Vedi COO dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
COO (v. vol. II, p. 795 e s 1970, p. 260)
Gli scavi di emergenza condotti senza interruzione per oltre un ventennio, soprattutto a partire dal 1978, dal Servizio Archeologico Greco hanno completato l'immagine che della città antica si possedeva dall'epoca degli scavi italiani, e hanno aperto illuminanti prospettive sulle lacune ancora presenti nelle indagini circa l'insediamento di epoca arcaica e classica (anteriore cioè alla fondazione della città nel 366 a.C.), identificato con Kos-Meropide. Il principale risultato di questi scavi è che la bassa collina del «Serraglio» è stata abitata senza interruzioni dal 2300 a.C. fino a oggi.
Negli strati più profondi del settore più alto della collina, al di sopra del terreno vergine, si sono rinvenuti resti di un abitato, circondato da un solido muro, che si data nell'ultima fase del Bronzo Antico. Nel corso del Bronzo Medio, l'abitato si estese oltre il muro, ma pervenne alla sua massima fioritura solo agli inizi del Bronzo Tardo (Tardo Minoico ΙΑ), quando giungeva a occupare tutta la collina. L'insediamento di questo periodo, nuovamente scavato per ampi settori, presenta marcate influenze minoiche e una concreta organizzazione urbanistica, come mostra un'ampia strada con orientamento N-S (dal porto in direzione della sommità della collina), fornita di un condotto di scarico centrale e di successivi strati di pavimentazione, che si rinvenne ricoperta dalle ceneri vulcaniche provenienti dall'eruzione di Thera. Un piccolo forno per ceramiche, adibito alla cottura di ciotole troncoconiche, appartiene alla medesima epoca.
Della necropoli geometrica, stabilitasi al di sopra dell'abitato preistorico agli inizi dell'Età del Ferro, sono state esplorate molte nuove tombe (alcune protogeometriche) delle quali tre erano del tipo a cremazione, rito funerario finora mai attestato nel «Serraglio». Su tale assenza sono state formulate diverse interpretazioni che devono oggi essere riviste in quanto, oltre ai tre casi di incinerazione recentemente scoperti, almeno due tombe tra quelle pubblicate da Morricone, le tombe Decumano A e B, dovrebbero appartenere al medesimo tipo. Particolarmente ricca era la tomba tardo-geometrica di un fanciullo, con 37 vasi all'interno e all'esterno della sepoltura oggetti di ornamento e due uccellini in terracotta, giocattoli di provenienza cipro-fenicia. Da un'altra tomba proviene una statuetta di cavallo con cavaliere.
Lo spesso strato geometrico, che si trovava alla sommità della collina, sembra confermare la tesi di Morricone, che identificava in quest'area il luogo dell'abitato geometrico. Depositi contenenti ceramiche arcaiche e classiche, probabilmente da qualche santuario dell'acropoli, si sono rinvenuti ancora sulla sommità della collina, mentre, in diversi punti, sono stati isolati strati di epoca arcaica, a riprova della continuità di vita dopo il periodo geometrico. La dimostrazione, però, dell'esistenza, all'estremità nord-occidentale dell'isola, dell'abitato identificato con Kos-Meropide, è fornita dalla scoperta in località Marmarotò, 500 m a SO della collina del «Serraglio», di un'estesa necropoli di età arcaica e classica, formatasi in un periodo immediatamente successivo al momento in cui la necropoli geometrica del «Serraglio» cadde in disuso.
Sono state esplorate 300 tombe di diversi tipi, disposte in strati successivi e in un ordine serrato, che rispecchiano una popolosa città di età arcaica e classica. Le tombe più antiche sono del tipo a cremazione per gli adulti, mentre i bambini venivano inumati, sia in tombe a cista, sia entro vasi di uso domestico, come pìthoi, alcuni dei quali con decorazione a rilievo, anfore con fondo a punta e pignatte: usanze funerarie, queste, che segnano una continuità rispetto a quelle della necropoli del «Serraglio». Dalla metà del VI sec. a.C. l'inumazione è generalizzata anche per gli adulti, che vengono sepolti in tombe a cista o in semplici tombe a fossa, oppure in sarcofagi di terracotta privi di decorazioni. I corredi non sono particolarmente ricchi. Scarsi sono i vasi attici, più numerosi i corinzi, mentre abbondano ceramiche orientalizzanti prodotte da officine locali. La necropoli restò in uso anche dopo la fondazione della nuova città.
