convenire
. È presente in tutte le opere di D., con frequenza notevole e diversità di significato.
Quanto alle alternanze dei suoni sono da notare quelle, diffusissime, ng-gn, nelle forme convengono (Cv IV XX 7, XXIII 6) e convegnon (If III 123, Pd II 70), convegnono (Pd V 43, Cv IV Le dolci rime 95); nonché l'alternanza fra le forme non dittongate conven (If XX 1, Pg XXX 57, Pd XXXII 147), convene (If IV 91, XI 107, Pg X 10, XVII 103, XXVI 48), e quelle dittongate convien (If I 91, III 14, Pg III 138, Pd II 129), conviene (If XI 10, Pg XXV 138, Pd XII 27). Quanto alla morfologia, la forma usuale del passato remoto è convenne (14 casi nella sola Commedia): una volta s'incontra un analogico convenette (If XXV 42).
Oltre alla costruzione impersonale col dativo della persona, e quella personale (virtù diverse esser convegnon frutti / di principii formali, Pd II 70), il verbo ha in alcuni casi costruzione impersonale con l'accusativo invece che col dativo della persona: e me convien partirmi (Pg XVI 143); avvenne cosa per la quale me convenne partire (Vn IX 1); né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare (Vn XXVI 3); partir la convene innamorata (Rime LXVII 28; cfr. anche Cv III IX 2). Per tale costruzione cfr. Barbi, La Vita Nuova, 117 n. 14.
Accezioni fondamentali:
I. " Venire insieme ", " convergere ", " confluire ", anche in costruzione intransitiva pronominale: quelli che muoion ne l'ira di Dio / tutti convegnon qui [sulla riva dell'Acheronte] d'ogne paese (If III 123); ai rivi grandi si convenne (Pg V 121, detto dell'acqua piovana). In questo senso si converrebbe è variante di si correrebbe, in Pd XXIX 123; cfr. Petrocchi, Introduzione 249, e ad l.
II. 1. " Avere una o più qualità in comune ", " accordarsi ", anche in costruzione intransitiva pronominale: ciascun meco si convene / nel nome che sonò la voce sola (If IV 91: Virgilio precisa a D. che Omero, Ovidio, Orazio e Lucano, le quattro grandi ombre del Limbo, hanno con lui in comune il nome di poeta); quando due cose si truovano convenire in una (Cv IV XVIII 2: quando due cose hanno una caratteristica in comune); nobiltà e virtù in medesmo detto / convegnono ambedue, ch'en d'uno effetto (Cv IV Le dolci rime 95, ripreso in XVIII 3, dove il verbo ricorre un'altra volta; cfr. anche XVIII 6: nobiltà e virtù si accordano in una sola definizione, poiché sono [en] di uno stesso effetto, producono cioè il medesimo effetto di rendere lodato e pregiato colui che le possiede). Altri luoghi: Vn XXVIII 3, Rime LXXXIII 89, Cv I VIII 5, II XIII 2, IV Le dolci rime 67, II 15.
2. Vale " essere in proporzione ", in costruzione intransitiva pronominale: e più con un gigante io mi convegno, / che i giganti non fan con le sue braccia (If XXXIV 30: D. osserva che egli è in proporzione con un gigante più di quanto i giganti non lo siano con un braccio di Lucifero).
3. Come " addirsi ", " essere confacente ", anche in costruzione intransitiva pronominale: cui non si convenia più dolci salmi (If XXXI 69, riferito Ironicamente a Nembrot e al suo grido inintellegibile); a Dio feci olocausto, / qual conveniesi a la grazia novella (Pd XIV 90: D. fece offerta di sé stesso a Dio, come si confaceva alla grazia recente di essere stato ammesso al cielo di Marte); veder voleva come si convenne / l'imago al cerchio e come vi s'indova (Pd XXXIII 137, dove il verbo vale più specificamente " adattarsi ": D. cercava di comprendere come la figura umana poteva adattarsi, con le sue dimensioni e la sua totalità di forme, in un circolo e come potesse in esso trovar luogo). In un passo del Convivio c. piega al significato di " esser lecito ": Non più sapere che sapere si convegna, ma sapere a misura (Cv IV XIII 9; è tradotto qui s. Paolo Rom. 12, 3 " non plus sapere quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem ").
