CASALANZA, Convenzione di
Così chiamata da una casa di proprietà Lanza, presso Capua, occupata nel maggio 1815 da generali austriaci agli avamposti delle truppe, incalzanti i resti dell'esercito napoletano dopo la disfatta di Macerata. Re Gioacchino, non potendo ormai più contare sulla forza delle armi, visto vano ogni tentativo diplomatico di fronte alla pregiudiziale nemica della rinunzia alla corona, il 19 commise ai generali Carrascosa e Colletta di trattare. Le trattative, iniziate alle 8 del 20 dai generali Neipperg e Colletta, plenipotenziarî dei rispettivi generali in capo Bianchi e Carrascosa, dopo nove ore erano concluse con immediata ratifica anche del ministro inglese lord Burghersh. L'armistizio importava consegna di tutte le piazze, forti, arsenali, eccettuate Gaeta, Pescara, Ancona, come fuori dipendenza del generale in capo; scambio dei prigionieri; permesso di emigrazione entro un mese ad ogni estero o napoletano. Con atto addizionale erano garantiti il debito pubblico, le vendite dei beni statali, i titoli nobiliari, i gradi, onori e pensioni dei militari regnícoli che giurerebbero fedeltà a Ferdinando, e in nome dell'imperatore d'Austria fatta promessa d'amnistia completa, di oblio del passato e di diritto agli impieghi civili e militari per tutti i Napoletani. Il Metternich non seppe grado al generale Neipperg dell'intervento del ministro inglese e della mancata consegna di tutti i forti e del re prigioniero. L'ex-regina e i ministri murattiani trovarono a lor volta arbitrario l'atto dei due generali, che, ignorando re e governo, avean ceduto il regno a re Ferdinando per il tramite delle potenze alleate. In verità gli stessi generali austriaci ne notarono ai superiori lo smarrimento e l'ingenuità: l'unica concessione chiesta per i reali, il passaggio in Francia, era stata loro rifiutata. Il generale Bianchi ebbe poi dal Borbone il titolo di duca di Casalanza.