Nella zona del santuario arcaico di Demetra, che apparteneva a Kos-Meropide, in cui, agli inizi del secolo, R. Herzog aveva scoperto una fontana a O della linea di partenza dell'antico stadio, è stato individuato e parzialmente esplorato un grande edificio templare a pianta oblunga, degli inizi dell'età classica, con crepidine a gradini in travertino e orientamento E-O, lungo 24 m e largo 6 m; sul fondo della cella si conserva la base della statua di culto. Il tempio è fondato al di sopra di una costruzione di età micenea, non priva di rapporti con il santuario, come mostrano le statuette di questo periodo, mentre le fasi geometrica e arcaica sono qui rappresentate da molte offerte votive, come fibule bronzee e statuette, tra le quali si segnalano anche alcuni esemplari di provenienza cipriota. Il Santuario di Demetra, una divinità il cui culto era largamente diffuso nell'agricola C., è, fino a questo momento, il più antico dell'isola, con un lungo arco di vita dall'età minoico-micenea fino a epoca romana.
Lungo le pendici occidentali della collina del «Serraglio» sono state esplorate, a settori, per una lunghezza di 60 m, le fondazioni di un muro difensivo costruito con grandi blocchi rettangolari in pòros, gettate entro uno strato miceneo. Questo muro, caduto in disuso dopo la fondazione della nuova città, appartiene verosimilmente alla cinta difensiva di Kos-Meropide, che, secondo quanto riferisce Tucidide (VIII, 108, 2), nel 410 venne munita di fortificazioni da Alcibiade.
Della città ellenistica si sono rinvenuti lunghi tratti di cinta muraria in località Marmarotò e un settore del molo occidentale, costruito a protezione del porto, di una lunghezza che si aggira attorno ai 90 m, mentre sul fondo del porto sono stati individuati i resti degli antichi arsenali per la manutenzione delle navi da guerra.
Sono state inoltre scoperte numerose tombe della necropoli ellenistico-romana a SO della città, mentre il ritrovamento di molte nuove strade e l'accertamento della continuazione di quelle già note, confermano la progettazione urbanistica di tipo ippodameo. Una divergenza dal sistema ippodameo presentano le strade che passano sulla collina e gli edifici del quartiere occidentale della città, divergenza che sembra essere stata imposta dalla presenza, in queste aree, dell'abitato di età arcaica e classica.Con la scoperta del settore SE dell'antico stadio, e precisamente di parte del muro esterno meridionale e di due serie di sedili in travertino, che si datano al IV sec. a.C., si è giunti alla conclusione che la sua pianta fosse rettangolare e non con un lato curvilineo. Un piccolo viottolo, della larghezza di m 1,30, sembra aver separato lo stadio dall'adiacente ginnasio occidentale, del quale era nota soltanto la stoà orientale. Con la scoperta dell'angolo NO della stoà del ginnasio e del muro esterno O di questo edificio, si è appurato che il ginnasio occidentale era una grande costruzione rettangolare con cortile interno a peristilio, misurante m 180 x 90, in uno schema uguale a quello dell'agorà. Sul retro della stoà occidentale era una serie di locali connessi con i servizi del ginnasio. All'esterno la lunghezza dell'edificio è calcolata intorno ai 200 m e la sua larghezza oltre i 120 m. Nuovi elementi sono ancora venuti alla luce per quanto concerne l’agorà, della quale si è scoperto il settore meridionale, a breve distanza dal tempio e dall'altare ellenistico di Dioniso. La lunghezza finora nota dell'agorà supera i 200 m, mentre sembra che l'altare di Dioniso e il tempio fossero con questa in immediato rapporto, occupando probabilmente il suo settore meridionale, in accordo a un'iscrizione (W. R. Paton, E. L. Hicks, Inscriptions of Kos, Oxford 1891, 10 a, 11. 28-29). La lunghezza totale del complesso raggiungeva i 300 m, dimensione davvero notevole se posta a confronto con l'estensione relativamente limitata della città. Una strada con direzione E-0 termina entro lo spiazzo porticato dell'agorà tramite una gradinata monumentale a breve distanza dal tempio, interrompendo la stoà orientale.
