contare [contrò, I singol. futuro; conte, II singol. pres. indic.]
L'utilizzazione dantesca di questo verbo può essere divisa in due gruppi di significati: il primo ne comprende l'uso nel senso di " valutare ", " attribuire valore ", " stimare ", semanticamente vicino all'etimo latino computare: Rime CIV 84 lieve mi conterei ciò che m'è grave; Pg XX 78 [Carlo di Valois] non terra, ma peccato e onta / guadagnerà, per sé tanto più grave, / quanto più lieve simil danno conta; XIII 22, Rime XCI 58, Cv I II 1, II XIV 14 Lo Cielo cristallino, che per Primo Mobile dinanzi è contato.
La seconda, più ricca di esempi e di sfumature semantiche, comprende l'uso di c. nel senso di " dire ", " parlare ", in If XIV 120 e qual sia quello stagno / tu lo vedrai, però qui non si conta, e XXVII 55; quindi " parlare in segreto ", " confessare ", in Cv I II 5 a l'amico dee l'uomo lo suo difetto contare strettamente, " in privato " (Busnelli-Vandelli); più spesso nel senso di " raccontare ", " narrare ": If XXIII 140 Lo duca... disse: " Mal contava la bisogna / colui che i peccator di qua uncina "; XXVIII 114, XXXII 112; e ancora in Rime LXXVII 12, LXXXIII 60, Rime dubbie I 4 (anche in Rime CXVI 47; Cv IV XXIX 1, secondo la lezione del Moore, rifiutata nell'edizione del '21 e nella Simonelli); Fiore XXI 3 e 9, XLIX 1, LIII 2, CXIX 2, CXXVI 2, CXXVIII 9, CXXXV 3; e quindi, nel senso di " esporre ", " manifestare ", in Vn XII 14 37 E dì a colui ch'è d'ogni pietà chiave, / avante che sdonnei, / che le saprà contar mia ragion bona; e anche in Cv I II 17 Intendo anche mostrare la vera sentenza di quelle [canzoni], che per alcuno vedere non si può s'io non la conto, e IX 1, dove vale più esattamente " dimostrare ". V. infine le varianti conterà in luogo di dicerò, in If XVIII 6, e contasti in luogo di cantasti, in Pg XXII 55 (cfr. Petrocchi, ad l.).