BIANDRATE, Conti di
Potente famiglia feudale, ebbe grandi possessi nel Novarese, in Val Sesia, nel Canavese e nel Vallese. Nel momento in cui godette il favore dell'imperatore Federico I, parve salire a grande potenza; ma in seguito, quando i comuni ebbero vinto ed essa stessa si fu divisa in più rami, fu ridotta ad importanza secondaria.
L'origine ne è incerta, perché alcuni la ricollegano ai conti di Pombia, altri ai discendenti del marchese Ardoino Glabrione: una prima linea di conti di Biandrate si sarebbe estinta con Imilia, figlia di Ottone, conte di Biandrate, già morto nel 1085. Nei suoi beni feudali sarebbero successi i cugini della linea dei marchesi di Romagnano, Alberto (Uberto), Guido e Ardizzone: essi il 5 febbraio 1093 strinsero con i loro milites di Biandrate il noto patto che ci mostra già formato il Comune. La famiglia fu continuata da Alberto, che nel 1111 e nel 1119 è ricordato al seguito di Enrico V; egli seguì la crociata lombarda in Terrasanta nel 1100, e sarebbe stato anzi console di Milano, secondo un epitaffio che a lui viene riferito. Del resto la famiglia ci appare legata a Milano anche dal fatto che essa partecipò alla lotta contro Como.
Figlio di Alberto fu Guido detto il Grande, ricordato già nel 1140, che si lega ai Monferrato, sposando la figlia del marchese Ranieri e di Ita sorella dell'imperatore Corrado III; nel 1147-48 egli fu, col cognato marchese Guglielmo il Vecchio, alla seconda crociata e là dovette conoscere il cugino di sua moglie Federico Barbarossa, allora duca di Svezia.
Nel 1152 Guido accorse in Germania all'elezione a re del Barbarossa, ottenendo un diploma di conferma dei beni (ottobre) e forse quel vicariato (praesidium Ligurum) in Lombardia a cui accenna l'autore del Ligurinus. Nel 1154 gli rendeva omaggio a Roncaglia e lo seguiva contro Asti e Chieri e nel 1156 otteneva la concessione del diritto di salvacondotto e delle pugne giudiziali nella diocesi di Novara. In contraddizione con questo contegno starebbe il comando da lui tenuto, nel 1157, dei Milanesi nell'attacco contro Vigevano, difesa da Pavia e Monferrato. Certo egli nel 1158 persuase i Milanesi a sottomettersi a Federico, e nel 1162 fu tra quelli che supplicarono l'imperatore di risparmiare la città. Federico intanto gli confermava nel 1158 il possesso di Chieri, infeudatogli dal vescovo di Torino, e nominava suo figlio Guido arcivescovo di Ravenna, nomina non riconosciuta da Alessandro III.
Questa fedeltà a Federico lo fece considerare come nemico dai Milanesi e nel 1168 il castello di Biandrate, dove si conservavano 30 ostaggi, fu preso e distrutto dalla Lega Lombarda. Poco dopo Guido deve esser morto, lasciando molti figli. La disfatta di Federico rovinò la famiglia: il castello di Biandrate più non risorse. Ancora nel 1194 Vercelli e Novara s'impegnavano a mantenerne la distruzione e un figlio di Guido, Ottone, già nel 1170 dovea giurare la cittadinanza di Vercelli: nel 1202 i conti dovevano in una convenzione riconoscere l'autorità del comune di Novara. Ottone (morto nel 1191) lasciò tre figli: Ranieri che ebbe da Enrico VI Nizza di Monferrato e poi terre ad Ivrea; Uberto, signore di Chieri, morto nella terza Crociata, il cui figlio Goffredo venne nel 1221 da Federico II fatto conte della Romagna; Goffredo, o Gozzo, a cui toccarono i beni della Val Sesia, che da Varallo e Rocca giungevano ai ghiacciai del Monte Rosa. Dei figli di quest'ultimo, Pietro diede origine alla linea dei Biandrate di S. Giorgio nel Canavese, castello avuto, pare, dai Monferrato; Goffredo ebbe la Val Sesia, e, per il matrimonio con Aldisia, figlia di Pietro da Castello, la Val Anzasca e beni nel Vallese, a Viège, Brigue, Naters sino alle sorgenti del Rodano e rapporti feudali col vescovo di Sion. Questo ramo durò per tutto il 1300. Il ramo di S. Giorgio, padrone del castello e di sei comuni vicini, eretti in contea da Carlo V nel 1523, si divise in due rami: dei marchesi di S. Giorgio Biandrate Ceva di Foglizzo e dei conti di S. Giorgio Biandrate Foglizzo e Lusiglie, che diedero fedeli soldati ai Savoia, a cui S. Giorgio passò nel 1631 col trattato di Cherasco. Dei S. Giorgio un Benvenuto scrisse un De Origine Gentilium suorum, stampato a Torino nel 1513.
Bibl.: Fr. Gingins-La Sarraz, Documents pour servir à l'Histoire des Comtes de Biandrate ecc., in Mem. Accademia Scienze di Torino, s. 2ª, X, ii (1849), pp. 123-187; V. De Vit, Memorie storiche di Borgomanero, 2ª ed., Prato 1880 (diplomi imperiali in appendice); Dionisotti, Famiglie celebri medievali dell'Italia superiore, Torino 1887; E. Bianchetti, L'Ossola inferiore, I, p. 140; Rusconi, I conti di Pombia e Biandrate, Milano 1885; Manno, Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia, III, p. 122; Guasco, Dizion. feudale degli antichi stati sardi, I, 226.