contraccezione
L’insieme dei provvedimenti, mezzi o farmaci atti a prevenire o impedire la fecondazione.Tra i numerosi metodi di c., alcuni si basano sull’utilizzazione di mezzi o sostanze che impediscono l’unione tra ovulo e spermatozoo, altri sull’osservazione di parametri o di calcoli che tendono a riconoscere e a evitare i giorni fecondi (metodi naturali), altri si basano sull’interruzione del rapporto sessuale vero e proprio con eiaculazione al di fuori della vagina (coitus interruptus), altri infine sul ricorso a tecniche chirurgiche (sterilizzazione). Fra i primi si possono annoverare i mezzi a barriera (chimico-fisici, ormonali, dispositivi intrauterini). I mezzi a barriera impediscono il contatto tra i due gameti. Fanno parte di questo gruppo, oltre ai condom (detti anche profilattici o preservativi), il diaframma, il cappuccio cervicale e gli spermicidi, questi ultimi spesso impiegati a integrazione di altri metodi. Il principio su cui si basano i dispositivi endouterini (detti anche spirali o IUD, IntraUterine Device) è quello di impedire l’impianto dell’uovo fecondato. La loro affidabilità varia a seconda del tipo impiegato. Fra i mezzi ormonali si dispone di diverse preparazioni che attualmente riguardano principalmente associazioni di estrogeni e progestinici, o di soli progestinici, a dosi variabili (pillola contraccettiva).
La contraccezione ormonale
La contraccezione ormonale è uno dei metodi più comuni per evitare gravidanze indesiderate. Per la quantificazione dell’efficacia contraccettiva viene adottato l’indice di Pearl, numero che esprime il rischio di gravidanze per 100 donne in un anno.
Per il suo contenuto estroprogestinico, la cosiddetta pillola anticoncezionale inibisce l’ovulazione bloccando il picco preovulatorio dell’ormone follicolo-stimolante (FSH, Follicle Stimulating Hormone) e di quello luteinizzante (LH, Luteinizing Hormone). I contraccettivi orali comprendono le associazioni estroprogestiniche combinate, costituite da estrogeni e progestinici di sintesi (la pillola ‘classica’), e le preparazioni contenenti solo progestinici (la cosiddetta minipillola). Attualmente, la maggioranza delle pillole sono di tipo combinato, ossia contenenti una quota di estrogeno e una di progestinico, e vengono somministrate con il classico schema di 21 giorni di assunzione e 7 di sospensione (o placebo). Sono dette monofasiche perché ogni confetto contiene la stessa dose di estrogeni e progestinici. Nella confezione estroprogestinica trifasica ci sono invece tre diversi tipi (dosi) di pillole, da assumersi in successione; le quote di estrogeni e progestinici somministrate variano nelle tre fasi. Sono commercializzate all’estero anche forme di pillola estroprogestinica usata in modo continuo fino a tre mesi, che quindi può causare solo 4 mestruazioni l’anno (estroprogestinica con oligomenorrea). La minipillola solo progestinica contiene solo progesterone; quindi non ha effetti collaterali dovuti all’estrogeno, quale per esempio il tromboembolismo venoso. L’effetto contraccettivo è assicurato dall’alterazione del muco cervicale, reso inadatto alla penetrazione degli spermatozoi, e dalla desincronizzazione della maturazione endometriale che rende improbabile l’impianto.
L’efficacia della pillola è pressoché assoluta a condizione che si assuma regolarmente: l’incidenza di gravidanze indesiderate per ogni tipo di pillola combinata è di circa 0,1 per 100 donne alla fine di un anno d’uso. L’efficacia è assicurata da un’assunzione costante e corretta, da un assorbimento normale e dall’assenza di interazioni farmacologiche (contemporaneo uso di anticonvulsivanti, antibiotici, tranquillanti e ipnotici).
Indipendentemente dalla sua azione contraccettiva, la pillola estroprogestinica ha altri effetti positivi: regolarizza le mestruazioni e riduce l’incidenza di alcune patologie ginecologiche.
L’incidenza degli effetti collaterali o indesiderati della pillola estroprogestinica è bassa, ma non trascurabile. Gli effetti collaterali minori sono rappresentati da nausea, tensione mammaria, modeste perdite ematiche intermestruali, variazioni dell’umore e della libido e incremento del peso. Il minor dosaggio di steroidi nelle pillole dell’ultima generazione ha notevolmente diminuito la loro frequenza. Gli effetti collaterali maggiori sono vascolari: la componente estrogenica sembra la più legata al rischio di trombosi venosa, mentre quella progestinica è più connessa al rischio arterioso. Queste complicanze sono più comuni nelle fumatrici di età superiore a 35 anni, oppure, per ogni fascia di età, nelle donne con preesistenti fattori di rischio, quali la familiarità per le patologie cardiovascolari, diabete, ipertensione arteriosa, alterazione del profilo lipidico e il sovrappeso.
Le principali controindicazioni all’uso della pillola combinata sono la patologia cardiovascolare (trombosi arteriosa o venosa, TIA o Attacco Ischemico Transitorio, valvulopatie, diabete e ipertensione arteriosa), patologia epatica, allattamento (eccetto la minipillola, che non diminuisce la montata lattea) e carcinoma della mammella.
Di seguito quelli più usati: Pillola del giorno dopo: i metodi contraccettivi ormonali postcoitali sono volti a impedire l’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero dopo un atto sessuale non protetto. Cerotto sistema transdermico: cerotto con rilascio giornaliero di 150 μg di norelgestromina e 20 mcg di etilestradiolo. Si applica un cerotto a settimana per 3 settimane, con successiva sospensione di una settimana. Il cerotto ha un’azione contraccettiva ridotta nelle donne con peso superiore ai 90 kg. Dispositivi iniettabili o sottocutanei: i contraccettivi iniettabili o sottocutanei sono costituiti da progestinici (acetato di medrossiprogesterone) in formulazioni c.d. depot, cioè in formulazioni a deposito con lenta dismissione in circolo, somministrabili per via intramuscolare o sottocutanea. Il meccanismo d’azione è analogo a quello delle preparazioni orali combinate. Gli svantaggi sono rappresentati dalle cospicue irregolarità mestruali e dall’incremento del peso. Dispositivi intrauterini medicati: la contraccezione ormonale può avvenire anche mediante dispositivi intrauterini (IUD, IntraUterine Device, nota come spirale) medicati, che liberano nella cavità uterina quantità costanti di progesterone.
La scienza ha provato che nella stragrande maggioranza dei casi la contraccezione ormonale evita la gravidanza tramite l’inibizione dell’ovulazione. Questo è vero al 100% per la pillola, il cerotto, l’anello vaginale, i dispositivi sottocutanei usati come profilassi. È possibile che in alcuni rari casi la pillola del giorno dopo e i dispositivi intrauterini prevengano la gravidanza interrompendola ai primissimi stadi: dopo la fecondazione dell’ovulo da parte di uno spermatozoo, questi metodi contraccettivi possono impedire o interrompere l’impianto.