CONQUES
(lat. Concha)
Villaggio situato al centro dell'antico distretto del Rouergue, nella Francia meridionale (dip. Aveyron), C. si è sviluppata in una piccola depressione di origine glaciale, vicino alla confluenza di due vallate scavate in un tavolato di scisti e di graniti.Verso la fine del sec. 8° venne fondata in questo luogo un'abbazia, alla quale Ludovico il Pio nell'819 e Pipino II, re di Aquitania, nell'838 accordarono la loro protezione. Solo verso l'866 C. acquistò celebrità, quando Ariviscus, monaco dell'abbazia, trafugò ad Agen le reliquie di s. Fede, martire dodicenne sotto Diocleziano (303). Le reliquie divennero subito meta di un pellegrinaggio che, sul finire del secolo, a seguito di alcuni miracoli, conobbe uno sviluppo straordinario. Pellegrini illustri accorsero allora a C. per venerare la statua-reliquiario della santa; le donazioni affluirono copiose e la comunità poté contare su possedimenti anche in Spagna, Italia, Germania e Inghilterra.Nel corso dei secoli seguenti l'abbazia, indebolita dalla concorrenza di altri ordini religiosi e dalla guerra dei Cento anni (1339-1453), perse progressivamente importanza; secolarizzata nel sec. 15°, quindi devastata dai protestanti, venne infine soppressa dalla Rivoluzione nel 1790.Sin dall'inizio, nei pressi dell'insediamento monastico si era sviluppato un abitato in cui si congiungevano due grandi strade, la c.d. via Podensis, che conduceva da Le Puy a Compostela, e una delle sue diramazioni. Il borgo di C. dovette conoscere durante tutto il Medioevo una grande prosperità, testimoniata ancora dalle numerose vestigia: tre porte appartenenti alle mura della fine del sec. 11° o del 12° e quattro fontane romaniche; inoltre, tra le costruzioni più tarde, un ospizio per i pellegrini, la cappella di Saint-Roch, il castello dell'Humière e il ponte Roumiou ('romeo').L'abbaziale di Sainte-Foy, costruita sul luogo di una chiesa del sec. 9° dedicata al Salvatore, venne iniziata sotto il governo di Odolrico (m. nel 1065) e la sua costruzione si protrasse fino al 1140. Malgrado alcuni rifacimenti o ampliamenti, la chiesa si presenta ancora molto vicina all'aspetto originario.L'impianto - analogo a quello di Saint-Sernin a Tolosa, di Santiago de Compostela, di Saint-Martial a Limoges e dell'antico Saint-Martin a Tours - risponde alle esigenze, apparentemente contraddittorie, di un luogo di pellegrinaggio servito da una comunità regolare: accogliere la liturgia monastica e permettere ai pellegrini la venerazione delle reliquie. Un ambulacro gira intorno al coro, mentre le navatelle del transetto e del corpo longitudinale sono sormontate da ampie tribune per consentire una circolazione continua su due livelli. Inoltre tre cappelle si aprono sul deambulatorio e due sulla navatella orientale di ciascun braccio del transetto.L'edificio, poco decorato all'esterno, annovera al suo interno oltre duecentocinquanta capitelli, di tipologie ben distinte. Nella zona del capocroce e del transetto, innalzati alla metà del sec. 11° al tempo di Odolrico, i capitelli, al pari dell'apparecchio murario, sono in arenaria rossastra e la loro decorazione, stilisticamente assai legata ai modi del Massiccio Centrale e della regione circostante, è costituita da intrecci e palmette, talvolta combinati con foglie di acanto. L'impiego successivo di un diverso materiale, un calcare giallo, si accompagnò al manifestarsi di nuove tendenze, in particolare di carattere antichizzante, che si erano affermate nella Francia sudoccidentale dopo il 1070. I capitelli sono lavorati a foglie lisce o di acanto tranne alcuni, poco numerosi ma collocati in posizioni significative, che presentano temi figurati e istoriati.A questo primo periodo, nel quale il