Lome, convenzioni di
Lomé, convenzioni di Accordi economici e commerciali stipulati a L., capitale del Togo, fra i Paesi della CEE e gli Stati membri dell’African, Caribbean and Pacific group of states (➔ ACP). L. I, di durata quinquennale, fu firmata nel 1975; seguirono quindi L. II (1980), L. III (1985) e L. IV (1990). Le prime 3 convenzioni stabilirono l’importazione in franchigia delle merci degli Stati ACP e vietarono le limitazioni quantitative, nonché le discriminazioni reciproche nel campo del diritto di stabilimento e della libera prestazione dei servizi. Furono, inoltre, introdotti meccanismi di stabilizzazione dei prezzi dei prodotti di base (sistemi Stabex, per i prodotti agricoli, e Sysmin, per i prodotti minerari), tesi a ovviare alle conseguenze negative di forti oscillazioni dei prezzi sul mercato mondiale di determinate materie prime, la cui esportazione costituiva un’importante fonte di entrate per gli Stati ACP.
Alla quarta convenzione, stipulata nel 1990, fu attribuita una durata decennale, con una revisione di metà percorso (effettuata nel 1995 tramite l’accordo di Mauritius). La convenzione presentava numerosi elementi di innovazione, come il considerevole aumento della dotazione finanziaria destinata ad aiuti allo sviluppo, erogati sotto forma di dono per non pesare sul debito estero dei Paesi beneficiati, e la priorità data alla promozione della tutela dell’ambiente e a quella dello sviluppo industriale, delle infrastrutture, dei servizi, dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’informatica; inoltre, fu introdotto per la prima volta un riferimento al rispetto dei diritti umani fondamentali.
I negoziati per il rinnovo della quarta convenzione furono lunghi e complessi, data l’intenzione della UE di avviare un sistema integrato di cooperazione che attribuisse un’importanza centrale alla protezione dei diritti umani e alla creazione di istituzioni e di sistemi politici democratici nei Paesi beneficiari degli aiuti. L’accordo, sottoscritto a Cotonou (capitale del Benin) il 23 giugno 2000, ha dato vita a un vero e proprio partenariato fra la UE e i Paesi ACP, e ha introdotto una politica di condizionalità democratica in base alla quale la UE ha il potere di sospendere l’erogazione degli aiuti a quegli Stati che siano ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani e dei principi democratici (➔ anche Cotonou, accordo di).