Consulte
. Per comprendere il significato genuino del termine C. e del suo contenuto bisogna riportarsi alla prassi politica del tempo di D., nel quale quelle riunioni furono d'uso quotidiano e di cui ci rimane memoria in importantissime serie documentarie dell'Archivio di Stato di Firenze.
Dal 1282 in poi i priori, e prima di essi gli uffici similari, come per esempio i Quattordici, sono l'organo motore dello stato e si trovano al centro della costituzione comunale; tutta la macchina dello stato ruota intorno a loro. E nei priori, per esprimere un concetto vecchio in termini moderni, il potere d'iniziativa nel campo legislativo: i provvedimenti presi da loro o potevano aver vigore in forza dell'autorità stessa del priorato oppure erano di tale importanza, erano cioè gli ‛ ardui negotii ' dei documenti, da aver bisogno dell'approvazione dei ‛ consigli opportuni ', cioè delle assemblee specificamente previste dagli statuti; si aveva allora una vera e propria legge formale il cui inserimento, a opera dell'ufficio delle Riformagioni, nei quaderni pergamenacei delle Provvisioni, per alcuni aspetti aveva lo scopo della moderna pubblicazione.
Ma i priori, prima di portare al cimento nei consigli i provvedimenti che a tenore degli statuti dovevano essere approvati dai consigli medesimi, " studiavano l'argomento, lo discutevano tra loro, lo esaminavano in commissioni di sapienti convocati una o più volte " (Salvemini, Le C. della Repubblica fiorentina, p. 62). La ragione di tale procedura è evidente: in questi consigli ristretti sono riuniti, oltre ai priori, il fior fiore dei cittadini (boni homines, sapientes, savi) e i rappresentanti ufficiali delle arti (capitudini) e degli uffici; vi figurano cioè tutte le forze veramente efficienti e organizzate del comune, per cui quando una cosa stava veramente a cuore a questi consigli, anche se considerati organi prettamente consultivi, prima o dopo era approvata dai consigli opportuni fino a divenire una legge vera e propria.
Le C. sono quindi il vero crogiolo della vita politica fiorentina, nella quale è dato cogliere dal vivo i sentimenti che agitano i petti dei contemporanei di D., e chi vi leggerà tra le linee vi " troverà sempre dove una gran sapienza civile e il sincero amore della patria, dove anche, purtroppo, la passione di parte e i personali interessi, dove la ponderazione e temperanza e dove la concitazione dell'animo, l'ira a la ferocia; dove la sagacia e sottilità curialesca, dove anche l'arguzia e il motteggio, tutte le qualità che sempre fecero de' fiorentini uno de' popoli più singolari d'Italia " (Consulte I IX). Qui si fa la grande politica, ed è in questa palestra che nasce e si affina sempre più il pensiero politico fiorentino fino a sboccare nei grandi pensatori dei secoli successivi.
Il contenuto delle C. investe tutta la vita dello stato, in ogni suo aspetto, e ognuno può rendersene ben conto pensando a quanto si sono avvantaggiati gli studi storici fiorentini dalla pubblicazione dei primi quattro volumi editi dal Gherardi, coi quali è stato possibile addentrarsi nella vita fiorentina del tempo di Dante.
I consigli dei sapienti erano di due specie: i preparatori, cioè quelli relativi a discussioni tenute coi priori su argomenti destinati a trasformarsi in legge mediante la successiva approvazione dei consigli, e gli esecutivi, nei quali per incarico dei consigli si mandano a esecuzione i deliberati dei consigli medesimi: le grandi discussioni dei problemi generali (" arduis negotiis ") avvengono nel primo caso, ed è lì che gl'interventi dei consultori si allargano, gli animi si accalorano, e i consigli diventano arringhe vere e proprie. L'importanza storica di questi documenti è evidente, ed è certo nel vero il Salvemini quando dice che nessuna serie di documenti medievali può superare in interesse questi registri, dai quali vien fuori tutta la vita giornaliera del comune: e i progressi compiuti anche dagli studi danteschi in seguito all'edizione gherardiana confermano appieno l'affermazione dello storico.
Alle discussioni dei consigli ristretti dei sapienti partecipa anche un cancelliere dell'ufficio delle Riformagioni col compito di riprendere i discorsi riportandoli su appositi quaderni, dove promiscuamente venivano anche registrati i voti dei consigli opportuni del comune, mentre dal 1291 in poi le registrazioni sono fatte su quaderni separati.
Nasce così la serie archivistica comunemente nota col termine Libri Fabarum, i cui primi quattro registri contenenti, lo ripetiamo, non solo i voti dei consigli (e da qui la denominazione), ma anche le discussioni dei savi, sono stati dati alle stampe in magnifica edizione dal Gherardi e il cui titolo riflette l'importanza preponderante attribuita dall'editore alle discussioni in parola. Nel 1302 la cancelleria delle Riformagioni adotta il sistema dello sdoppiamento riportando in registri diversi i voti dei consigli e le discussioni dei savi: continua la serie archivistica dei Libri Fabarum, ora ridotta ai soli voti dei consigli e nasce come serie autonoma quella delle C., la cui parte più antica è andata disgraziatamente perduta nei tumulti nati in occasione della cacciata del duca d'Atene, per cui questa splendida fonte archivistica, certo una delle più importanti per la storia di Firenze, comincia solo col 1343 col titolo ormai consacrato dall'uso di " Consulte e Pratiche ".
Bibl. - D. Compagni e la sua cronica, a c. di I. Del Lungo, I I, Firenze 1879, 34, 37-38; Le C. della Repubblica fiorentina dall'anno MCCLXXX al MCCXCVIII, a c. di A. Gherardi, I, ibid. 1896, V-VI, XVIII-XXI; G. Salvemini, Le C. della Repubblica fiorentina del secolo XIII, in " Arch. Stor. Ital. " s. 5, XV (1899) 61-113; Archivio di Stato di Firenze: Inventario, a c. di A. Gherardi, Firenze 1903, 98-99; I Consigli della Repubblica fiorentina, I I, a c. di B. Barbadoro, Bologna 1921, XV-XVII; N. Ottokar, Il Comune di Firenze alla fine del Dugento, Firenze 1926,129; B. Barbadoro, Le fonti della più antica legislazione fiorentina, Bologna 1934, 54-56.