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CONTINGENZA

di Adolfo Levi - Enciclopedia Italiana (1931)
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CONTINGENZA (dal lat. contingentia; fr. contingence; sp. contingencia; ted. Kontingenz, Zufälligkeit; ingl. contingency)

Adolfo Levi

È il carattere di ciò che può essere o non essere, o essere diverso da quello che è: l'opposto, quindi, della necessità, nei diversi modi in cui questa si può intendere. Per le dottrine filosofiche che pongono nel soggetto pensante l'unico presupposto assolutamente necessario di ogni conoscenza, è più o meno contingente qualsiasi particolare oggetto pensato. Logicamente si considerano assolutamente necessarie le supreme leggi del pensiero, soprattutto i principî d'identità e di contradizione, ma non è mancato chi ad esse pure abbia attribuito un certo carattere di contingenza. Secondo una ben nota distinzione leibniziana, sono necessarie le verità di ragione, contingenti quelle di fatto, che riguardano l'esistenza di esseri individuali; ma la necessità delle prime risiede essenzialmente nel procedimento deduttivo di cui si valgono le scienze razionali, perché si discute se i principî da cui partono la posseggano o se invece abbiano natura ipotetica e quindi contingente. L'esistenza attuale appare contingente nella sua radice a chi non crede, con lo Spinoza e col Hegel, che ogni cosa si realizzi per una necessità logica assoluta, o non ammette che necessariamente Dio abbia creato il mondo. In generale, le teorie filosofiche che, ammettendo la creazione divina dell'universo, ne pongono la ragione nella bontà e nella saggezza del Creatore, non la considerano logicamente necessaria: così il Leibniz ritiene contingente (dal punto di vista razionale) il mondo attuale, perché pensa che Dio lo abbia prodotto non per una necessità interiore, ma per il motivo che lo ha giudicato il migliore fra tutti i possibili. Appunto sulla contingenza del mondo è fondato l'argomento cosmologico dell'esistenza di Dio. Altri però (come G. Duns Scoto) ha inteso in modo assai più radicale la contingenza della realtà, affermando che Dio ha creato il mondo per una decisione puramente arbitraria della sua volontà. Del resto, anche pensatori che non hanno voluto occuparsi di tali problemi hanno sostenuto che, se pure si ammette che tutti gli avvenimenti singoli siano sottoposti alla necessità del determinismo causale, si deve però riconoscere che è contingente il fatto che essi presentino certi particolari rapporti e che quindi siano dominati dalle leggi che la ricerca scientifica formula. Inoltre si è negata la necessità delle leggi dei fenomeni, affermando che, in tutto o in parte, questi sono contingenti: siccome però la causalità si può intendere principalmente come finale o come efficiente, si è chiamato contingente sia ciò che non appare rivolto al conseguimento di uno scopo, sia ciò che non si ritiene l'effetto necessario di fenomeni antecedenti. Alcune dottrine hanno sostenuto che bisogna ammettere inizî assoluti, contingenti, nelle serie dei fenomeni (neo-criticismo di C. Renouvier, p. es.), o eccezioni al determinismo causale (teoria epicurea del clinamen); altre hanno completamente negato la necessità delle leggi naturali (filosofia della contingenza). Le più recenti ricerche scientifiche tendono a far ammettere non soltanto la contingenza (razionale) delle condizioni iniziali dell'universo, da cui sono derivate tutte le successive, e delle leggi fisiche, concepite come pure medie statistiche, risultanti da processi elementari svariatissimi che si verificano secondo i principî del calcolo delle probabilità, ma anche quella degli stessi moti degli elementi, che non apparirebbero dominati da un rigoroso determinismo causale. Nella storia del pensiero filosofico sono stati particolarmente numerosi i tentativi di sottrarre alla necessità gli atti della volontà umana (teoria del libero arbitrio): ammessa tale libertà, anche il corso della storia non appare come un nesso necessario di cause e di effetti e contiene perciò avvenimenti contingenti. Con l'espressione complessiva di filosofia della contingenza si designano, infine, alcune dottrine filosofiche sorte in Francia nella seconda metà del 1800, le quali in varî modi si oppongono all'assoluto determinismo allora propugnato dalle scienze della natura e dalle teorie materialistiche e positivistiche fondate su esse. Quelle filosofie (che si collegano sia alle concezioni precedenti del Secrétan, del Ravaisson, del Renouvier, sia alle ricerche contemporanee di critica delle scienze) hanno per iniziatore E. Boutroux e per loro maggiori fautori E. Bergson e G. Milhaud.

Bibl.: F. Masci, L'ideal. indeterm., Napoli 1898; A. Levi, L'indeterm. nella filos. franc. contemp.: la filosofia della conting., Firenze 1904; G. Calò, Il probl. della libertà nel pens. contemp., Palermo 1906; F. Pelikan, Entst. und Entwicklung des Konting., Berlino 1915; L. Dauriac, Conting. et rational., Parigi 1925.

Vedi anche
determinismo Nel linguaggio filosofico e scientifico, concezione secondo la quale gli accadimenti della realtà metafisica, fisica o morale sono reciprocamente connessi in modo necessario e invariabile. In particolare il d. riguarda il rapporto di necessità tra causa ed effetto, tra legge naturale e fenomeno, per ... filosofia Attività di pensiero che attinge ciò che è costante e uniforme al di là del variare dei fenomeni, con l’ambizione di definire le strutture permanenti della realtà e di indicare norme universali di comportamento. Definizioni La f. può definirsi come una forma di sapere che, pur nella grande varietà delle ... Étienne-Émile-Marie Boutroux Filosofo francese (Montrouge 1845 - Parigi 1921); prof. dal 1888 di storia della filosofia moderna alla Sorbona, presidente dcll'Accademia di scienze morali e politiche, membro dell'Accademia di Francia; socio straniero dei Lincei (1905). Scritti principali: De veritatibus aeternis apud Cartesium (1874); ... ontologia Termine filosofico usato per la prima volta al principio del 17° sec. da J. Lorhard (1606) e R. Goclenio (1613) e divulgato soprattutto da C. Wolff (1730) per designare la scienza dei caratteri universali dell’ente; è corrispondente quindi a quella ‘prima filosofia’ del più maturo Aristotele, chiamata ...
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Altri risultati per CONTINGENZA
  • contingente
    Enciclopedia on line
    Economia Parte assegnata, vincolata o imposta come contribuzione. C. d’imposta è ciò che lo Stato, secondo il metodo del c., fissa preventivamente come ammontare del gettito che intende ricavare da una determinata imposta. Il metodo di distribuzione di un’imposta, fissando il c. nazionale anziché, ...
  • contingenza
    Dizionario di filosofia (2009)
    Carattere di ciò che può essere o non essere, o essere diverso da quello che è: l’opposto, quindi, della necessità, nei diversi modi in cui questa si può intendere. Nel pensiero antico e medievale Aristotele intende la c. come pura negazione della necessità, e la caratterizza in senso logico come la ...
Vocabolario
contingènza
contingenza contingènza s. f. [dal lat. tardo contingentia, nel sign. filos.; il sign. 4 da contingente «tangente, contiguo»]. – 1. a. L’esser contingente, accidentale, non necessario. Filosofia della c. (o contingentismo), indirizzo di...
contingentismo
contingentismo s. m. [der. di contingente]. – Lo stesso che filosofia della contingenza (v. contingenza).
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