielsen, Københavns Diplomatarium, Copenaghen 1870-87; id., Kobenhavns Historie og Beskrivelse, Copenaghen 1877-92; C. Bruun, København, Copenaghen 1887-1901; København og Omegn (pubblicazione del Turistforeningen), 1897 segg.; Historiske Meddelser om københavn, 1907 segg.; Trap, Danmark, Copenaghen 1929.
Istituzioni culturali. - L'università risale al 1479 e fu fondata da Cristiano I su autorizzazione di papa Sisto IV. Gli statuti furono allora modellati su quelli dell'università di Bologna, ma nel 1539 Cristiano III la riformò, trionfando nel paese il protestantesimo, secondo l'esempio di quella di Wittenberg. Poi, per quasi due secoli sotto l'impulso della Rinascenza iniziatasi con Federico II, progredì sempre con costante sviluppo: dal 1720 fino alla morte il poeta Holberg vi tenne la cattedra di eloquenza. Dopo il grande incendio del 1728, la riedificò Cristiano VI; e i nuovi ordinamenti che questi le diede, modificati nel 1788 in seguito agli studî del Gunnerus e dello Jansen, sono rimasti base di tutti gli ampliamenti ulteriori: alla fine del sec. XIX le conferenze del Brandes e le lezioni dello Höffding attirarono sull'università l'attenzione di tutta Europa. Con un bilancio annuale di circa 18 milioni di lire e con circa 5000 studenti, l'università, che mantiene pure una sua diramazione a Aarhus (v.), comprende oggi con la teologica, tutte e cinque le facoltà, ed ha a sua disposizione - oltre una ricca biblioteca universitaria con più di 700.000 volumi e importanti manoscritti fra cui le carte del Kierkegaard - numerosi e bene attrezzati istituti per la ricerca scientifica. Altre scuole superiori la fiancheggiano: un politecnico, fondato nel 1919; una scuola di farmacia; una scuola di protesi dentaria; una Handelshøiskole; e, specialmente, in ragione della particolare importanza e fisionomia che l'agricoltura ha in Danimarca, una Veterinaer-og Landbohøjskole, con una biblioteca specializzata e con numerosi laboratorî. All'educazione musicale provvede il Musikkonservatorium, creato nel 1827 da un cantante italiano, il Siboni, e ricostituito con nuovi ordinamenti nel 1867. La Akademi for skønne Kunster, fondata da Federico V nel 1754, è il centro più importante degli studî per le arti figurative.
Fuori dell'università la maggiore istituzione scientifica è la Danske Videnskabs Akademi, creata nel 1742 da Cristiano VI e divisa in due sezioni: storico-filosofica e scientifica: le quali hanno ciascuna una propria serie di Skrifter. Ha pubblicato fra l'altro il Dansk ordbog (1° volume 1793,8° e ultimo volume 1905). E ha ricevuto nell'ultimo mezzo secolo un potente impulso dalla creazione del Carlsbergfond, fondato nel 1876 dal fabbricante di birra J. C. Jacobsen, che dispone di un reddito annuo di oltre 5 milioni di lire per l'incremento della scienza in tutti i suoi rami. Il Carlsberglaboratori, che vi funziona a lato, è stato creato nel 1875 dallo stesso Jacobsen per tutte le ricerche che possono avere attinenza con la fabbricazione della birra. Fra le altre numerose istituzioni e società a fini scientifici - nel solo campo della medicina ne esistono una dozzina, fra cui il Serums Institut e il Lysinstitut, di grande rinomanza - basterà qui ricordare il Geodätisk Institut, che mantiene, oltre quello di Copenaghen, due osservatorî sismici in Groenlandia; il Meteorologisk Institut, aggregato al Ministero della marina, con un osservatorio magnetico a Rude Skov; la società Danmarks Geologiske Undersøkelse, promotrice di numerose e importanti indagini e pubblicazioni nel campo della geologia; la Danske biologiske Station, con una stazione marina a Nyborg e un'altra per le acque dolci a Lyngby; il Naturhistorisk Forening, a cui si devono, fra l'altro, i 32 volumi della Danmarks Fauna (1907-1928); il Botanisk Forening, che pubblica la Botanisk Tidskrift e il Botanisk Archiv; la Danske Geographiske Selskab, fondata nel 1876 ed. editrice della Geographisk Tidskrift; il Danske Historisk Forening, editore della Historisk Tidskrift; la Danske Selskab for Fædrenelandets Historie og Sprog, editrice del Danske Magazin; il Philologisk-historisk Samfund che ha già pubblicato più di 40 volumi di Studier fra Sprog-og Oldtidsforskning; la Kommission for Undersøkelse i Grænland, le cui ricerche sono pubblicate finora in oltre settanta volumi; la Islenska Frædafjelag, che promuove serie di pubblicazioni sull'Islanda; la Nordiske Oldskriftselskab, che, fondata nel 1825 per le ricerche storiche e filologiche sulle antichità scandinave, pubblica, oltre l'annuario e le memorie, dal 1890 in poi, l'importante raccolta Nordiske Fortidsminder; anche altre società per le matematiche, la fisica, la chimica, l'astronomia hanno ciascuna una propria pubblicazione periodica. Gli studî sull'Italia, rappresentati per lunghi anni nell'università dal noto romanista Nyrop, hanno un loro centro anche nell'Associazione italo-danese.
