CONVERTIBILITÀ
. Il regime di c. della moneta è caratterizzato dalla facoltà di chiedere all'istituto di emissione il cambio in oro o in moneta estera della moneta cartacea nazionale. Tale c. qualificava il gold standard esistente prima del 1914 e implica un sistema basato su liberi scambî internazionali e sane politiche monetarie. Attualmente quasi tutti i paesi escludono la c. per uso interno, e pochi l'ammettono, con molta cautela, per uso internazionale. Le principali limitazioni alla "piena" c. riguardano: a) lo status dei richiedenti: si ammette, di regola, la c. a favore dei non residenti nel paese e la si esclude per i residenti; b) la qualità delle operazioni valutarie: si ammette la c. delle disponibilità relative alle partite correnti della bilancia dei pagamenti e la si esclude per le partite riguardanti i movimenti dei capitali; c) le località in cui risiedono i titolari di valuta estera: si tien conto, a volte, delle differenze nei sistemi monetarî, e vengono diversamente considerati gli averi nelle monete cosiddette forti o deboli.
La combinazione di queste limitazioni può dar luogo a varî tipi di c. e, pertanto, a varî gradi di discriminazioni valutarie. Le forme meno restrittive prevedono un'estensione del regime di c. a tutti i paesi pronti ad accoglierlo su base multilaterale e a tutte le disponibilità valutarie senza alcun riferimento al tempo in cui sono state ottenute. Così avviene nel sistema accolto alla fine del 1958 dai paesi già aderenti all'Unione europea dei pagamenti (v. UEP). Per altro, i più comuni sistemi di c. parziale la ammettono solamente per gli averi delle persone non residenti nel paese e per le partite correnti.
La c. può essere realizzata utilizzando cambî fissi o cambî flessibili. La c. con cambî fissi (alla quale può essere assimilata anche quella con cambî oscillanti entro limiti strettissimi; auspicata da R. F. Harrod, D. Mac Dougall, P. Jacobsson) si ritiene sia più adatta per indurre a sane politiche monetarie, senza pressioni derivanti da motivi non strettamente economici. Si sostiene, tuttavia, che il sistema da essa imposto sia troppo rigido e provochi eccessivi movimenti delle disponibilità valutarie.
I sostenitori dei cambî flessibili (specie F. Lutz, G. v. Haberler, M. Friedman e E. Meade) vorrebbero che il tasso tenesse in particolar conto l'andamento del mercato valutario e corrispondesse, pertanto, ai mutevoli rapporti fra i livelli dei prezzi esistenti in ciascun paese. Essi ritengono che la mancanza di limiti all'oscillazione dei cambî permetterebbe di combattere e neutralizzare agevolmente, senza eccessive perdite valutarie, i movimenti speculativi dipendenti da squilibrî momentanei delle bilance dei pagamenti. In effetti, essi partono dall'ammissione, invero discutibile, che non solo sarebbero identificabili le cause effettive degli squilibrî (normalmente inflazione all'interno o variazioni notevoli delle situazioni dei mercati mondiali), ma che le autorità monetarie potrebbero adottar in modo tempestivo efficaci correttivi interni anche se mancasse l'indicazione data dalla riduzione delle riserve valutarie, che si porrebbe invece necessariamente in evidenza in un regime di cambî fissi. D'altronde non è affatto provato che la speculazione abbia un carattere stabilizzatore in un regime di cambî flessibili, e che invece sia agevolata e coperta dall'esistenza del vincolo di conversione, nel caso di cambî fissi. In realtà la speculazione può influire fortemente sul valore di una moneta, nell'uno e nell'altro sistema, solo e fino a quando le autorità valutarie non intervengano efficacemente. Si opina, tuttavia, che gli interventi siano più solleciti ed energici nel caso in cui gli squilibrî si traducano in riduzioni delle riserve valutarie ufficiali (come accadrebbe nel caso di cambî fissi) che non nel caso in cui l'effetto rivelatore sia dato dall'aumento del livello dei cambî. In certo senso, si pensa che la convertibilità con cambî fissi possa, più di quella con cambî flessibili, porre una remora alle espansioni inflazionistiche. Le attuali realizzazioni sono, in genere, più prossime al regime a cambî fissi.
Bibl.: G. Haberler, Currency convertibility, New York 1954; id., Die Konvertibilität der europäischen Währungen, Erlenbach 1954; Istituto di economia internazionale, La convertibilità monetaria, Genova 1955; O. D'Alauro, Il problema della convertibilità monetaria, Pavia 1959.