Altri luoghi: Vn II 3, XIX 1 e 11 48, XXVIII 2 (2 volte), XXXIV 1; Rime L 10, LX 9, XC 71, CXIV 3; Cv I I 16, 17 e 19, VI 5, VIII 1, II I 15, II 6, IV 13 (due volte), XIV 5 (al partic. pres.), III Amor che ne la mente 44, I 12, VIII 1 e 11, XV 13, IV II 13, III 2, XII 8, XV 16, XIX 9, XXVI 5 (due volte), 9 e 14, XXVII 2 (al participio presente e al superlativo), 5, 10, 12 (due volte), 16, 17 e 20 (al participio presente), XXVIII 13 e 14 (due volte); If XXV 129, XXXII 2, XXXIV 47, Pg I 97, XVI 94 e 95, XXVI 48, XXXIII 101, Pd III 5, V 43, VII 103, IX 99, XXV 108, XXVI 136, XXXI 63.
4. Con il significato di " essere utile, conveniente, opportuno " (preceduto o no dalla particella pronominale ‛ si '): Allor mi volsi come l'uom cui tarda / di veder quel che li convien fuggire (If XXI 26); Io credo ch'a lo stremo / le destre spalle volger ne convegna (Pg XXII 122); Lo nostro scender conviene esser tardo, / sì che s'ausi un poco in prima il senso / al tristo fiato (If XI 10).
Altri luoghi: Vn XIX 22, XXXVIII 4; Cv I IV 13, V 6, II VI 1, VIII 1 e 2, III Amor che ne la mente 9 (ripreso in II 1 e IV 2), II 1, IV 1, V 1, IX 3, XI 1, XII 6, XV 1, IV II 1, III 1, VII 6, IX 1, XVI 2 e 10, XXI 3, XXVII 9, XXVIII 19; If XVII 28, XXIII 116, Pd V 37 e 67, XXIV 122; Fiore L 13, LIV 11, LVII 4, LXII 1, LXIX 1, LXX 1, LXXXVIII 11, CVI 13, CXVII 12.
5. Di frequente il verbo, seguito dall'infinito, acquista funzione di verbo servile e introduce un'idea di necessità: in tal caso corrisponde a " occorrere ", " bisognare ", " essere necessario ": ribatter li convenne / li duo serpenti avvolti (If XX 43: Tiresia, divenuto donna per aver percosso due serpenti congiunti nell'atto generativo, dovette poi di nuovo percuoterli per tornare uomo); me convien partirmi (Pg XVI 143). In tal senso il verbo è quasi sempre usato nelle forme impersonali, preceduto o no dalla particella pronominale ‛ si ', ma talvolta accetta anche la costruzione personale: le cose convengono essere disposte a li loro agenti (Cv IV XX 7, traduzione di un passo aristotelico: cfr. De Anima II II 414 11-12); è da sapere che, sì come a fare una [bianca] massa convegnono vincere li bianchi grani, così a fare una nobile progenie convegnono in essa li nobili uomini [vincere] (Cv IV XXIX 10). In Cv II II 3 convenne... molta battaglia, il verbo non regge proposizione dipendente.