Allo sviluppo delle biblioteche presiede, dal 1928, il Fallesraadet for videnskablige Bibliotheker. La più importante delle biblioteche pubbliche è la Kongelige Bibliothek, fondata nel 1665: possiede un milione circa di voll., 30.000 manoscritti e oltre 4000 incunabuli: a differenza dell'universitaria, che è soprattutto ben fornita per lo studio delle scienze naturali, questa ha un orientamento prevalentemente storico e nei riguardi del sec. XVIII è una delle più ricche di Europa.
Bibl.: K. Rørdam, K. Universitets Historie fra 1537-1621, Copenaghen 1868-74; H. Matzen, K. Universitets Retshistorie, Copenaghen 1879. Per l'Accademia delle scienze v. C. Molbech, Det Kgl. danske Videnskabernes Selskab (1742-1842), Copenaghen 1842; da completarsi con: Vortegnelse over de af det D. V. S. udgivene Arbeider 1742-1891, Copenaghen 1892. Per le biblioteche v. il capitolo del Peterson sulle bibl. danesi nel Haandbog Bibliotekskundskab del Dahl, 2ª ed., Copenaghen 1916.
Vita teatrale. - Il primo teatro danese si aprì in Copenaghen il 23 settembre 1727, in un piccolo locale nella Grønnegade; ma solo attraverso replicate crisi finanziarie riuscì a mantenersi in vita e alla fine sopraggiunse anche, per ragioni pietistiche, un divieto assoluto a ogni rappresentazione che durò fino alla morte di Cristiano IV (6 agosto 1746). Un nuovo teatro venne allora aperto nella Store Kongensgade, per il quale fu data la concessione a una compagnia tedesco-danese (Previlegeret tysk og dansk Skueplads): tuttavia anche una compagnia italiana diede in quel tempo varie rappresentazioni nel palazzo reale di Christiansborg e in un locale della Nørregade.
Nel 1750 la corona sovvenzionò il teatro con un assegno di 4 mila talleri, facendolo passare sotto il controllo municipale. Dal 1752 al 1753 una compagnia lirica italiana ottenne licenza di darvi rappresentazioni, assieme a un gruppo di Danesi, in un nuovo locale in Kongens Nytorv, che rimase d'allora in poi il centro della vita teatrale della Danimarca (det Kongelige Teater). Nella stagione 1759-60 l'impresario italiano Minghetti diede varie rappresentazioni liriche italiane, sussidiate dalla corte; in seguito al successo raggiunto venne istituita un'opera lirica italiana. Ma qualche tempo dopo il Minghetti dichiarò fallimento e il direttore del balletto Como, e sua moglie, Anna Como, nata Gheringhelli, venuti a contrasto con alcuni artisti danesi, alla fine della stagione del 1761 furono costretti a lasciare la Danimarca. A dirigere il teatro di Copenaghen fu chiamato un altro italiano, Giuseppe Sarti ma, nonostante il suo tatto e la sua valentia, non riuscì a sollevarne le sorti: nuove crisi si succedettero e infine la corte danese, affinché "il teatro cessasse di costituire un onere per i bilanci della corte e dello stato", nominò una commissione, la quale stabilì di dare la precedenza alla produzione teatrale nazionale e di limitare l'"opera italiana" il più possibile. Succedette dal 1775 al 1790 un periodo aureo per il teatro danese, sotto l'influenza di Warnstedt, con buoni attori e ottimo repertorio danese e straniero. Il balletto che sotto la guida dell'italiano Galeotti trovò ancora difficoltà a farsi strada, contrassegnò invece il gusto dei primi decennî del sec. XIX, favorito dalla moda del vaudeville importato di Francia e giunse infine a tipica espressione con Augusto Bourneville. A cominciare dagli ultimi decennî del secolo, con ampliamenti di repertorio e rinnovamenti scenici, si rispecchiarono anche nel principale teatro danese le varie tendenze del teatro europeo. Intanto anche altri teatri si vennero via via aprendo: nel 1848 il Casino che rappresentò, fra l'altro, le commedie fiabesche di Andersen ed ebbe fra i direttori Erik Bøgh, specializzandosi infine in operette e spettacoli popolari: nel 1857 il Folketeater; nel 1882 il Dagmarteater, a cui è legata in gran parte la storia del moderno teatro di prosa danese; nel 1908 il Ny teater, particolarmente adatto per grandi spettacoli.
