CONTRATTURA (lat. contractura)
È un disturbo della motilità statica, consistente nella contrazione tonica, involontaria e generalmente persistente, d'uno o più muscoli della vita animale. Queste caratteristiche la distinguono dalle pseudocontratture (miosclerosi senile, retrazione atrofica miopatica, contrattura di Volkmann). I muscoli in contrattura (attiva) si presentano, in generale, non aumentati di volume, a volte anzi ipotrofici e raccorciati, rigidi, inelastici, paretici e offrono una resistenza elastica ai movimenti passivi. La contrattura diminuisce durante il sonno, scompare nella narcosi profonda o con l'applicazione per 15-20 minuti della fascia di Esmarch; si esagera, invece, percuotendo i tendini dei muscoli contratti. Può essere generalizzata (avvelenamento da stricnina, tetano, rabbia, tetania, ecc.) o localizzata, a tipo monoplegico (isteria, mononevriti), a tipo emiplegico (isteria, degenerazione dei fasci piramidali), o a tipo paraplegico (malattie del midollo spinale). Secondo l'origine le contratture si distinguono in piramidali, extrapiramidali, tossiche, infettive, riflesse o fisiopatiche e funzionali. La loro patogenesi è molto controversa: sembra però che non sia eguale per tutte e che consista in una perturbazione dei centri e delle vie del sistema nervoso centrale e del sistema nervoso pericentrico (e del simpatico), che presiedono al fenomeno del tono muscolare.
Le deformità derivanti da contrattura sono assai numerose e varie per natura, per estensione, per grado, per sede. Così, tra le più frequenti, ricorderemo la deviazione del capo in avanti, in dietro, di lato, le deviazioni scoliotiche (laterali) del tronco, le deviazioni in flessione, abduzione o adduzione dell'anca, quelle in flessione del ginocchio, le deviazioni del piede in equinismo.
La tubercolosi osteo-articolare, i traumi, le nevralgie o le neuriti, le miositi di natura reumatica, possono dare luogo a contratture con identici caratteri morfologici, ma un esame attento e completo del paziente ne rivela la natura. D'altra parte vi sono contratture da malattie sistematiche del sistema nervoso che si distaccano per i loro caratteri da tutte le altre e si riconoscono quasi a colpo d'occhio (emiplegia, morbo di Parkinson, malattia di Little).
Al chirurgo interessano soprattutto quelle che possono servire a rilevare una malattia dei centri nervosi suscettibile di cura chirurgica e quelle che stanno a indicare una lesione articolare, le cosiddette contratture riflesse. Difficilmente da un occhio esercitato le contratture vere vengono scambiate con quelle isteriche o simulate.
Interessa distinguere tra contrattura e retrazione muscolare, impropriamente detta pseudocontrattura. La prima è una contrazione persistente, non seguita dalla decontrazione, restando integra la sostanza che costituisce le fibre; la seconda invece è un'alterazione anatomica (cicatrice, degenerazione) parziale o totale del ventre muscolare che non può più riprendere la normale lunghezza. Tipo delle contratture vere è quella che s'osserva specialmente ai flessori delle dita e del polso negli emiplegici; tipo delle retrazioni è la malattia di Volkmann, o retrazione fibrosa dei muscoli flessori delle dita per mancato deflusso sanguigno.
Tutti i muscoli che sono da lungo tempo in contrattura finiscono col retrarsi e quindi al cessare dell'ipertonia non sono più capaci di riprendere le normali proporzioni. La contrattura muscolare dà altre alterazioni ancora perché le superficie articolari, la capsula, i legamenti risentono il dannoso effetto dell'immobilità e dell'atteggiamento deforme. Il Bonnet pensò che la contrattura in flessione del ginocchio fosse dovuta a distensione della capsula. La semiflessione è l'atteggiamento nel quale la cavità articolare ha la maggior capacità, quindi è ricercato istintivamente dal paziente, quando si viene a formare un idrarto. Nelle malattie articolari si deve ritenere un fenomeno complesso, dovuto a più cause, in prima linea al dolore, quindi alla ricerca da parte del malato d'un atteggiamento che tenga distesa la capsula, lontane le superficie articolari malate, immobile l'articolazione.
Cura. - Nelle malattie del sistema nervoso gli apparecchi ortopedici o gessati, applicati previa correzione in narcosi della deformità, non giovano perché rappresentano uno stimolo periferico che il più delle volte aggrava le condizioni; le operazioni sui rami comunicanti del simpatico o quelle sulle radici posteriori spinali sono inefficaci o dànno risultati transitorî. Nelle contratture che riconoscono come causa una malattia articolare o del rachide, con un razionale trattamento ortopedico si combatte a un tempo la contrattura e la malattia principale. Così nel morbo di Pott cervicale con forte deviazione del capo nel senso laterale (torcicollo infiammatorio) la trazione a pesi applicata al capo, in decubito supino, toglie immediatamente il dolore, la contrattura, il cattivo atteggiamento. Così nella coxite con flessione dell'anca la trazione a pesi applicata all'arto toglie il dolore e la contrattura, immobilizza l'arto. Quando la contrattura s'è stabilita da lungo tempo e non si riesce a ottenere la distensione graduale coi pesi si può ricorrere alla riduzione in narcosi che però richiede molta esperienza perché è assai facile provocare irreparabili danni alla parte malata. Alla correzione della contrattura deve seguire l'applicazione d'un apparecchio gessato. Sono mezzi di cura cruenta le tenotomie e le miotomie (allungamento dei ventri muscolari o dei tendini) che si possono eseguire per via sottocutanea con un tenotomo, o a cielo aperto; i trapianti tendinei, le operazioni sui tronchi nervosi di moto (operazione di Stoffel) e infine, nei casi più gravi, le operazioni intese a bloccare un'articolazione, cioè le artrodesi (v. articolare sistema; vedi inoltre ortopedia).