Altri luoghi: Vn II 7, IX 1, XIII 3, 9 13, XIV 3, XXIII 1, XXXI 8 6; Rime XLIV 7, LXVII 28, LXXVII 4, LXXXIII 131, LXXXIX 10, XCVI 3, CIV 103, CVI 51, CXI 14, Rime dubbie VIII 13; Cv I I 16, III 2, V 6, VII 2, VIII 6, 11 (due volte), 12, 14, 15 (due volte) e 17 (due volte), IX 1, II III 14, IV 11, V 11, VIII 13, XIII 26 e 29, XV 6, III Amor che ne la mente 62, I 7, IV 2, V 8, VI 3, VII 9, VIII 2, IX 2, X 9, XI 8 (la seconda delle due attestazioni), IV I 10, II 3 e 12, III 3, IV 2, 4, 5, 6 e 9, V 4 e 5, VI 1 e 8, X 8 e 10, XI 1, XIII 4, XV 2, 3 e 5, XVI 9, XVIII 3, XXV 11, XXVI 4 (2 volte), 6 (due volte) e 10 (due volte), XXVII 15; If I 91, III 14, IX 7, XI 107, XII 86, XX 1 e 14, XXV 42, XXVIII 49, XXXIII 117, XXXIV 84, Pg III 138, X 10, XI 54, XV 137, XVI 143, XXIV 140, XXV 115, XXX 57, XXXI 6, Pd II 39 e 86, IV 40 e 102, VIII 123, IX 111, X 40, XIV 49, XVII 48, XIX 7 e 52, XXIII 24 e 62, XXIV 76, XXVI 23, XXVIII 18 e 55, XXXII 80; Fiore LI 5, XCIX 7, CXXXIII 8, CLXVIII 7, CLXXV 1.
6. La nozione di cosa che debba avvenire o, più semplicemente, che avverrà (talora il verbo si scolorisce fino alla funzione di un semplice ausiliare nella formazione di un futuro perifrastico) e, anche, di una necessità inderogabile, viene espressa in maniera specifica e costante dalle forme impersonali di c. seguite dal ‛ che ' con il congiuntivo (v. Pagliaro, Ulisse 256 n. 4, 275, 327 n. 2): più lieve legno convien che ti porti (If III 93); di tal disïo convien che tu goda (VIII 57); ma 'nfino al centro pria convien ch'i' tomi (XVI 63); tosto convien ch'al tuo viso si scovra (XVI 123); Verrà... un pastor sanza legge, / tal che convien che lui e me ricuopra (XIX 84); Ormai convien che tu così ti spoltre (XXIV 46); ma qui convien ch'om voli (Pg IV 27).
Altri luoghi: Vn VIII 9 8, XIII 10, XVIII 3, XXIII 3 e 21 34, XXVI 3; Rime XC 9, XCI 58, CXVI 1, Rime dubbie X 7; Cv I XI 4 e 7, III V 14, 18 e 20, IX 9, XIV 6, IV Le dolci rime 3 e 96 (col cong. senza ‛ che '); If III 15, VII 24, XI 42, XII 132, XV 87, XVI 115, XIX 5, XX 73, XXI 53, XXIV 46, 55 e 102, XXXII 98, XXXIII 24, XXXIV 21, Pg IV 130, VIII 75, XI 33 e 70, XVI 111, XVII 123, XX 108, XXI 24, XXIII 129, XXV 138, XXIX 40, XXXI 102, Pd VI 116, VII 78, XVI 145, XXI 120, XXV 36, XXVI 34, XXVII 60, XXX 31 e 73, XXXII 72 e 147; Fiore II 8, XXVII 14, LX 10, LXVI 12, LXXVIII 6, LXXXII 9, CIV 6, CIX 13, CXVIII 9, CXXI 8, CXXXVI 5, CLVI 2, CLXV 7, CLXVIII 12, CLXXX 9, CLXXXIX 5; Detto 299, 303, 319 (col cong. senza ‛ che '), 404, 438, 461 (col cong. senza ‛ che ').
Talvolta l'impersonale c. seguito dal ‛ che ' e dal congiuntivo vale più propriamente " esser bene ", " esser giusto ": ben si convien che la lunga fatica / tu li raccorci con l'opere tue (Pd XV 95); Or ti conforta; ch 'ei convene / ch 'i ' solva il mio dovere anzi ch 'i ' mova (Pg X 91). Col medesimo valore, in Pd IX 121, il verbo è però seguito dall'infinito: Ben si convenne lei lasciar per palma / in alcun cielo.
7. Specie nelle opere minori, in alcuni casi, il verbo attenua, anche fortemente, il suo valore semantico, divenendo quasi fraseologico: Virtù diverse esser convegnon frutti / di principii formali (Pd II 70; costruzione personale); sì come per esperienza vedemo, discordie e guerre conviene surgere intra regno e regno (Cv IV IV 3). Altri luoghi: Vn IX 7, XVIII 3, Rime L 25, Cv III XI 8 (la prima delle due attestazioni).