Bibl.: R. Neiiendam, Det Kongelige Hofteater, Copenaghen 1922; id., Folketeatrets Histoire, Copenaghen 1918; P. Hansen, Des danske Skueplads, Copenaghen 1889-95.
Storia. - La località era abitata fin dall'età della pietra, ma la prima menzione storica di un nucleo abitato si ha nel 1043: era allora un piccolo villaggio chiamato Havn, situato allo sbocco di un ruscello, con relativo mercato. La fortuna della futura città ebbe principio quando il villaggio, con i suoi dintorni, fu donato dal re al vescovo Absalon che - per l'eccellente posizione geografica (soprattutto per il commercio e la pesca) - vi fece costruire nel 1107 una rocca fortificata su un'isola bassa e paludosa, l'attuale Slotsholmen; ciò contribuì a fare del luogo una fortezza principale del regno, e una sede vescovile che più tardi divenne residenza del re. Poco dopo la costruzione della rocca il villaggio deve aver preso un carattere di città e deve essere stato munito di fortificazioni. Favorì lo sviluppo di Copenaghen anche la topografia del luogo in cui sorse: il terreno piatto e i tre laghi surricordati (S. Jørgen, Peblinge, Sortedam) che, coi loro emissarî e lo stretto fra il continente e l'isola Amager, formavano un territorio circondato dall'acqua e da terreni paludosi. La cinta fortificata della fine del sec. XIII segnò il limite della città fino alla metà del sec. XVII. Nel 1642 Cristiano IV cominciò la costruzione di una nuova cinta di fortificazioni, che fino alla metà del sec. XIX ebbe un'influenza decisiva sullo sviluppo topografico della città. Con l'allargamento delle fortificazioni e dei limiti della città crebbe rapidamente il numero degli abitanti: si calcola che fossero circa 4000 alla fine del sec. XIV; salirono a 25.000 nel 1630, a 60.000 nel 1680. La pestilenza degli anni 1710-12 produsse una diminuzione della popolazione, risarcita tuttavia abbastanza rapidamente nel corso del sec. XVIII: questo periodo segna infatti un'epoca di grande prosperità per Copenaghen. Ma il bombardamento degl'Inglesi nel 1807 recò gravissimi danni e pregiudicò il successivo sviluppo; tuttavia, verso la metà del sec. XIX, Copenaghen si era di nuovo rimessa, tanto da poter trarre profitto dall'industria moderna e dai mezzi moderni di comunicazione. Il numero degli abitanti, che era nel 1801 di 104.000, salì a poco meno di 180.000 nel 1852. Per dar posto, dentro alla cinta fortificata della città, all'accresciuta popolazione, furono sopraelevate le case d'abitazione, ma nel 1867, abbattuta la cinta delle fortificazioni di Cristiano IV, la città ebbe completa libertà di sviluppo. Una nuova cinta murata fu bensì elevata a cominciare dal 1895, ma a tanta distanza dall'abitato da non recare alcun ostacolo al suo sviluppo; ora anche questa è abbattuta e non rimane che nella parte rivolta al mare.
Nel primo periodo dello sviluppo di Copenaghen ebbero grande importanza la pesca delle aringhe nell'Øresund e il mercato autunnale che era in rapporto con essa. Il commercio e i trasporti marittimi divennero le fonti di guadagno più importanti di Copenaghen, però ben presto il commercio cadde nelle mani degli stranieri, specialmente dei Tedeschi, i quali formarono un proprio quartiere nella città. Nel sec. XV diminuì l'influenza tedesca, e durante la Riforma cessò di esistere la Compagnia tedesca fondata nel 1382. Copenaghen divenne la città più importante della Danimarca. Sotto Cristiano III (1534-59) il suo porto fu molto ingrandito e migliorato con grande vantaggio per il commercio e i trasporti marittimi. Nello stesso tempo si svilupparono i mestieri del paese. I suoi re assoluti diedero a Copenaghen tali privilegi, che la città divenne il più importante centro commerciale del regno, in rapporti coi principali mercati del mondo. Soprattutto notevole è la Compagnia asiatica degli anni 1732-1807. Il periodo che va dalla metà del secolo XVIII fino al principio del sec. XIX segna per Copenaghen un'epoca di prosperità, durante la quale la città divenne il centro di tutto il commercio del Baltico. Dopo la depressione del principio del secolo XIX (v. sopra) s'iniziò un altro periodo d'intenso sviluppo, che cominciò nel 1850; Copenaghen liberò la Danimarca dall'egemonia economica di Amburgo e divenne di nuovo una delle più importanti città commerciali del Baltico.