In epoca romana, al centro del settore meridionale venne apprestata una thòlos - edificio a pianta circolare su basamento quadrato - che è stata in parte esplorata. In uno degli ambienti del lato orientale è stato scoperto un laboratorio di età romana per la preparazione di colori estratti da minerali, principalmente del blu egiziano, noto come blu vastorianum o pompeianum, del quale si sono trovate notevoli quantità sotto forma di piccoli globi. In un altro ambiente si è rinvenuto un tesoretto di monete romane e statuette in bronzo, tra le quali particolare interesse presenta un piccolo busto di Caligola, di ottima fattura. A S dell'agorà, tra questa e l'edificio ricostruito, noto come «Casa Romana», eretto su una grande struttura ellenistica, passava una strada particolarmente ampia, verosimilmente adibita a cortei, la cui larghezza si calcola intorno ai 33 m; in epoca romana fu ricalcata dal decumanus maximus. Essa conserva questa ampiezza solo fino al punto di confluenza con la strada che passa a E dell'agorà, mentre nel tratto orientale si restringe. In età romana lungo il suo lato S vennero costruiti grandi edifici di abitazione come la «Casa Romana». In questa zona, negli ultimi anni, sono state portate alla luce due nuove case con ricchi pavimenti in lastrine marmoree o a mosaico. Uno di questi, scoperto a E della «Casa Romana», nel fondo Tsoka, reca una raffigurazione del Ratto di Europa, un tema prediletto che si incontra per la seconda volta nei mosaici di Coo. Nello stesso terreno, a breve distanza a SO dell'agorà, si sono rinvenuti negli strati più bassi, sigillati dalla città del 366 a.C., resti di officine di vasaio di epoca tardo-classica, il cui prodotto principale sono le anfore da trasporto con fondo a punta, realizzate in tre diversi tipi e probabilmente destinate alle tre diverse qualità di vino prodotte nell'isola, note dalle fonti letterarie. Alcune di esse recano bolli su una delle anse; un tipo di bollo presenta entro un riquadro la raffigurazione di un granchio e l'etnico κωιον e costituisce un'esatta riproduzione del verso delle monete arcaiche e classico-ellenistiche dell'isola. Il rinvenimento è di eccezionale interesse tanto per la topografia della città classica e del suo quartiere industriale, quanto per il commercio vinicolo dell'isola.
In molte aree si sono esplorati resti di età paleocristiana. Di notevole importanza sono due edifici, probabilmente pubblici, con splendidi pavimenti a mosaico o in opus sectile marmoreo, datati tra i due grandi terremoti del 469 e del 554. In uno dei mosaici è raffigurato un busto femminile, con diadema turrito e corno dell'abbondanza, forse personificazione della Tyche della città. La vita della città sembra essere continuata anche dopo il terremoto del 554, fino all'epoca delle scorrerie arabe di Mueawiya nel 654 d.C. Un grande numero di nuove iscrizioni, principalmente funerarie, è stato rinvenuto negli ultimi anni. Fanno spicco una stele funeraria di età ellenistica (con la rara raffigurazione di una madre che allatta il figlioletto) e un'iscrizione bilingue greco-fenicia della fine del IV sec. a.C., dedicata ad Afrodite da parte del figlio dell'ultimo re di Sidone, Abdalonymos, noto fino a oggi solo nella tradizione letteraria. Un'importante acquisizione del museo di C. è costituita da una rara moneta in argento del tipo «del discobolo», risalente agli anni 470-450 a.C., proveniente da Antimacheia e il frammento di lastra a rilievo, dal fregio con amazzonomachia del Mausoleo di Alicarnasso rinvenuto nel castello, che completa la lastra 1022 del British Museum.
L'isola. - Nuovi siti di necropoli protogreche contemporanei delle tombe di Akloupi sono stati localizzati presso l’Asklepièion, a Mesarià - donde proviene un pìthos funerario con un ricco corredo comprendente armi e a Tavla di Antimacheia, come anche nuovi siti di necropoli micenee, a Mesarià, a Kastello Psalidiù e a Haghia Paraskevì, presso Pylì. Da Mesarià, probabilmente da un santuario di età classica consacrato alle Cariti e non localizzato con precisione, provengono due rilievi con raffigurazione delle Cariti, uno di splendida fattura della fine del V sec. a.C., l'altro di epoca ellenistica. Una grande necropoli di 148 tombe, con uso ininterrotto dalla fine del V sec. a.C. all'età romana, è stata scavata presso Antimacheia, nel sito dell'attuale aeroporto, che sembra essere appartenuto al demo degli Antimachidi. A Kardamena infine, nel distretto dell'antico demo di Halasarna, si è rinvenuto casualmente ed è in parte andato distrutto, a 200 m di distanza dalla Basilica di Haghia Theotita, il celebre Tempio di Apollo, che lo Herzog aveva ricercato agli inizi del secolo al di sotto della basilica. L'epiteto cultuale di Apollo Halasarnìtes era Pythios (Pythaios) e non Dàlios, come aveva ritenuto lo Herzog. Il tempio è dorico, lungo oltre 20 m e largo 12, e si data in epoca ellenistica, ma la vita del santuario inizia in epoca arcaica. Al di sopra del tempio, in età tarda, si stabilì un abitato paleocristiano. Un corrispondente insediamento tardoantico è stato trovato a Monastiraki, a breve distanza dalla basilica paleocristiana di H. Ioannis e un altro a Kephalo, a O della basilica paleocristiana di H. Stephanos.
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