coordinamento
Armonia tra le parti di un’organizzazione o tra varie organizzazioni.
Assicura che le politiche economiche intraprese da diversi Paesi siano tra loro compatibili, data l’interdipendenza delle economie. Il c. è richiesto anche dall’appartenenza a organizzazioni sovranazionali con obiettivi comuni, il cui raggiungimento impone che ogni Stato contribuisca per la parte che lo riguarda. Il Trattato che istituisce la Comunità Europea (➔), per es., stabilisce il c. delle politiche economiche dei Paesi membri, rafforzato da varie intese successive. Nel caso della moneta unica nella UEM (➔ ), il c. risulta essenziale per la stabilità monetaria, visto il permanere di politiche di bilancio decentrate a livello nazionale. Senza c. ciascuno Stato ha incentivo a contrarre troppi debiti, se gli altri sono virtuosi. Infatti, i tassi di interesse sul debito interno non riflettono il rischio del Paese, quando la politica monetaria è unica e i mercati si aspettano che venga salvato dai membri virtuosi, bensì il rischio dell’Unione. Questo meccanismo finisce però per rendere tutti i Paesi eccessivamente indebitati, con rischio generalizzato d’insolvenza. Il c. delle politiche di bilancio, attuato tramite il Trattato di Maastricht (➔) e il Patto di stabilità e crescita (➔), mira a prevenire questa situazione. Ogni anno i Paesi aderenti presentano un programma di stabilità che delinea l’andamento economico e quello dei conti pubblici, fissando l’obiettivo di medio termine per il saldo di bilancio strutturale, nonché un percorso di risanamento verso di esso. Il Patto comprende anche meccanismi per la correzione dei disavanzi eccessivi, che si sono però rivelati inadeguati al punto da non riuscire a prevenire una crisi di fiducia nel 2011. Ciò ha indotto il Consiglio europeo, in dicembre, ad attuare rapidamente un pacchetto di misure per potenziare la stabilità e la sorveglianza macroeoconomica. Nel febbraio 2012, i Paesi della zona euro hanno firmato il trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Questa istituzione finanziaria internazionale sosterrà i Paesi che appartengono all’area dell’euro quando ciò sia indispensabile per la stabilità finanziaria, acquistando obbligazioni degli Stati membri e accordando prestiti per la ricapitalizzazione delle loro istituzioni finanziarie. Nel marzo 2012 gli Stati membri della UE, a eccezione della Gran Bretagna e della Repubblica Ceca, hanno firmato il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nella UEM. Il nuovo Trattato, chiamato anche Patto di Bilancio, prevede che i bilanci nazionali siano in pareggio o in avanzo. Questa regola deve essere incorporata nella legislazione nazionale. Qualora si constatino deviazioni dall’obiettivo di bilancio di medio termine, per ciascun Paese sarà attivato automaticamente un meccanismo di correzione. Il recepimento della regola sul pareggio di bilancio può essere verificato dalla Corte di giustizia della UE. Il Trattato impegna le parti contraenti a comunicare i piani di emissione del debito pubblico e a discutere le grandi riforme di politica economica preventivamente. È stabilito che, dal marzo 2013, la concessione di assistenza finanziaria dipenda dalla ratifica del Patto di Bilancio e, a partire dall’anno seguente alla sua entrata in vigore, anche dall’attuazione della regola del pareggio di bilancio.
Con l’Agenda concordata a Lisbona nel 2000, l’Unione Europea si è invece data obiettivi decennali sulla competitività, la crescita sostenibile, l’occupazione e la coesione sociale, che prevedono interventi riguardanti la ricerca, l’educazione e la formazione, internet e il lavoro on line, nonché la riforma dei sistemi di protezione sociale. Ogni anno il Consiglio europeo controlla l’attuazione della strategia. Il metodo aperto di coordinamento (OMC, Open Method of Coordination) è il meccanismo ideato per raggiungere questi obiettivi. Ogni Paese membro adotta la propria politica, concorda indicatori e target per controllarne l’attuazione, individua traguardi da raggiungere (➔ anche benchmark) e pratiche virtuose da seguire (➔ anche migliore pratica, tecnica della), infine valuta i progressi compiuti. Il metodo è poco coercitivo, in quanto per il principio di sussidiarietà verticale (➔ sussidiarietà, pricipio di) l’Unione non può decidere le politiche nazionali. Si auspica, inoltre, un processo di reciproco apprendimento e allineamento spontaneo attraverso la condivisione dei meccanismi di attuazione e controllo. Nel 2010 la Commissione, preso atto del mancato raggiungimento degli obiettivi concordati nell’Agenda di Lisbona, ha lanciato l’iniziativa Europa 2020, avallata dal Consiglio europeo nel giugno 2010. La strategia comprende un’agenda economica comune e un quadro di sorveglianza UE più forte sul raggiungimento degli obiettivi.
Consiste nell’armonizzare le politiche economiche all’interno di un Paese, in modo tale che le decisioni, prese a livello centrale, vengano attuate sia da istituzioni diverse nell’ambito dello Stato centrale (ministeri), sia da organi di potere decentrati (governi locali). Sono preposti al c. interno la Ragioneria generale dello Stato, in seno al ministero dell’Economia e delle Finanze, e diversi dipartimenti della Presidenza del Consiglio (il Dipartimento per la programmazione e il c. della politica economica e il Dipartimento per il c. amministrativo). Realizzano il c. con livelli decentrati di governo la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e la Conferenza Stato-città e autonomie locali.