contrarieta
Aristotele (De interpretatione, 14) definisce come contrari i termini massimamente distanti nel medesimo genere. La c. è quindi una delle forme di opposizione, ma meno radicale della contraddizione, perché ammette termini intermedi o comuni. Bianco e nero, per es., hanno un termine intermedio, il grigio, e un genere comune, il colore. L’opposizione per c. (ἐναντιότης) si distingue da quella per contraddizione (ἀντίφασις) sotto varie angolature. Mentre i contrari hanno termini intermedi o comuni, i contraddittori, invece, non ne hanno. In secondo luogo, mentre di due contraddittori uno è necessariamente vero e l’altro falso, due contrari possono essere entrambi falsi. La trattazione aristotelica della c. venne ripresa in Età moderna da Kant, che la estese anche alla matematica e alla fisica. Nel Tentativo di introdurre in filosofia il concetto delle quantità negative Kant rileva che i numeri positivi e negativi dell’algebra o i contrasti di forze della fisica sono opposizioni senza contraddizione, il cui risultato non è il nulla, come nel caso dell’incontro di due contraddittori, ma qualcosa. Per es. lo zero in algebra, o una risultante nella composizione delle forze in fisica. Benché Hegel abbia sempre sostenuto l’indistinzione fra contrari e contraddittori, è stato rilevato (per es. da Trendelenburg) che egli deve di fatto utilizzare i contrari per dare al suo sistema la parvenza dello sviluppo ulteriore e della articolazione concreta. Dalla mera negazione di A non nasce B – cioè qualcosa di nuovo – ma solo non-A. Per poter dare la sensazione dello sviluppo e della nascita di un nuovo elemento Hegel deve prendere dall’universo dei contrari quello che gli interessa, e presentarlo come frutto della semplice negazione o contraddizione. Grazie a questo procedimento di «interpolazione» della concretezza dei contrari nell’astrazione e rarefazione della pura logica il sistema di Hegel acquista l’apparenza di un insieme articolato, nel quale «il reale è razionale e il razionale è reale», come suona la celebre prefazione alla Filosofia del diritto.