Nonostante l'aiuto datole dal governo, nel 1682 l'industria di Copenaghen non era ancora in grado di occupare più di 200 operai. Nel 1730 il numero di questi era salito a 2000-3000, dei quali 1000 adibiti nelle fabbriche tessili. Dopo 50 anni il numero degli operai tessitori arrivò a 6000. Dalla metà del sec. XIX anche l'industria di Copenaghen ricominciò a fiorire.
I bombardamenti di Copenaghen.- Durante il periodo del Consolato di Napoleone, contro la prepotenza inglese che pretendeva esercitare sui neutrali il diritto di visita anche su navi in convoglio scortate da legni da guerra, si costituì la lega dei neutri. Intuendo il pericolo, l'Inghilterra deliberò di schiacciare il neutrale navalmente più temibile, la Danimarca, e inviò contro questa potenza una squadra di 19 vascelli, oltre a molte navi minori, agli ordini dell'ammiraglio Hyde Parker (1801). I Danesi avevano concentrato le loro forze a Copenaghen, collocando tutti i vascelli disponibili tra la città e il banco, che gl'Inglesi chiamano Middle Ground, appoggiati a batterie di terra. Orazio Nelson, che aveva come viceammiraglio il comando in seconda della squadra assalitrice, propose di dividerla in due parti: una, da lui stesso condotta, forte di 12 vascelli, avrebbe operato contro i forti e le navi, attaccandole dal lato più debole, cioè dalla destra: l'altra sarebbe rimasta di riserva agli ordini dell'ammiraglio (2 aprile). L'attacco fu vigorosissimo, ma altrettanto vigorosa la difesa: gl'Inglesi diedero fondo all'ancora di fronte alla destra danese, ed ebbero subito perdite gravissime, cui non potevano riparare, mentre i Danesi ricevevano continui rinforzi da terra. L'ammiraglio Parker segnaló al suo luogotenente di ritirarsi; ma il Nelson rifiutò di eseguire quell'ordine, che, date le condizioni dei suoi vascelli in gran parte disalberati, sarebbe riuscito disastroso e continuò disperatamente a combattere. Con abile manovra il Nelson indusse i Danesi a parlamentare e a sospendere il fuoco: e di questa sospensione approfittò per mettere in salvo le navi più danneggiate e le prede. Questa disobbedienza eroica fu lodata e premiata dall'Inghilterra: ma l'Europa ammirò la magnifica resistenza dei difensori di Copenaghen.
Pochi anni dopo, quando Napoleone ebbe proclamato il blocco continentale, l'Inghilterra temendo che la Danimarca potesse entrare a far parte della lega contro di lei, deliberò senz'altro di agire contro Copenaghen per metterla in condizione di non esser più temibile per mare. L'ammiraglio Gambier, con 25 navi di linea e 40 navi minori, tra cui molte bombardiere, si presentò improvvisamente nell'agosto del 1807 dinnanzi alla città, scortando un convoglio, su cui erano imbarcati circa 30.000 soldati al comando del futuro duca di Wellington. Il Gambier intimò al governo danese di consegnargli tutte le navi da guerra, promettendo di restituirle dopo la pace; e poiché i Danesi risposero all'intimazione con un energico rifiuto, il Gambier aprì il fuoco contro le fortificazioni e le navi della Danimarca, che erano in gran parte in stato di disarmo. Durò ben tre giorni il bombardamento, durante il quale furono fatti i preparativi per lo sbarco delle fanterie: sotto la tempesta dei colpi, che arrecarono danni molto gravi anche alla città, il governo danese dovette cedere, e consegnare agl'Inglesi 18 vascelli di linea, 10 fregate e un numero considerevole di cannoniere, brigantini e altre navi minori. Gl'Inglesi approfittarono della favorevole occasione per spogliare l'arsenale di tutto ciò che poteva loro servire: ancore, cavi, strumenti d'ogni specie, artiglierie, munizioni.