cantiere di C. aveva accolto un gruppo di artisti di differente provenienza e formazione, fece seguito sul finire del sec. 11° una fase caratterizzata dalla presenza costante di una medesima bottega, dominata dalla personalità del Maestro dell'abate Bégon. Questo scultore era certamente originario del luogo, ma il suo repertorio appare arricchito dalle novità dei grandi centri vicini, come Tolosa. Il suo caratteristico stile si trova non solo nel chiostro, eseguito intorno al 1097-1107 durante il governo di Bégon III (1087-1107), ma anche nella sala capitolare, nel refettorio e nel matroneo dell'abbaziale, risalenti agli anni 1120-1125.Nel timpano del portale occidentale - realizzato secondo alcuni prima del 1125, secondo altri verso il 1140 - sono raffigurati non meno di centoventiquattro personaggi raggruppati, in numerosi e differenti episodi, intorno a Cristo, rappresentato nell'atto di pronunciare il Giudizio finale. L'ampiezza della composizione, la ricchezza iconografica, il realismo, a volte didattico, altre volte più aneddotico o più violento, il rigore della simmetria, che non esclude una varietà figurativa, ne fanno una delle opere più significative della scultura romanica.Gli ambienti monastici, frazionati in diverse proprietà nel 1792, vennero in seguito demoliti o destinati ad altro uso; il chiostro e gli edifici abbaziali sono stati parzialmente restaurati e ristrutturati a partire dal 1960.La fama di C. resta comunque legata al Trésor de l'Abbaye, del quale possono essere ricordati alcuni tra i pezzi più prestigiosi. La Maestà di s. Fede (sec. 9°-10°) è una statua lignea rivestita d'oro che rappresenta la martire seduta su un trono: la testa, un pezzo antico di reimpiego, porta una corona regale; le vesti, al pari della corona e del trono, sono costellate di antiche gemme intagliate, di placche d'oro e di cabochons. Il reliquiario di Pipino d'Aquitania è costituito da un cofanetto d'oro del sec. 11°, a forma di casetta, che reca sulla parte frontale una Crocifissione a sbalzo e sul retro un motivo ad arcate con due colombe. L'altare portatile di Bégon (1106) presenta superiormente una lastra di porfido rosso e sui lati fasce d'argento decorate a niello con i busti di Cristo, della Vergine, di s. Fede e di numerosi santi. Vanno inoltre menzionati sia la c.d. A di Carlo Magno, un reliquiario commissionato da Bégon forse per contenere un frammento della Vera Croce, sia un reliquiarioostensorio detto lanterna di Bégon, ornato di busti e figure entro medaglioni, destinato a conservare le reliquie del diacono martire Vincenzo di Agen.
Bibl.:
Fonti. - Translatio metrica S. Fidis Virg. et Mart., in AASS, Octobris, III, Antwerpen-Bruxelles 1770, pp. 289-299; G.A. Desjardins, Cartulaire de l'abbaye de Conques en Rouergue, Paris 1879; A. Bouillet, Liber miraculorum sancte Fidis, Paris 1897; P. Alfaric, E. Hoepffner, La chanson de sainte Foy, Paris 1926.
Letteratura critica. - M. Aubert, Conques-en-Rouergue, CAF 100, 1937, pp. 459-523; C. Bernoulli, Die Skulpturen der Abtei Conques-en-Rouergue (Basler Studien für Kunstgeschichte, 13), Basel 1956; J. Bousquet, La sculpture à Conques aux XIe et XIIe siècles, Lille 1973; J.C. Bonne, L'art roman de face et de profil. Le tympan de Conques, Paris 1985; M.M. Gauthier, G. François, Emaux méridionaux. Catalogue international de l'oeuvre de Limoges, I, L'époque romane (Catalogue des émaux méridionaux, 1), Paris 1987, pp. 47-48, nrr. 11-12; pp. 53-54, nr. 22; pp. 58-61, nrr. 36-37a-b; pp. 61-62, nrr. 36-47; M. Durliat, La sculpture romane de la route de Saint-Jacques. De Conques à Compostelle, Mont-de-Marsan 1990, pp. 44-79, 417-444; J.C. Fau, Rouergue roman, Saint-Léger-Vauban 1990, pp. 81-247, figg. 8-66.J. Cabanot